Michelangelo Trombetta, 64 anni, ha deciso di mettersi a disposizione nella scuola frequentata dal nipotino: insegna l’educazione finanziaria
Cos’è un conto corrente? E un prestito bancario? Si può spiegare cos’è un bilancio a dei bambini delle elementari? Stavolta non sono gli insegnanti a illustrare i principi dell’economia. Nemmeno degli esperti bancari, ma un nonno che si è messo a disposizione la propria esperienza a titolo gratuito per formare i bambini. Michelangelo Trombetta, 64 anni, ha deciso di non andare in pensione del tutto, non si è messo a giocare a carte con gli amici al bar o a fare passeggiate rilassanti, ma ha deciso di girare le scuole con grafici e bilanci ma non solo. Il suo obiettivo è rendere l’economia a portata dei più piccoli affinché tutti possano essere preparati, pronti ad affrontare le sfide del mercato.
Trombetta dall’altro canto è convinto che il 90% degli argomenti in questo campo possa essere compreso dai ragazzi di quinta elementare. Un’idea che si è tradotta in pratica alla scuola “Ariosto” di Certosa dov’è iscritto il nipote. Il nonno economista parte dalle esperienze dei ragazzini, dalle loro figurine, dalla paghetta, dalle necessità e dai diritti che possono coinvolgere i bambini. Lo fa con semplicità, con un dizionario alla portata di tutti consapevole del fatto che spesso chi detiene il potere fa sembrare tutto più difficile per rendere incomprensibili le leggi dell’economia. La “rassegna” di nonno Trombetta è stata organizzata con la dirigenza della scuola che ha approvato l’idea e ha dato la massima disponibilità anche da parte dei docenti che sono stati capaci di cogliere la preziosa opportunità.
Il percorso prevede un incontro alla settimana per ciascuna classe. Il 64enne, ha deciso di provare a spiegare ai ragazzini il valore e il prezzo di un bene; il monopolio e la libera concorrenza; che cos’è e come si genera il debito pubblico ma anche la curva di domanda di un bene. Argomenti all’apparenza non facili nemmeno per un “grande” ma chi ha ascoltato Michelangelo Trombetta al lavoro con i bambini assicura che ci sa fare. Una risposta concreta all’analfabetismo finanziario dei nostri ragazzi. In Italia, infatti, l’educazione economica non fa parte dei programmi scolastici. Con l’eccezione di alcuni istituti tecnici, del liceo delle scienze umane con indirizzo economico, delle rare sperimentazioni del classico europeo, non c’è economia o finanza nella scuola secondaria di secondo grado né nella secondaria di primo grado o nella primaria.
Ecco il perché delle basse conoscenze degli studenti italiani su temi come quello della moneta, dell’economia e della finanza. A confermarlo è l’indagine Pisa “Programme for international student Assessment” che, per la prima volta, prevedeva, in aggiunta alla misurazione delle competenze degli studenti quindicenni in matematica, scienze e lettura, una valutazione del livello di alfabetizzazione finanziaria. L’indagine, svolta nel 2012, ha riguardato 29 mila studenti circa di 18 paesi, rappresentativi di circa nove milioni di ragazzi e ragazze quindicenni. Il livello di competenze finanziarie degli studenti italiani è risultato tra i più bassi del campione: il punteggio medio è stato pari a 466, contro una media di 500 dei 13 paesi Ocse considerati; peggio di noi ha fatto solo la Colombia. Il 21,7% dei partecipanti italiani al test si colloca al livello più basso di competenze e solo il 2,1% è inserito nel livello 5, il più elevato.