Sono sempre di più i corsi di laurea in videogiochi. Abbiamo intervistato don Patrizio Coppola che ha creato un corso ad Avellino
Dottore in videogiochi. Nel 2018 non è poi più così strano, nemmeno in Italia. Ma, se a inventare questa università 2.0 è un prete la storia ha dell’incredibile. Bisogna andare a Solofra, 12.500 abitanti in provincia di Avellino, per incontrare questa realtà e il suo ideatore: don Patrizio Coppola, noto a tutti come don joystick per la sua passione.
Lui è uno di quelli che ama poco la sagrestia, la pomposità delle celebrazioni. Preferisce declinare il suo essere prete tra i giovani, stando con loro e dando a loro delle opportunità di lavoro in una terra dove trovare un’occupazione è sempre più difficile.
Ufficialmente l’università si chiama Iudav e conta su una squadra di oltre trenta docenti che seguono un centinaio di studenti. Il progetto nasce nel 2013 a Salerno in seno alla Fondazione Children Media, realtà no profit impegnata nella promozione della cultura dell’entertainment, ponendosi come obiettivo quello di formare i futuri professionisti dei settori videogiochi e animazione.
Nel 2014 nasce il primo corso di laurea triennale caratterizzato da un percorso didattico altamente professionalizzante che mira a formare professionisti che siano competitivi fin da subito sul mercato nazionale ed internazionale: oltre 600 ore di didattica durante le quali gli studenti hanno modo di approcciarsi a materie quali programmazione, game design, grafica 3D, animazione 2D, sceneggiatura e tante altre, tutte insegnate da professionisti del settore.
Il tutto viene fatto grazie a stage e collaborazioni in accordo con le principali aziende italiane ed estere del settore e allo sviluppo annuale di progetti che mirano ad arricchire i curriculum vitae degli studenti che ogni anno sviluppano cartoni animati distribuiti in vari festival e videogiochi pubblicati sugli store di riferimento.
I risultati non mancano: gli studenti più meritevoli hanno lavorato al cartone animato Capitan Kuk, coprodotto da MTO2, RAI Fiction e Ministero della Salute, e al videogioco Animal-Action, co-prodotto da Artematica Entertainment e Ferrero.
Gli studenti laureandi hanno inoltre effettuato gli stage di fine triennio come 3D artist, programmatori, grafici 2D, designer ecc. presso aziende leader di settore, quali ad esempio Ovosonico, Stormind Games, Meangrip Game Studios, e numerosi altri.
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Intervista a don Joystick
Dietro a tutto questo c’è la testa creativa e il carattere vulcanico di don Patrizio che abbiamo intervistato per capire meglio come funziona l’università in videogiochi.
Si tratta di una realtà privata quindi?
“Esatto. Siamo un’università riconosciuta dallo Stato maltese. Siamo nati nel 2012 e ho fatto riconoscere il corso di laurea al ministero dell’istruzione maltese che ha accreditato la triennale da subito e dal primo giugno di quest’anno anche la magistrale in “animazione e videogioco”. A Malta hanno capito che si trattava di una realtà interessante, si sono resi conti che il 60% degli alunni ha trovato anche posto di lavoro. Siamo riusciti inoltre, grazie alla fondazione del Valletta Higher Education Istitute di Malta, a essere in grado di rilasciare agli studenti il titolo europeo Bachelor’s Degree in Arti Digitali – Videogiochi e Animazione”.
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Perché Solofra?
“Qui abbiamo avuto una grande opportunità: abbiamo realizzato l’Università in un centro dell’Associazione industriali, un capannone di 800 metri quadri. L’ho sistemato realizzando delle ampie aule, parcheggi, area relax, spazi all’aperto, biblioteca, aula magna e mensa convenzionata. Abbiamo attivato anche un servizio navetta da Salerno e per migliorare la qualità della didattica forniamo Pc portatile e tavoletta grafica agli studenti”.
Quanto costa iscriversi?
“Il costo è di 4.500 euro più mille di iscrizione”.
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La risposta dei giovani è stata immediata?
“Il primo anno abbiamo avuto 400 colloqui ma per dare l’opportunità ai ragazzi di trovare un posto di lavoro ne prendiamo pochi. Per noi la priorità è dare loro un lavoro: su 40 ragazzi laureati, 30 hanno già un’occupazione in realtà italiane ma anche all’estero”.
Tutto è nato da una sua passione e intuizione. Ma un prete con il videogioco in mano….fa un po’ effetto.
“Mi divertivo con Tetrix e altri videogiochi ma da prete mi son chiesto cosa potevo dare a questi ragazzi. Mi sono inventato un festival in cui si faceva vedere ai ragazzi cosa ci fosse dietro ad un videogioco e ai cartoni animati. Un amico mi ha suggerito di fare un corso professionalizzante per chi vuole intraprendere questa strada. Alla fine abbiamo creato un corso di laurea”.
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Lei è convinto che il videogioco possa essere una possibilità per i ragazzi.
“Spesso noi demonizziamo il videogioco ma è un modo per poter crescere e un’occasione di aggregazione. Preferisco un ciccione dietro la console che un dopato sui campi da calcio. E’ un linguaggio nuovo per poter rapportarsi con i ragazzi”.
Ha nuovi progetti nel cassetto?
“Ora sto pensando a realizzare il catechismo della Chiesa cattolica a videogiochi. Siamo già al lavoro per realizzare un capitolo. Dobbiamo raggiungere i ragazzi attraverso il loro linguaggio. Questa è la strada”.