Bisogna andare oltre gli elementi economici e pensare al valore per la società. Le startup sono centrali per il futuro. Intervista all’esperto mondiale di business sostenibile e autore del best seller “Net-Positive”, speaker al World Business Forum
In questi anni difficili la crisi climatica è un trend che ci accompagnerà ancora a lungo. Da un punto di vista imprenditoriale l’argomento sta diventando sempre più centrale, con l’obbligo di produrre report di sostenibilità, avvalersi di figure professionali dedicate al tema e fare tutto ciò che è possibile per ridurre l’impatto sull’ambiente. Le domande che gli imprenditori oggi dovrebbero farsi sono: “La mia azienda cosa sta facendo per contrastare l’impatto negativo sull’ambiente? Come posso migliorare la mia realtà?”. Piccola o grande che sia. Domande a cui Andrew Winston, esperto di business sostenibile e co-autore di “Net Positive” con Paul Polman, risponde anche nel suo libro, nominato uno dei migliori dell’anno nel settore del business dal Financial Times e pubblicato in Italia da Hoepli. Un saggio che riflette sul peso che le aziende possono avere nella risoluzione dei problemi del mondo e delle questioni sociali mantenendo in attivo i propri bilanci. Abbiamo intercettato Winston durante il World Business Forum che si sta tenendo a Milano negli spazi del Mico Congressi.
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Quale è la situazione attuale in termini di sostenibilità imprenditoriale?
Per molto tempo non ci siamo assunti la responsabilità di quello che sarebbe potuto accadere ma parlare di ESG è diventata, oggi, una priorità. E nei prossimi 15 anni se ne parlerà sempre di più perché il clima cambierà ancora. Gli imprenditori devono chiedersi come creare valore rispettando l’ambiente: questa visione fa parte oggi del capitalismo. E chi è oggi il più grande investitore? Il mondo stesso che allo stesso tempo è volatile, incerto, complesso, ambiguo. Dal 1997 abbiamo superato il fatto che le aziende esistessero principalmente per essere al servizio degli azionisti. Questa visione, infatti, non rispecchia precisamente i modi in cui creare valore per tutti gli stakeholder. Nel report di Edelman Trust del 2021 si legge: “Mi aspetto che i CEO parlino pubblicamente delle sfide sociali”. Le disuguaglianze sociali ed economiche oggi sono ancora molto evidenti e l’economia mondiale è destinata a perdere il 18% del PIL mentre l’asset dell’88% delle grandi aziende è già danneggiato dal cambiamento climatico.
Cosa si può fare per ridurre l’impatto sul clima?
Anzitutto occorre utilizzare le fonti di energia rinnovabile. Si pensi che l’energia solare ed eolica sta crescendo più del gas naturale e di altre fonti di energia. Se nel 2006 se ne impiegava il 2%, ora siamo al 12% e sono in aumento le aspettative sia sulla valutazione delle metriche ESG che sulla rendicontazione e sulla trasparenza. Oggi abbiamo un grande strumento a disposizione: il data driven, che aiuta ad accrescere la trasparenza. Nel libro “Net Positive” si forniscono delle linee guida alle aziende per accrescere la propria responsabilità di impresa. E’ naïf, infatti, pensare che sarà il business stesso a risolvere le problematiche. Tutti devono impegnarsi per fare qualcosa che cambi il mondo in maniera positiva. Pertanto, nel libro spieghiamo come ottimizzare i profitti con una visione a lungo termine, il passaggio dagli stakeholders ai multi stakeholders e le partnership trasformative.
Qual è il problema centrale per le aziende in termini di sostenibilità?
Il grosso problema restano le emissioni che derivano dalla catena di approvvigionamento, quelle in loco e quelle per l’elettricità, oltre a considerare, a più ampio raggio, le emissioni del settore e quelle a livello nazionale. Il cambio repentino dei Governi è un altro tema centrale perché nella maggior parte dei casi non prevede programmi a lungo termine mentre dovrebbe stabilire delle regole. Come quelle legate all’impronta ecologica, oltre a investire in infrastrutture.
“Il cambio repentino dei governi è un altro tema centrale perché nella maggior parte dei casi non prevede programmi a lungo termine”
Quanto incidono le startup nella creazione di un’azienda sostenibile?
Le startup sono centrali: l’innovazione e la tecnologia come mai prima d’ora servono a rendere un’azienda sostenibile. Si pensi anche soltanto all’importanza che sta acquisendo, anche in termini di customer care, sapere la provenienza dei materiali che utilizziamo quotidianamente, o di quello che mangiamo. Come sarebbe possibile tutto questo, oggi, senza avvalersi di strumenti tecnologici?
C’è differenza rispetto all’approccio sul tema ambientale tra vecchie e nuove generazioni?
Considerare il cambio generazionale è fondamentale: oggi le nuove generazioni sono sempre più attente al tema. In un sondaggio che abbiamo effettuato abbiamo rilevato che la generazione Z pensa che il 90% delle aziende debba assolvere ai problemi ambientali e sociali, mentre il 64% del campione dei millennials intervistati ha dichiarato che neanche accetterebbe un lavoro in un’azienda che non ha una forte responsabilità sociale d’impresa. Pertanto direi di sì. C’è da chiedersi quali sono le aziende che attrarrebbero i giovani talenti.
Quali sono le soft skills da cui non si può prescindere per costruire una grande azienda che sia sostenibile?
Ajay Banga, ex CEO di Mastercard, sosteneva che le aziende devono avere cura di coloro che in quell’impresa lavoro, di coloro che li circondano e di quelli che li dirigono. Personalmente, come emerge dal libro, ritengo che la soft skill principale di cui un imprenditore deve dotarsi è il coraggio. Il coraggio di cambiare, verso un miglioramento. In azienda diventano centrali anche l’ispirazione, l’umiltà e l’empatia, oltre alla ricerca di partnership. Le grandi aziende le fanno coloro che non guardano solo al guadagno in termini economici ma al valore che producono nella società; sono quelle dove gli investimenti non sono costi ma creazione di valore.
“Le migliori aziende sono quelle che non guardano solo al guadagno in termini economici, ma al valore che producono nella società”
Per comunicare tutto questo, come insegna la storia dei grandi brand, è necessario trovare una formula adeguata, un “claim” adatto. La comunicazione è un altro aspetto essenziale.
Infine, quali sono, dunque, i consigli che darebbe alle imprese per essere attrattive e sostenibili?
Uscire dai propri confini, collaborare con i fornitori e i partner e chiedersi: “Quali sono gli ostacoli? Li ho condivisi? Cosa posso fare per migliorare di più?”.