Tre farmacisti agricoltori hanno trovato una formula green capace di rivoluzionare il settore del restauro sfruttando erbe aromatiche siciliane salvate dal macero o dall’estinzione. Gli startupper: “Puntiamo sull’innovazione sostenibile facendo rete”
Mercoledì 30 novembre saremo in diretta dall’Enel Innovation Hub&Lab di Catania per parlare di sostenibilità. Il nostro viaggio alla scoperta delle eccellenze innovative green siciliane è però già iniziato e non poteva non partire proprio dalle startup di questa antica città portuale sulla costa orientale della Sicilia, situata ai piedi dell’Etna.
Leggi anche: #SIOS Sicily Edition, venite a trovarci nell’isola dell’energia verde
E per darvi un assaggio di ciò che vedrete in streaming o in presenza (biglietti permettendo, visto che le prenotazioni stanno andando a ruba) abbiamo deciso di raccontarvi la caparbietà innovativa unita a passione e un pizzico di fortuna di tre giovani farmacisti agricoltori catanesi dall’animo green che stanno rivoluzionando il mondo del restauro. Con Biotersus, il bio detergente ecologico ricavato da un mix di erbe aromatiche siciliane, prodotto di punta della loro startup Exentiae, riportano agli antichi splendori monumenti in tutto il mondo in modo sostenibile. Contemporaneamente tutelano la biodiversità dando valore aggiunto a colture autoctone a rischio estinzione (timo selvatico, salvia, origano, rosmarino).
“Mentre coltivavamo il timo, un agricoltore ci ha raccontato che nell’Ottocento i cacciatori utilizzavano il fiore della pianta per conservare la selvaggina. Così si è acceso l’interruttore per creare Biotersus”
L’innovazione in grado di azzerare lo smaltimento di sostanze nocive preservando aria, siti archeologi, terreni, salute degli operatori del restauro e innescare una virtuosa e redditizia rete di collaborazione con aziende agricole dell’isola, è venuta a Fabrizio Medulla, Gianluca Caramazza e Andrea Bonina. E come spesso accade in campo scientifico e non solo, la serendipità (o se preferite fortuna unita a capacità di osservazione, conoscenza e ingegno) ha avuto un ruolo determinante per il successo della startup.
L’ingrediente principe: un pizzico di serendipità
Dopo un periodo di lavoro in un deposito farmaceutico e in farmacia, risparmiati i soldi per creare l’azienda con un terreno di circa 2 ettari, i tre startupper hanno appeso il camice bianco nell’armadio e iniziato a coltivare erbe aromatiche in provincia di Ragusa. Obiettivo che si erano dati fin dai tempi dell’università: produrre a impatto zero eccellenti oli essenziali sfruttando le qualità organolettiche uniche di timo, origano, salvia, rosmarino e agrumi che solo il clima e il suolo siciliano riescono a conferire a queste piante. Non avevano, però, calcolato l’elemento serendipità, che nei secoli ha innescato le più innovative scoperte in campo scientifico (es. penicillina) e non solo (scoperta dell’America).
“Mancava un prodotto ecologico e sicuro per operatori, ambiente e terreni, capace di eliminare i depositi dell’inquinamento, i batteri e i funghi che proliferano sui monumenti accelerandone l’usura e il degrado”
“L’interruttore che ha portato alla creazione di Biotersus – racconta a StatupItalia Fabrizio Medulla, responsabile Ricerca e Sviluppo di Exentiae – lo ha acceso un contadino mentre coltivavamo il timo. Ci ha raccontato che nell’Ottocento i cacciatori utilizzavano i fiori della pianta selvatica per evitare che le carni della selvaggina fossero attaccate da batteri e andassero a male. Allora abbiamo iniziato a studiare meglio le proprietà antibatteriche del timo selvatico e delle altre erbe aromatiche dalle quali ricavavamo oli essenziali”.
E come i 3 protagonisti della fiaba persiana I tre principi di Serendippo (tradotta da Cristoforo Armeno e che ha ispirato lo scrittore inglese Horance Walpole nel coniare nel 1754 il termine serendipità), aiutati in più occasioni a superare le difficoltà da una serie di indizi, fortunate circostanze e provvidenziali incontri, anche l’impegno e la tenacia dei tre farmacisti agricoltori sono stati premiati dalla serendipità.
