L’auto elettrica diventerà una protagonista trasversale della nostra vita che non soddisferà solo i bisogni di mobilità, ma anche quelli energetici delle case a basso consumo
Nel 2007, anno di presentazione da parte i Steve Jobs del primo iPhone, avreste mai detto che con il vostro SmartPhone vi sareste collegati ai social, avreste potuto pilotare un drone e vedere la televisione in differita? Con ogni probabilità no. Si tratta, però, di una dinamica con cui dovremo fare l’abitudine visto che la connettività, l’innovazione e la tecnologia stanno trasformando in modo radicale sia l’utilizzo, sia la concezione stessa degli oggetti. Anche e soprattutto quelli d’utilizzo quotidiano. Tra i quali ci sono sia la casa, sia l’automobile. La casa sta diventando un concentrato di tecnologie multiuso, grazie all’evoluzione iniziata circa dieci anni fa, con l’introduzione delle energie rinnovabili, i pannelli fotovoltaici, e l’efficientamento energetico, mentre l’auto si avvia verso quella che sembra essere la sua prima rivoluzione dai tempi di Henry Ford e del Modello T: il cambio radicale di motorizzazione e di carburante.
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Cambierà presto il cuore delle nostre autovetture: saranno batterie elettriche. E ciò muterà anche le nostre abitudini. Tornati a casa, infatti, sarà normale allacciare la nostra auto a un cavo per farle il pieno di elettroni durate la notte, a prezzi molto più bassi di quelli a cui siamo abituati con la benzina o il gasolio, oppure addirittura gratis perché durante il giorno il nostro sistema fotovoltaico avrà prodotto, e accumulato nelle batterie casalinghe, l’energia necessaria per muoverci l’indomani. Il tutto mettendoci al riparo dagli aumenti del petrolio magari dovuti a una crisi geopolitica lontana, o dagli artigli rapaci del fisco che aumenta spesso, nonostante le promesse elettorali, le odiate accise sui carburanti. Ed è uno scenario che è già realtà, visto che anche alcuni tassisti italiani hanno già scelto l’elettrico – 70 a Firenze – con buoni risultati sia sul fronte dei risparmi, sia al punto di vista della salute dei nostri polmoni.
Batterie multiuso. Elettroni di casa
Ma torniamo alla casa. Abbiamo descritto prima quello che sarà l”uso più semplice dell’accoppiata casa/autovettura con la prima che carica la seconda, ma cosa succederebbe se si facesse il contrario? Ossia se fosse l’autovettura a fornire energia all’abitazione. Hanno provato a verificare questo modello – in gergo chiamato Vehicle to Home, (V2H) – al Green Energy Park La Fenice di Padova, dove con un Progetto Por Fesr/Regione Veneto denominato “Vehicle to home (V2H) – l’auto elettrica come vettore di energia nella smart grid urbana” la casa alimentata dall’autovettura l’hanno realizzata sul serio, non limitandosi alla sperimentazione teorica dei flussi d’energia con un computer.
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La piccola casa, realizzata in canapa e calce naturale per essere efficiente sotto il punto di vista energetico e sostenibile al massimo sotto al profilo ambientale, è stata dotata di un impianto fotovoltaico da 1,6 kWp, di una serie di carichi elettrici interni come un forno, luci elettriche e una televisione, ma soprattutto di una centralina d’allaccio all’auto elettrica bidirezionale, ossia che può far passare l’elettricità in entrambe le direzioni. «In questa maniera è l’autovettura che fa da sistema d’accumulo per l’abitazione. – ci dice Luca Secco, di Driwe, una delle aziende che ha curato il progetto – Bisogna iniziare a pensare all’auto elettrica come a una batteria con le ruote». Ossia a un oggetto che può “trasportare” energia tra punti non connessi tra loro, oppure “saltando” la rete. Nella nuova casa a Padova il risparmio sulla dotazione è evidente visto che il pacco batterie interno all’abitazione non esiste, ragione per la quale si risparmiano tra i 7.000 e i 10.000 euro di accumulatori fissi.
Ma quale auto elettrica usare? I progettisti all’insegna della massima sostenibilità non hanno usato un’auto elettrica commerciale per la sperimentazione, ma hanno voluto andare oltre. Hanno trasformato, infatti, una normale autovettura endotermica, in elettrica. Facendo ciò che in gergo si chiama retrofit elettrico. Ossia levare motore a scoppio e serbatoio del carburante, trapiantando nel corpo della “paziente” un nuovo motore elettrico e delle batterie al litio. L’operazione è avvenuta presso l’autofficina Sanguin di Padova che da alcuni anni si è specializzata nel retrofit elettrico di auto tradizionali, convertendo una 500 d’epoca, una De Lorean – quella del film “Ritorno al futuro”, una Ford T d’epoca – chissà che direbbe Henry Ford che era un pioniere della sostenibilità, visto che nel 1941 progettò un’auto, la Hemp Body Car, con la carrozzeria in fibra di canapa e alimentata con biocarburanti – e auto moderne come Toyota e le Fiat Panda, come quella “accoppiata” alla nostra casa.
