Sono già una realtà in Calabria. Permettono di coltivare agrumi con il 70% di acqua in meno e allo stesso tempo di produrre energia verde immessa nella rete nazionale. “Abbiamo creato un modello scalabile, replicato anche in Umbria e Sardegna”
Una laurea magistrale in economia, la passione per l’agricoltura, l’interesse per l’innovazione e l’amore per la propria terra, la Calabria. Sono queste le molle che hanno spinto Antonio Lancellotta, 35 anni, a impegnarsi nel trovare la soluzione per coltivare in modo sostenibile, green e redditizio. Nascono così le tecnologiche serre agrivoltaiche gestite da le Le Greenhouse, capaci di ospitare, ad oggi, 18000 piante di agrumi coltivate con il 70% di acqua in meno.
“La micro irrigazione ci permette da un lato di irrigare in modo capillare, dall’altro di risparmiare il 70% di acqua eliminando lo shock termico e l’effetto vaporizzazione”
E contemporaneamente in grado di immettere nella rete nazionale la quasi totalità dell’energia verde generata dagli impianti senza sottrarre un centimetro alla superficie agricola coltivabile. Un modello scalabile che, grazie al costante impegno in ricerca e sviluppo, ha oltrepassato i confini regionali ed è stato replicato già in Sardegna e Umbria. E non ha intenzione di fermarsi.
Come nasce l’idea
Sono il frutto di anni di studio e ricerca all’insegna dell’innovazione e della tutela dell’ambiente. Ma anche della correzione di errori per rendere più performanti i modelli. Oggi le serre fotovoltaiche de Le Greenhouse, il primo consorzio di aziende agrivoltaiche nato nel 2022 a Belvedere Marittimo (CS), sono reversibili, hi tech e dotate di un sistema ad inseguimento solare, in grado, cioè di garantire durante tutta la giornata la giusta esposizione dei moduli fotovoltaici.
“Dal 2010- racconta Antonio Lancellotta, amministratore di Le Greenhouse – abbiamo pensato di realizzare delle strutture che fossero capaci da un lato di migliorare la produzione di piante, come gli agrumi, che necessitano di ombra per crescere al meglio, dall’altro di aumentare il reddito e la produttività rispettando ambiente e territorio. L’obiettivo era quello di valorizzare le produzioni locali e cercare di fermare, nel nostro piccolo, l’emorragia di emigrazione che colpisce la Calabria, come tutte le regioni del Mezzogiorno”.
Come funzionano le serre agrivoltaiche
L’innovazione delle serre agrivoltaiche non si limita alla copertura esterna, in ogni caso reversibile, cioè smontabile in qualsiasi momento e capace di produrre energia green. Il sistema che permette di produrre con il 70% di acqua in meno, coinvolge tutto il ciclo produttivo.
Leggi anche: Il futuro dell’energia? Unisce agricoltura e fotovoltaico. Intervista alla ricercatrice italiana che guida la rivoluzione verde
“Utilizziamo la subirrigazione– spiega Antonio Lancellotta – Nel terreno sono presenti tubi a più livelli, posizionati in modo da seguire l’apparato radicale delle piante. La micro irrigazione ci permette da un lato di irrigare in modo capillare, dall’altro di risparmiare acqua eliminando lo shock termico e l’effetto vaporizzazione derivati dall’innaffiamento convenzionale”.
Ogni singola serra, dalla più piccola di circa 7500 metri quadrati fino alla più grande di un ettaro e mezzo, è dotata di sensori Par che trasmettono dati ad un software centrale. Le piante in vegetazione, poi, pensano al resto. Riescono, infatti, ad aumentare la produzione dei pannelli fotovoltaici mitigando la temperatura sotto ogni modulo.
“I sensori rilevano la quantità di fotoni necessari per attivare la fotosintesi. Riusciamo così a sapere quando, dove e quanto potare per ottenere la massima resa dalle piante”
Sensori e software gestiscono la serra
Ad analizzare i dati e tener sotto controllo lo stato vegetativo delle piante ci pensa un software gestionale centrale che raccoglie diversi dati tra cui temperatura, umidità e irraggiamento indicando in tempo reale eventuali criticità. “I sensori Par sono in grado di rilevare la quantità di fotoni, necessari per attivare la fotosintesi – continua Antonio Lancellotta – Analizzando i dati trasmessi al sistema, riusciamo a sapere quando, dove e quanto potare per ottenere la massima resa dalle piante”.
