Digitale e sostenibilità cruciali per le aziende del futuro. Specie per le PMI, piccole ma centrali. «Hanno fatto grande l’Italia», ha ricordato Maggini, docente di Statistica, durante il Wwworkers Camp 2022 alla Camera dei Deputati. 30 realtà hanno raccontato la propria scommessa nella digitalizzazione
Le aziende di fast fashion producono troppo, il cibo spesso finisce nella spazzatura, le aziende, agricole -e non solo-, consumano energia in eccesso. Il futuro invece va nella direzione del digitale e della sostenibilità. E sono centinaia in Italia le piccole e medie imprese che l’hanno resa un obiettivo. A sostenerle c’è Wwworkers, la community di lavoratori del digitale che ha appena lanciato alla Camera il Camp 2022 per un ‘Futuro circolare’. Un evento realizzato in collaborazione con l’Integruppo parlamentare Innovazione per raccontare storie eccellenti sul tema della digitalizzazione. Quest’anno l’obiettivo sarà stilare un manifesto che contenga le dieci azioni imprescindibili per un’impresa circolare. Ci si arriverà con un hackathon di quattro appuntamenti online che si svolgerà fino a dicembre. Parteciperanno cento aziende “dal cuore verde” – spiega il comunicato – e trenta di queste hanno raccontato all’incontro la propria scommessa imprenditoriale basata su digitale e circolarità.
L’esercito dei lavoratori digitali
Rifò è una di queste, ed è basata a Prato. Produce abbigliamento rigenerato con cashmere e cotone riciclati nel distretto tessile della città e in più devolve parte del ricavato a associazioni socio-sanitarie e ambientali. «Grazie al digitale vendiamo solo capi preordinati», ha detto Eleonora Marini, alla guida dell’azienda. E il risultato è utilizzare solo le risorse necessarie, pur mettendo il cliente nelle condizioni di aspettare. Ma la velocità non sempre è un bene, come «non sempre le tecnologie corrispondono al vero progresso» ha spiegato nel suo intervento Filomena Maggini, docente di Statistica alla Sapienza e esperta nei temi della sostenibilità.
Non solo digitale e tecnologia
Velocizzare i processi «talvolta complica la vita invece di favorirla». Al contrario l’innovazione «deve pensare a una crescita equa e sostenibile e all’impatto che ha sul benessere dei cittadini». Benvengano dunque «le piccole imprese e la loro economia che ha fatto grande l’Italia» ha ricordato la docente. Il caso di Bioagrimar, con sede a Genzano di Lucania, è un esempio di connubio tra passato e presente. Azienda del 1994 a conduzione familiare di zootecnia, olivicoltura e cerealicoltura, è oggi interamente alimentata a energia solare. Le vendite online dei loro prodotti, ha fatto sapere Vincenzo Marattoli, «sono aumentate del 70% grazie a un investimento importante nella piattaforma e-commerce».
Storie da ogni parte d’Italia
E ancora, la storia di Regusto. L’azienda nasce con lo scopo di ridurre lo spreco alimentare basandosi sul digitale, in particolare sul modello del food sharing for charity. Si collegano così imprese e enti no profit per gestire stock di prodotti invenduti o in donazione.
E poi c’è Gnavolini raccolta sapore di Bastia Umbria, impresa oggi guidata da Gianmichele, figlio del fondatore. L’azienda produce olio di altissima qualità estratto dalle piante secolari delle campagne intorno a Assisi. L’uso delle materie prime si ottiene grazie a schemi di riciclo, mentre un nuovo impianto adotterà il 100% di energia solare e dalla combustione dei reflui.
“Il Pil non è benessere sociale”
Le storie eccellenti proseguono con Afroricci, azienda milanese di prodotti per capelli ricci creati con ingredienti eco e riciclabili. E poi 3Bee, startup agri-tech che protegge api e biodiversità applicando l’intelligenza artificiale. O Le Greenhouse, consorzio di aziende specializzate nella coltivazione di agrumi in serre fotovoltaiche, risparmiando il 70 per cento d’acqua.
Uno dei punti focali emersi dall’incontro è infatti che la sostenibilità va misurata, attraverso indicatori al di là del Pil «che non è un indicatore di benessere» ha sottolineato Maggini. Specie in un’epoca come la nostra in cui si dovrà fare i conti con la transizione ecologica, a cui è oggi dedicato un ministero. Ma si dovrà chiarire però, partendo dal presupposto che quando si transita «si va dal punto a al punto b, quale sia il punto da raggiungere» ha spiegato la docente.
“Legislatura cruciale per le aziende innovative”
Per le grandi imprese come Manpower, una delle aziende partner dei Wwworkers, significherà dotarsi di azioni chiare, ha spiegato Daniela Caputo, direttrice marketing. Per esempio «impegnarsi entro il 2030 a limitare i viaggi dei dipendenti, o puntare sulla formazione continua o sulle pari opportunità per garantire una sostenibilità che sia anche sociale».
La politica dovrà metterci del suo. «Oggi non è più come vent’anni fa» ha detto Luca Carabetta, membro dell’Intergruppo in quota M5S. «Prima si guardava solo alle problematiche giuridiche e di legislazione, mentre adesso esiste un forte interesse verso gli investimenti nel digitale». Non è un caso se «in questa legislatura è stato rifinanziato con due miliardi il fondo per l’innovazione», e quella che viene «potrà essere di svolta per il mercato dei capitali di rischio». Anche la normativa sulle startup, ha ribadito Antonio Palmieri, deputato di Forza Italia e membro dell’Intergruppo, «è da estendere nelle sue facilitazioni burocratiche e fiscali al resto delle aziende, in modo che lo Stato non sia percepito come nemico».