Le startup dei pagamenti (e non solo) sono tra le protagoniste dell’ecosistema nazionale. Siamo partiti dai dati di una ricerca EY commentati dall’Head of Fintech District
«Un ambito che stiamo seguendo è quello del fintech for good: si tratta delle soluzioni che aiutano gli istituti bancari a rispettare i criteri ESG». Abbiamo intervistato Clelia Tosi, Head of Fintech District, per commentare i numerosi dati emersi nella seconda edizione del report Fintech Waves, realizzato da EY – in collaborazione con il Fintech District – per analizzare l’evoluzione del panorama fintech in Italia attraverso le interviste a più di cento operatori del settore. Il dato che ci aiuta a inquadrare il comparto riguarda anzitutto i finanziamenti: in Italia, dal 2016 a oggi, la raccolta è aumentata con un tasso annuo di crescita composto di oltre il 60%. Nel 2022 ha raggiunto 1.040 milioni di euro, con un incremento rispetto ai 900 milioni del 2021 e ai 247 milioni del 2020.
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«Dal nostro osservatorio – ci ha spiegato Tosi – emerge che siamo in una fase di maturità del mercato. In particolare abbiamo un consolidamento dei settori payment e lending». Ma anche l’insurtech è tra i segmenti più interessanti. «Notiamo poi un interesse crescente nelle techfin, aziende B2B che partono dalla tecnologia e hanno applicazioni anche per i financial services; fanno ricorso a intelligenza artificiale, Big data e blockchain per automatizzare e ottimizzare i processi, come ad esempio nel settore wealthtech per la gestione di portafogli di investimento».
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Dalla ricerca emerge poi che il numero medio di dipendenti per startup fintech è 55; il 43% è formato da team che vanno da 1 a 10 persone, mentre solo il 12% conta da 100 a 800 dipendenti. Nell’86% dei casi, i team sono composti per oltre il 50% da uomini. Tuttavia, quasi la metà del campione (46%) mostra un discreto livello di diversità di genere, con una percentuale di donne compresa tra il 30% e il 50%. La fascia d’età media dei membri del team è 27-32 (53%), seguita dalla fascia 32-40 (36%).
Negli ultimi anni uno dei trend fintech più importanti è stato quello del Buy Now Pay Later, con soluzioni di rateizzazione degli acquisti tramite smartphone e senza interessi. In questo ambito citiamo scaleup come Scalapay e Klarna. «L’emergere di queste realtà è il sintomo del fatto che le esigenze dei clienti sono cambiate», ha commentato Tosi.
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In un momento delicato per le startup – così come per il mondo dell’impresa in generale – alle prese con ondate di licenziamenti per far fronte al periodo di incertezza economica, le prospettive che arrivano dal fintech sono più tendenti verso il sereno. Il 97% delle fintech infatti prevede di assumere nuovi talenti nei prossimi 12-24 mesi. I profili più richiesti rientrano nelle categorie sviluppo software/app (68%) e sviluppo business (42%). Come spesso accade in Italia, c’è infine un tema di gap per quanto riguarda le competenze: il 61% delle fintech italiane ritiene che il mercato sia carente di talenti. Gli sviluppatori di software/app (55%) risultano essere i più difficili da trovare, seguiti da esperti di machine learning e analisti di dati (38% e 31%).