L’australiano Feliks Zemdegs ha vinto per la seconda volta i campionati mondiali di cubo di Rubik in Brasile, risolvendo il rompicapo in 5,69 secondi. Per pochissimo non ha battuto il record del mondo
Chiunque l’abbia avuto in mano sa quanto sia facile trascorrere ore e ore nel tentativo di risolverlo (salvo rinunciarci subito). Il 19enne Feliks Zemdegs, invece, lo scorso 19 luglio, ci ha impiegato solo 5.69 secondi (di seguito il video). Il teenagers australiano ha vinto, per la seconda volta di fila, i campionati mondiali di cubo di Rubik, in Brasile, confermandosi “cubler” più veloce al mondo. Ci è mancato poco, anzi pochissimo, perché non eguagliasse il record mondiale, stabilito lo scorso aprile dall’americano Collin Burns: Feliks è stato più lento di soli 44 decimi di secondo. “Non ho battuto il record per un piccolo errore mentre completavo il cubo – ha detto il teenager all’Huffington Post – me ne sono accorto immediatamente. Ma non fa niente: il record si può sempre battere in una gara, e il mio obiettivo in Brasile era essere il più veloce di tutti: ce l’ho fatta”.
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9 quadrati su 6 facce
Il Cubo di Rubik è stato inventato nel 1974 da un professore di architettura ungherese, Ernő Rubik. Inizialmente si chiamava Cubo Magico; il suo successo comincia nel 1980 quando la Ideal Toys lo ribattezza “Cubo di Rubik” e inizia a commercializzarlo, portandolo in tutto il mondo e rendendolo il giocattolo più venduto della storia, tra versioni originali e le imitazioni successive. La versione classica ha 9 quadrati colorati su ognuna delle 6 facce del cubo: la sfida è posizionare i quadrati dello stesso colore sulla stessa faccia. Detto così, sembra facile: in realtà le combinazioni possibili sono 43.252.003.274.489.856.000. Per risolvere il rompicapo sono stati studiati degli algoritmi, tramutati in metodi precisi. La cosa davvero impressionante è che i teenagers che partecipano ai campionati mondiali di cubo di Rubik eguagliano addirittura i robot: in questo video una macchina risolve il cubo in 5.35 secondi: poco più veloce di Feliks ma più lenta rispetto al record mondiale di Collin.
Il segreto? Pazienza ed esercizio
Ai campionati mondiali 2015 a San Paolo, in Brasile, hanno partecipato più di 423 persone da 41 paesi diversi, tutti estremamente giovani. Guardare i video in cui questi ragazzi risolvono in pochi secondi il rompicapo è quasi ipnotico: un intreccio di dita, di colori che si muovono e in un attimo il gioco è fatto. Secondo Feliks Zemdegs non bisogna essere dei genii per risolvere un cubo di Rubik, chiunque può farlo seguendo i tutorial su Youtube. Quello che forse non tutti hanno, però, è la pazienza di imparare il metodo ed esercitarsi. Prima del campionato Feliks si è esercitato per un mese, circa 6 ore al giorno.
“Per diventare veloci servono ore e ore di esercizio. Niente di speciale, solo tantissimi cubi da risolvere. Per prepararmi alla gara mi siedo con diversi cubi e mi esercito, ne faccio anche cento.
Resto sempre molto affascinato dagli autodidatti, quelli che lo risolvono senza aver studiato il metodo: penso che sia incredibilmente difficile da fare”.
Brain training da campioni
Un esercizio come quello di risolvere un cubo di Rubik è un ottimo allenamento per la mente. Lo stesso Feliks lo ha ammesso: tiene la mente attiva, esercita le capacità di problem solving. Il fatto di avere un altissimo numero di combinazioni possibili, poi, significa che ogni volta che si gioca è diversa dall’altra. C’è chi ha un colore preferito dei 6 presenti sul cubo, ma non è il caso del campione del mondo: “Alcuni di noi cominciano a risolvere il cubo a partire sempre dallo stesso colore. Altri, invece, cominciano indifferentemente da qualsiasi faccia: io faccio parte di quest’ultima categoria, i neutri del colore. Ma se proprio dovessi scegliere, prenderei il verde”. 19 anni e già due titoli mondiali: ma chi è sul podio tra i più veloci al mondo ha tra i 15 e i 21 anni. Per quanto si può continuare a esercitarsi col cubo? “Continuerò finché non troverò un lavoro – risponde Feliks – oppure finché non crescerò! Ma l’aspetto più bello è la comunità che si crea intorno a queste gare. Continuerò a venire ai campionati anche se non sarò il più veloce del mondo”.