La spesa per il retrofit della vettura è ancora alta. «Siamo a una cifra tra i 10 e 12.000 euro, con il grosso della spesa che se ne va per il pacco batterie che da solo costa tra i 5 e 7.000 euro», prosegue Luca Secco. Ma parliamo di un esemplare unico e già comprando uno stock di batterie, in quantità più elevate, il prezzo potrebbe calare.
Guadagnare usando
E poi ci sono le prospettive di guadagno dall’attività congiunta della casa e dell’autoveicolo che sono, a oggi, ancora poco note. La prima è legata alla produzione energetica, cosa che oltre 500mila famiglie italiane conoscono grazie ai sistemi fotovoltaici che hanno su tetti. Oggi, anche se non ci sono più gli incentivi di qualche anno fa, installare un sistema fotovoltaico sul tetto è conveniente, anche per il fatto che negli ultimi dieci anni il prezzo dei pannelli è sceso del 75%.
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Ogni kWh di elettricità prodotta con il nostro fotovoltaico ci fa risparmiare circa 20 centesimi di euro, oppure guadagnare 9 centesimi se la cediamo alla rete. E in questi 11 centesimi di differenza c’è un mondo di opportunità. Tra qualche tempo, infatti, sarà possibile, grazie a una direttiva europea che è in dirittura d’arrivo, vendere ed acquistare elettricità tra i privati – cosa che oggi è possibile in tutta Europa eccetto che in Italia e Spagna – avviando così un mercato inedito. Con il nostro sistema fotovoltaico sul tetto, infatti, potremo soddisfare i consumi domestici, caricare la nostra auto e l’elettricità avanzata venderla al nostro vicino di casa che non ha i pannelli, magari a 15 centesimi a kWh. Lui risparmia 5 centesimi e noi ne guadagniamo 6 in più rispetto alla cessione alla rete.
L’autovettura carica, in sosta e allacciata alla rete, oltre a ciò, può offrire una parte della propria energia alla rete con i cosiddetti “servizi di rete” che altro non sono che la fornitura d’elettricità nei momenti di maggiore richiesta e per il bilanciamento della rete elettrica. E si tratta di servizi remunerativi e non poco. Un’esperienza pilota che si sta svolgendo in Danimarca ha calcolato che un’auto elettrica in un anno può produrre un valore di 1.500 euro con i servizi di rete. In pratica si viene pagati per tenere l’autovettura ferma allacciata alla colonnina. E non è un sacrificio visto che le auto italiane oggi rimangono in ferme per 23 ore e percorrono in media 32 chilometri al giorno. Ma c’è di più.
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L’elettricità immessa sulle nostre batterie con le ruote, potrebbe arrivare dalla nostra azienda, quando l’auto è parcheggiata nei pressi del posto di lavoro, sotto forma di welfare aziendale, oppure da un centro commerciale, come promozione, mentre stiamo facendo la spesa, per poi essere utilizzata, la sera, una volta arrivati a casa. Oppure potremmo decidere di essere noi a cedere l’elettricità a una stazione di servizio mentre prendiamo un caffè, magari pagandolo in “elettroni” perché ormai siamo vicini a casa e abbiamo “energia da vendere”. Insomma svincolando l’elettricità dalla schiavitù del cavo si aprono tutta una serie di opportunità inedite. Come successe con gli smartphone dieci anni fa.
Semplificare la complessità
Già ma lo scenario che si prospetta forse è troppo complicato. Voi vedete una famiglia alle prese con cucina e bambini fare le previsioni della percorrenza dell’auto elettrica per il giorno dopo, dopo otto ore di lavoro e altrettante di attività domestica? No. Se così fosse sarebbe una cosa destinata a pochi eletti. Anche perché la maggior parte di noi oggi è abituata a manovrare un interruttore per avere elettricità, una manopola per il gas e rifornirsi una pompa di benzina per muoversi. Senza pensarci troppo.
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Ecco perché i realizzatori del progetto hanno pensato di corredare la casa, l’autovettura e tutto il sistema, con una App (V2HApp) che consente di monitorare i flussi d’energia, in entrata e in uscita, la produzione e i consumi, come se fosse una sorta di telecomando energetico. E la cosa non è semplice come si potrebbe immaginare visto che si sono dovuti mettere assieme in un’unica applicazione una serie di conoscenze diverse. Quali quelle di Driwe per la gestione, Officina Sanguin per il retrofit; Novamind per la App; il Dipartimento ICEA dell’Università di Padova e Fondazione Fenice per la ricerca, DataVeneta computers per il monitoraggio dei dati Effedue, per l’isolamento termico e tecniche costruttive di bioedilizia della casa. Un elenco che da l’idea della complessità legata al problema, solo apparentemente semplice, di allacciare l’automobile alla spina di casa. Passando così dall’auto a motore endotermico – soprannominata spesso “stufa con le ruote” visto che il 70% dell’energia viene dispersa in calore – alla molto più efficiente “batteria con le ruote” che ci consente non solo risparmi, ma anche guadagni. Al contrario della “stufa con le ruote” che è da sempre, solo un costo.