L’istituto avverte: immunità di gregge «è una chimera» : oggi nessun vaccino è approvato al di sotto dei 12 anni compiuti e «sono oltre 5,8 milioni di persone, il 9,9% della popolazione, tra cui il virus continua a circolare liberamente».
Negli ultimi giorni la politica è tornata ad avvitarsi sul tema di rendere i vaccini obbligatori. Per i docenti universitari, capeggiati dallo storico Alessandro Barbero, col Green Pass siamo già a un obbligo de facto ma non dichiarato, perciò, tanto varrebbe procedere con la somministrazione coatta di entrambe le dosi. Ma cosa ne pensano gli esperti? «L’obiettivo di salute pubblica da seguire è vaccinare tutti coloro che non presentino controindicazioni, sia per una protezione individuale da malattia grave o decesso in particolare tra gli over 50 sia per ridurre al minimo la circolazione virale. Visto che quest’obiettivo è oggi basato su robuste evidenze, spetta alla politica scegliere la strategia per centrarlo: dal punto di vista scientifico tutte le carte sono in regola per istituire l’obbligo vaccinale». Lo dichiara Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe che il 9 settembre pubblica il monitoraggio Covid relativo alla settimana 1-7 settembre.
Ma dal Gimbe sottolineano come, «A fronte di un dibattito politico e di una comunicazione pubblica che rincorrono percentuali target di copertura vaccinale, va ricordato che oggi non ci sono i presupposti epidemiologici per conquistare l’immunità di gregge, in grado di proteggere i non vaccinati grazie a un’alta percentuale di persone non più suscettibili al contagio, perché vaccinate o guarite». Insomma, l’immunità di gregge «è una chimera», spiegano da Gimbe, per una serie di motivi: oggi nessun vaccino è approvato al di sotto dei 12 anni compiuti e «sono oltre 5,8 milioni di persone, il 9,9% della popolazione, tra cui il virus continua a circolare liberamente».
Altri dati da tenere in considerazione nella discussione sui vaccini obbligatori per legge, sottolinea Cartabellotta, il fatto che «i vaccini anti Covid-19 approvati non sono sterilizzanti, cioè non conferiscono un’immunità totale contro il virus e anche chi è vaccinato ha una probabilità di infettarsi e trasmettere il virus. Al momento in Italia l’efficacia del vaccino verso l’infezione si attesta sul 78%». Inoltre l’efficacia dei vaccini inizia a ridursi dopo circa 6 mesi dalla fine del ciclo vaccinale, soprattutto tra i più giovani e infine la disomogeneità nell’accesso ai vaccini, con meno del 2% della popolazione con almeno una dose nei Paesi a basso reddito, contribuisce all’elevata circolazione del virus e all’emergere di nuove varianti.