Le erbe aromatiche a sostegno dell’ecorestauro
Alla passione per l’agricoltura e la scienza, i tre startupper hanno unito quella per l’arte. “Confrontandoci con restauratori nazionali e internazionali – prosegue Fabrizio Medulla – grazie alla loro esperienza nel settore, abbiamo scoperto che mancava un prodotto ecologico e sicuro per operatori, ambiente e terreni, capace di eliminare i depositi dell’inquinamento atmosferico, i batteri e i funghi che proliferano su monumenti e strutture architettoniche di interesse archeologico e non, accelerandone l’usura e il degrado”.
“Ci sono voluti 3 anni ma oggi, con Biotersus, è possibile riportare ai vecchi splendori monumenti ed edifici senza inquinare e in totale sicurezza per gli operatori”
In effetti, per eliminare quelle macchie nere o verdi che a tutti è capitato di vedere su gradini, muri, scale e pavimenti di monumenti e siti archeologici, vengono usati per lo più prodotti chimici altamente tossici e dannosi sia per gli operatori, costretti ad adottare rigidi protocolli di sicurezza, sia per i terreni sia per l’atmosfera. Questi agenti chimici, infatti, applicati sui monumenti, durante la reazione chimica, rilasciano in aria sostanze inquinanti. Nella fase del risciacquo, poi, parte dei reagenti va a finire nei terreni dei siti archeologici, compromettendone la salubrità. In più, diverse risorse vengono impiegate per lo smaltimento dei rifiuti pericolosi derivati dalla pulizia e dal restauro di strutture lapidee.
“Ci sono voluti 3 anni (2015 – 2018) – afferma Gianluca Caramazza, Sales Manager e Amministratore di Exentiae – di esperimenti e studi condotti grazie all’aiuto e alla partnership con un importante centro di ricerca internazionale che ci ha permesso di usare gratuitamente i laboratori e le più evolute tecnologie in campo della distillazione, per mettere a punto il protocollo di produzione di Biotersus. Oggi è possibile riportare ai vecchi splendori monumenti ed edifici senza inquinare e in totale sicurezza per gli operatori”.
Il biorestauro: un settore in crescita
E dal 2018 ad oggi di strada ne hanno fatta i 3 farmacisti agricoltori. Dall’Italia fino all’America, passando per Portogallo, Inghilterra e Iran, l’eco detergente biologico made in Sicilia sta rivoluzionando il mondo del restauro. Exentiae può vantare collaborazioni con sovrintendenze in ogni parte del globo. Le tombe del pilastro ad Egnazia in Puglia, i Calchi della colonna Traiana in cemento di S. Maria di Galeria, il sito archeologico Cornus Columbaris in Sardegna, Il giardino del beato angelico di Milano, la Famiglia rurale a Latina e il sito archeologico di Persepoli in Iran, sono solo alcuni dei siti riportati agli antichi fasti da Biotersus.
“Grazie alla misura 16.1 del Psr abbiamo potuto affinare il processo innovativo acquistando macchinari e aumentando la capacità produttiva in campagna”
Un settore, quello della ricerca nel campo dell’ecorestauro, che ha avuto una forte accelerata negli ultimi anni. Ingenti, per esempio, gli investimenti di Enea che hanno portato un team di restauratrici a selezionare 3 ceppi batterici utilizzati per il restauro dei capolavori di Michelangelo nella Sagrestia Nuova delle Cappelle Medicee, a Firenze. Successo celebrato lo scorso anno anche dal New York Times. Ma parliamo di tecniche e prodotti diversi: batteri pulitori da un lato e principi attivi estratti naturalmente dall’altro. Nessun’altra startup, ad oggi, è riuscita a creare un mix efficace come quello di Biotersus.
La rete dell’innovazione sostenibile
Dai 3 ettari e pochi quintali di prodotto degli inizi, in questi anni i tre farmacisti agricoltori sono passati a lavorare circa 3 tonnellate di piante aromatiche (sia per produrre Biotersus che oli essenziali e acque aromatiche) creando una rete con le aziende agricole della zona capace di tutelare la biodiversità e dare valore aggiunto a coltivazioni che rischiavano l’estinzione e a prodotti destinati al macero perché scartati dalla GDO (grande distribuzione organizzata). Ora sono decine gli ettari in cui vengono coltivate erbe aromatiche dalle aziende agricole della rete di Exentiae, ma l’obiettivo è quello di crescere ancora.
