Porre fine al problema mondiale dell’acqua. Questa la missione significativa di Wami, la startup milanese che sta rivoluzionando il mercato nazionale dell’acqua: per ogni bottiglia di acqua minerale acquistata, 100 litri vengono dati all’Africa
Per ogni bottiglia di acqua minerale acquistata, 100 litri vengono dati all’Africa. Con questo messaggio semplice la startup Wami: Water with a mission sta conquistando la ristorazione dove a breve arriverà con bottiglie in vetro a rendere.
Ogni 10mila bottiglie vendute Wami è in grado di allacciare un rubinetto di acqua potabile per una famiglia in Africa, grazie alla collaborazione con ong come Life Water International, Amref, Oxfam e Fondazione Acra.
La startup milanese Wami fondata da Giacomo Stefanini insieme Michele Fenoglio, parte da una visione concreta e allo stesso tempo rivoluzionaria: un mondo in cui tutti abbiano uguale accesso alle risorse, soprattutto all’acqua. Per raggiungere questo traguardo, piccoli gesti quotidiani diventano cruciali acquistando un enorme valore. Per questo l’azienda di Stefanini ha creato un innovativo brand di acqua minerale Wami, che vuole porre fine al problema mondiale dell’acqua dando a ognuno di noi l’opportunità di essere parte integrante della soluzione.
Buy One, Give One
Il modello di business è chiamato Buy One, Give One e consiste nel donare 100 litri d’acqua alle popolazioni in difficoltà, semplicemente scegliendo di acquistare bottiglie di acqua Wami. Il modo in cui la startup dona l’acqua alle popolazioni che non ne hanno accesso è attraverso la costruzione di acquedotti per portare in superficie l’acqua potabile presente nel sottosuolo e, tramite una rete di tubature, si installa un rubinetto per ogni famiglia.
Il progetto di Giacomo Stefanini, è semplice: tutto comincia individuando la comunità bisognosa e analizzando il sottosuolo per trovare una falda acquifera sicura e sostenibile. A questo punto viene realizzato il progetto idrico (pozzo, acquedotto) e gli abitanti del villaggio vengono istruiti a mantenere adeguatamente le strutture donate. Solo dopo aver realizzato il progetto, Wami recupera quello che è stato investito tramite la vendita delle bottiglie.
Il primo pozzo in Etiopia è stato inaugurato il 31 maggio 2016, realizzato insieme a Lifewater International, una Ong americana che opera dagli anni ‘70 in diversi paesi del mondo, e garantisce acqua potabile alla scuola di Ilu Dhina, servendo oltre 900 bambini e circa 300 abitanti dei villaggi vicini.
L’acqua Wami proviene dalle Alpi
L’acqua Wami proviene dalle Alpi marittime della sorgente Arcobaleno che si trova a 1600 metri sul livello del mare e viene imbottigliata utilizzando solo packaging completamente sostenibile: PET 100% riciclabile e prodotto con il 50% di plastica rigenerata (R-PET). Inoltre, per ridurre l’impatto ambientale delle bottiglie e per riassorbire le emissioni di C02, Wami si impegna a coltivare le proprie piantagioni di alberi in Italia.
Wami si può acquistare in oltre 60 bar e ristoranti tra Milano, Bologna e Torino, nei i negozi Bio c’ Bon e online su Weygo.com. E da qualche mese anche in tutti distributori automatici CDA.
Inoltre, chi non vuole usare acqua minerale in bottiglie di plastica può partecipare al progetto Urban Bottle acquistando la borraccia in acciaio brandizzata e numerata, che ha come scopo quello di contribuire alla diminuzione di plastica usa e getta. A questo proposito diverse aziende si sono fatte avanti per regalarle ai propri dipendenti la simpatica borraccia, tra queste A2a e la Cassa depositi e Prestiti (con un ordine di 900 pezzi).
Chiunque acquisti una bottiglia, può verificare direttamente sul sito: inserendo il codice presente sul packaging a quale progetto saranno destinanti i suoi soldi.
I round di investimento
A fine 2017 Wami ha lanciato il primo round per 300mila euro. Al quale hanno risposto Luca Rancilio (Rancilio Cube, familiy office degli eredi della storica azienda di macchine da caffè), tre angel investor e San Bernardo. Quest’ultima azienda a Garessio imbottiglia l’acqua di sorgente anche per Wami.
Stefanini, annuncia per il periodo pre-estivo un nuovo round da 500mila euro (di cui 200mila coinvolgendo gli attuali soci) per il consolidamento della startup.
L’acqua una risorsa più importante
Perché l’acqua? Perché è la risorsa più importante di tutte, ancora oggi difficilmente raggiungibile per 700 milioni di persone. Nelle zone rurali, cercare l’acqua necessaria alla sopravvivenza è un’attività che impiega moltissime ore ed è spesso compito di donne e bambini, compromettendo la loro salute per lo sforzo dovuto al peso gravoso da trasportare per diversi chilometri. Un immediato accesso all’acqua permetterebbe alle donne di dedicare più tempo alla propria famiglia e ad altre mansioni lavorative promuovendo il loro empowerment, e ai bambini di passare più tempo a scuola, garantendo un importante ritorno sociale dell’investimento.