“Abbiamo realizzato delle serre agrivoltaiche capaci di migliorare la produzione di piante e allo stesso tempo produrre energia green”
Nascono così gli agrumi de Le Greenhouse che negli anni si sono distinti per il loro sapore e la loro bellezza. Il cedro Diamante, una delle varietà autoctone rilanciate grazie al sistema agrivoltaico, infatti, ogni anno viene selezionato con rigorose ritualità dalla comunità ebraica internazionale, che lo individua ancora acerbo raccogliendolo successivamente prima della completa invaiatura.
Le serre agrivoltaiche tutelano anche la biodiversità
Non solo produzione di energia verde immessa per la quasi totalità nella rete nazionale, capace, fino ad ora di sostenere i consumi di 16000 famiglie italiane e risparmiare acqua. Le serre agrivoltaiche sono anche attente all’ambiente. “Grazie alla fertirrigazione gestita dal software centrale – afferma Antonio Lancellotta – siamo in grado di dare ad ogni pianta la giusta quantità di biofertilizzante, eliminando il rilascio di sostanze inquinanti nell’atmosfera”.
Inoltre, le serre tutelano e rispettano la biodiversità. “Grazie ad una collaborazione con Melixa monitoriamo lo stato di salute delle api – aggiunge l’amministratore di Le Greenhouse – Dei sensori, ogni volta che utilizziamo nuovi principi attivi nei trattamenti, quantificano la popolazione di api presenti nelle serre. Se registriamo un calo, non usiamo più quei prodotti o ne razionalizziamo l’utilizzo assicurando il migliore ambiente per gli insetti pronubi”.
“Con la fertirrigazione diamo a ogni pianta la giusta quantità di biofertilizzante, eliminando il rilascio di sostanze inquinanti nell’aria”
Un modello scalabile e replicabile
Non solo agrumi. Nelle serre agrivoltaiche nascono anche ortaggi. “Il modello che abbiamo ideato è scalabile – conclude Antonio Lancellotta – siamo già riusciti a replicarlo in Umbria e Sardegna. In Umbria, nelle serre, non si coltivano agrumi ma ortaggi. I risultati sono molto soddisfacenti. Stiamo continuando ad investire in sviluppo e ricerca con l’obbiettivo che ci ha guidato fin dall’inizio: produrre in agrivoltaico senza sottrarre un metro di terra alla superficie agricola coltivabile”.
Un modello vincente, quello delle serre agrivoltaiche che ha permesso a Le Greenhouse di ricevere nel 2021 l’Oscar Green Coldiretti. E che ha portato, pochi giorni fa (il 13 settembre), Antonio Lancellotta a raccontare, insieme ad altri 29 imprenditori dal cuore verde, il suo impegno a sostegno dell’economia circolare e digitale nel Wwworkers Camp 2022, organizzato dalla community wwworkers.it presso la Camera dei Deputati. Un primo incontro che porterà, attraverso un hackaton virtuale, cento imprese dal cuore verde a stilare il primo manifesto sul Futuro Circolare con le 10 azioni imprescindibili per essere un’impresa che guarda al futuro, da realizzare e presentare entro dicembre.
“Dei sensori, ogni volta che utilizziamo nuovi principi attivi nei trattamenti, quantificano la popolazione di api presenti nelle serre. Se registriamo un calo, non li usiamo più”
Agrivoltaico: un settore da potenziare
Ma le serre agrivoltaiche di Le Greenhouse, che guardano al futuro e riescono a produrre cibo e energia verde contemporaneamente senza consumare suolo agricolo, non sono l’unico esempio di agrivoltaico. Un settore si in crescita in Italia, ma ancora sottoutilizzato. In Trentino, per esempio, si coltivano già mele in serre agrivoltaiche. E tolta la Calabria, e ora Umbria e Sardegna, il modello fa fatica ad affermarsi.
Complice una normativa farraginosa e, forse, anche il bando del PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza) che ha stanziato 1,5 miliardi di euro per le imprese agricole che vogliono raggiungere l’autonomia energetica producendo in green. Gli impianti fotovoltaici finanziabili, infatti, devono essere istallati su capannoni agricoli. Ovviamente in linea con gli obiettivi europei del Farm to Fork e del Green New Deal tesi, entro il 2030 a frenare il consumo di suolo e aumentare la produzione agricola bio, circolare e sostenibile.
“Il modello che abbiamo ideato è scalabile. Siamo già riusciti a replicarlo in Umbria e Sardegna”
Dato che, però, anche le serre agrivoltaiche sono in linea con gli obiettivi europei, perché non allargare, nei prossimi bandi, i finanziamenti alle imprese che decidono di dotarsi di questa nuova tecnologia green? Visti i tempi e il fabbisogno di energia del nostro Paese, non ne gioverebbe solo l’ambiente.