“Grazie alla misura 16.1 del Psr (piano di sviluppo regionale in agricoltura), abbiamo potuto affinare il processo innovativo acquistando macchinari e aumentando la capacità produttiva in campagna – afferma Andrea Bonina, General Manager di Exentiae – Ad oggi la produzione di Biotersus è completamente green perché per la distillazione sfrutta unicamente l’acqua di ricircolo delle lavorazioni. Inoltre i laboratori sono alimentati dall’energia dei pannelli solari istallati sul tetto del capannone”.
Non solo eco detergente
I protocolli di produzione e la concentrazione del mix finale, ovviamente sono top secret. “Il processo di estrazione sia per ricavare gli oli essenziali che per ottenere Biotersus – dice Fabrizio Medulla – avviene in corrente di vapore utilizzando distillatori tipo clevert con protocollo ad hoc da noi studiato. Questo ci permette di lavorare anche le foglie meno belle esteticamente, leggermente più scure o più chiare, scartate dalla GDO e fino a pochi anni fa destinate al macero. Da problema, sono diventate risorsa per gli agricoltori della nostra rete”.
Tracciabili, bio e legati al territorio, i prodotti di Exentiae stanno diventando ambasciatori dell’innovazione tecnologica siciliana basata sulla capacità di fare rete e sull’economia circolare. Un processo innovativo virtuoso, quello portato avanti da Exentiae, che è valso ai tre imprenditori agricoli il Premio Oscar Green Coldiretti, diversi apprezzamenti, l’espansione della produzione in tre siti tra la provincia di Catania e Siracusa, grazie anche all’investimento fatto dalla holding Active sulla startup.
“Il processo di estrazione sia per ricavare gli oli essenziali che per ottenere Biotersus avviene in corrente di vapore attraverso l’utilizzo di distillatori clevert”
“Con i pannelli solari – afferma Gianluca Caramazza – riusciamo a soddisfare il 70% del fabbisogno elettrico dei 3 impianti ma a breve contiamo di raggiungere il 100%, istallandone di nuovi. Inoltre, abbiamo azzerato il consumo di acqua esterna stringendo sinergie e accordi con altre aziende del territorio. Il nostro laboratorio di Catania, ad esempio, sfrutta il vapore prodotto e altrimenti inutilizzato di una delle imprese del gruppo Active, holding siciliana che ha creduto nel nostro progetto e deciso di investire nella nostra startup”.
I motivi del successo
Un processo virtuoso quello attivato da Exensiae capace di coniugare innovazione, tradizione, biodiversità e reddito. Un percorso green, sostenibile e circolare che parte dal territorio e mette la tecnologia a servizio dell’ambiente, trovando il modo di trarre vantaggio da ciò che, fino ad oggi, è presente in natura ma resta inutilizzato (dalle piante aromatiche fino all’idrogeno verde). Il lavoro portato avanti dai tre farmacisti agricoltori è solo un esempio. Durante il Sios2022 del 30 novembre a Catania, saranno diverse le occasioni e le opportunità di confronto tra investitori e startupper che hanno a cuore il futuro del Pianeta.
“La produzione di Biotersus è completamente green perché per la distillazione sfrutta l’acqua di riciclo delle lavorazioni e i laboratori sono alimentati dall’energia dei pannelli solari”
Al netto degli allarmi lanciati dal WWF (che nel rapporto Living Planet ha fotografato un calo medio del 69% dell’abbondanza delle popolazioni causato dai cambiamenti climatici tra il 1970 e il 2018) e da Moody’s (che ha stimato in 1900 miliardi di dollari la perdita per l’economia globale causata da una minore biodiversità), degli accordi presi pochi giorni fa in chiusura della Cop27 per limitare i devastanti effetti dell’inquinamento e in preparazione della Cop15 di Montréal (focalizzata proprio sulla tutela degli ecosistemi), gli esempi di startup come Exentiae ci fanno capire che gli obiettivi di riduzione dell’inquinamento e di tutela della biodiversità promossi dai programmi europei Agenda 2030, Green New Deal e Farm to Fork non sono, forse, impossibili da raggiungere.
Fare rete, innovare, investire su ricerca e sviluppo e puntare sull’economia circolare trovando il modo di utilizzare in modo green ciò che abbiamo a disposizione basterà per salvare il Pianeta? Forse il Sios di Catania potrà darci degli elementi in più per riflettere, rispondere e agire. E poi c’è sempre la variante serendipità.