Luca La Mesa ha presentato al Pi Campus il chapter romano del network SingularityU. I primi incontri partiranno in autunno
A dispetto del nome, la Singularity University non è una vera università. Forse l’hanno chiamata così perché in effetti fa ciò che dovrebbero fare tutti gli atenei: accelerare le menti. Quando si entra alla Singularity University in Silicon Valley ci si trova davanti una domanda che accompagna gli “alunni” per tutto il tempo: come utilizzeresti la tecnologia per cambiare la vita a un miliardo di persone? Nel centro californiano, infatti, si studiano (e si cercano) le tecnologie esponenziali: ovvero quelle che non crescono in maniera lineare ma in maniera esponenziale, e riguardano tutti i campi, dalla nanotecnologia all’istruzione. “Ti chiedono come potrai impattare sul mondo. Allora ti siedi a un tavolo con altre persone e cerchi di creare una comunità di innovatori che possano realizzare il cambiamento” dice Luca La Mesa coordinatore del neonato chapter romano del network SingularityU, presentato ieri presso Pi Campus, il distretto per le startup nel cuore del quartiere Eur. “La nostra missione è portare a Roma i temi della Singularity, attraverso speaker internazionali che terranno talk aperti a tutti, gratuitamente”.
Il futuro, il prima possibile
Ieri c’è stato l’incontro zero, aperto da Marco Trombetti, founder di Pi Campus, che ha descritto la Singularity come “una comunità di persone convinte che il futuro sarà migliore del presente e che vogliono che il futuro arrivi il prima possibile”. Nel verde di Pi Campus si svolgeranno tutti gli incontri della SigularityU Rome. Il chapter capitolino è solo uno dei capitoli che il network SingularityU sta aprendo in giro per il mondo, ed è il secondo in Italia dopo l’apertura in marzo di quello milanese. I chapter sono “capitoli” indipendenti dalla Singularity University della Silicon Valley: a differenza del centro californiano, infatti, organizzano appuntamenti gratuiti e aperti a tutti. Ne condividono però temi e finalità: aggregare una comunità di persone che vogliono fare qualcosa di concreto per risolvere i problemi del mondo.
Intelligenza artificiale e apprendimento esponenziale
L’incontro di ieri è stato un “assaggio” di ciò che ci sarà nei prossimi mesi. C’era Riccardo Prodam, il fondatore di InnovationDream che ha spiegato come in realtà la legge di Moore su cui si basa l’avanzamento tecnologico “si annichilirà nel giro di pochi anni perché si basa sul silicio”. Per il futuro, secondo Prodam, dobbiamo guardare ai chip neurosynaptici che Ibm sta sviluppando a Standford, per esempio, che non si basano sull’ingegneria classica dei computer ma su intelligenza artificiale e deep learning. “Il limite non sarà il silicio, bensì l’esplorazione del cervello, che conosciamo pochissimo”. Poi c’era Federico Pistono, giovanissimo founder di Konoz e autore del libro “Robots Will Steal Your Job, But That’s OK”. Pistono si è concentrato sul settore dell’apprendimento esponenziale, cioè un sistema di istruzione che impatta su un milione di bambini (ma non solo). Secondo Pistono l’apprendimento è già un cambiamento perché “nel momento in cui smettiamo di imparare siamo dei robot e abbiamo finito di essere umani”. La scuola tradizionale “non scala e ammazza la creatività”, l’e-learning “scala e può essere fruito ognuno a modo suo” ma può farti sentire solo, così Pistono sta lavorando a un modello ibrido. La sua accademia online, Konoz, ha “450 insegnanti esponenziali che condividono le loro lezioni su youtube e riescono a raggiungere milioni di persone in tutto il mondo”.
La scuola in mezzo alla guerra
Infine, è intervenuta Lucrezia Bisignani, ceo di Kukua, che crea app per combattere l’analfabetismo nel mondo. “Secondo l’Unesco, insegnando a leggere e scrivere si toglieranno 170 milioni di persone dalla povertà. L’analfabetismo è la base di tutto” spiega Bisignani mentre descrive le app che realizza assieme a esperti di pedagogia per insegnare ai bambini mentre giocano. “Noi motiviamo i bambini nel percorso di apprendimento: immaginate l’effetto che si può creare rendendo la lezione un gioco”. L’app del team Kukua è tra le cinque app selezionate dal concorso EduApp4Syria che ha messo in palio 1,7 milioni di dollari destinate a soluzioni tecnologiche per diffondere l’istruzione tra i bambini che stanno vivendo la guerra.