Ideato dai docenti dell’ateneo di Pisa, Paolo Ferragina e Fabrizio Luccio, il progetto è risultato vincitore del Google Grant Award for EMEA
Partito lo scorso novembre un progetto molto interessante che riguarda il pensiero computazionale. L’Università di Pisa ha organizzato un corso rivolto agli insegnanti di scuola superiore finanziato da Google. Ideato dai docenti dell’ateneo toscano Paolo Ferragina e Fabrizio Luccio, il progetto è risultato vincitore del Google Educator Grant Award 2018, che ha seguito altri finanziamenti destinati alla ricerca scientifica che Google ha erogato nel tempo al dipartimento di Informatica pisano.
Introdurre il pensiero computazionale nelle scuole
Lo scopo del corso è quello di fornire delle conoscenze di base sul pensiero computazionale ai docenti di scuola superiore che insegnano materie scientifiche e tecnologiche. Per partecipare non è richiesta alcuna conoscenza pregressa in informatica.
Inoltre, l’obiettivo che si sono prefissati gli organizzatori è quello di descrivere, tramite un linguaggio matematico elementare, i problemi reali e loro soluzioni algoritmiche che possono nascere in tutti quegli ambiti in cui l’impiego dell’informatica risulta essere fondamentale. Stiamo parlando quindi di crittografia, motori di ricerca, bioinformatica, reti sociali, intelligenza artificiale, big data e robotica.
Lezioni frontali e le attività di laboratorio
Il corso sul pensiero computazionale, che si tiene presso il dipartimento di informatica dell’Università di Pisa, è stato pensato per apportare delle conoscenze di base ai docenti di scuola secondaria che a loro volta potranno trasferire agli studenti. Tale progetto prevede due fasi distinte: una prima fase, già avviata, composta dalle lezioni frontali tenute da docenti universitari con esperienza didattica anche nelle scuole che affrontano la formalizzazione matematica e la risoluzione algoritmica di problemi reali. Previsto per ogni lezione un momento di discussione con i partecipanti sulla trasferibilità dei concetti e delle soluzioni proposte nell’insegnamento nella scuola secondaria.
In seguito ci sarà una fase di attività di laboratorio, in cui verranno proposte la progettazione di moduli didattici da sviluppare in classe e/o il coding di alcuni tra gli algoritmi affrontati durante la lezione e la loro sperimentazione, utilizzando tecniche di lavoro in gruppo quali brain storming, peer mentoring e active–cooperative learning – tipiche delle sessioni di CoderDojo – per coinvolgere e motivare i partecipanti. Una volta concluso il progetto formativo, e quindi nel periodo compreso fra aprile e giugno 2019, si svolgerà un Workshop in cui i partecipanti al progetto potranno presentare e condividere le proprie attività ed esperienze in aula che sono scaturite da questo progetto.
L’obiettivo delle lezioni frontali è quello di presentare i vari esempi che potranno essere trasferiti in una classe di scuola secondaria di secondo grado. Tali esempi, risulta evidente, verranno approfonditi e perfezionati nel corso delle attività di laboratorio, quando si entrerà nel vivo della progettazione dei moduli didattici che saranno sviluppati in aula successivamente. In questa fase, risulterà particolarmente importante il supporto e la guida dei docenti e dei tutor dell’organizzazione. Inoltre, i partecipanti in possesso di conoscenze pregresse di coding, hanno la possibilità di scegliere di svolgere moduli in laboratorio maggiormente tecnici, usando Python per realizzare le soluzioni algoritmiche affrontate nel corso delle lezioni frontali. La scelta tra queste due modalità laboratoriali sarà lasciata ai singoli docenti.
Il progetto “Il Pensiero Computazionale” dell’Università di Pisa, ricordiamo, si è aggiudicato il Google Grant Award for EMEA, che finanzia iniziative legate all’insegnamento dell’informatica. Google sovvenziona 31 università e organizzazioni non profit in 16 paesi in Europa, Medio Oriente e Africa allo scopo di formare efficacemente gli insegnati di informatica. Complessivamente, i vincitori della regione EMEA offrono 500 ore di opportunità di apprendimento professionale per 10mila insegnanti.
Bisogna sottolineare – dichiarano i docenti Paolo Ferragina e Fabrizio Luccio – che impartire nella scuola le basi del pensiero computazionale è una priorità riconosciuta da anni dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca. Tali basi dovrebbero apparire esplicitamente in tutte le discipline scientifiche perché non vi è attività scientifica o tecnologica che non abbia oggi la necessità di formalizzare molti problemi in forma algoritmica”.
“L’operazione, che richiederà un tempo considerevole per una preparazione adeguata dei docenti, dovrà anche favorire la nascita di programmi multidisciplinari che stanno divenendo centrali nelle attività umane: per tale motivo è auspicabile che il pensiero computazionale possa svilupparsi in qualche misura anche nelle discipline umanistiche”, proseguono i docenti.
“I risultati dei questionari compilati dai partecipanti alla fine della prima parte del percorso formativo sono stati estremamente confortanti e, in verità, sono andati ben oltre le nostre più rosee aspettative. Per questo, concludono Luccio e Ferragina – sebbene il percorso non sia ancora arrivato alla fine, stiamo già lavorando alla edizione del prossimo anno che avrà come obiettivo quello di consolidare l’impianto formativo messo a punto quest’anno, forse aggiungendo qualche argomento e rivedendo alcuni altri contenuti”.
Il pensiero computazionale in Italia
Il pensiero computazionale è un’abilità che andrebbe sviluppata sin da bambini, a scuola, perché aiuta a pensare meglio, in modo originale e mai ripetitivo. Si tratta di un concetto introdotto da Janette Wing nel 2006. In Italia il pensiero computazionale si rintraccia in modo chiaro nella circolare MIUR del 08/10/ 2015 , in cui viene spiegata l’importanza del concetto in occasione dell’iniziativa “Programma il Futuro”: insegnare in maniera semplice ed efficace le basi dell’informatica.
In tale circolare viene posta l’attenzione “sul lato scientifico-culturale dell’informatica, definito anche “pensiero computazionale”, che aiuta a sviluppare competenze logiche e capacità di risolvere problemi in modo creativo ed efficiente, qualità che sono importanti per tutti i futuri cittadini”. Inoltre “il modo più semplice e divertente di sviluppare il pensiero computazionale è attraverso la programmazione (coding) in un contesto di gioco”. Infine, “come previsto anche nel Piano Nazionale Scuola Digitale, un’appropriata educazione al pensiero computazionale, che vada al di là dell’iniziale alfabetizzazione digitale, è infatti essenziale affinché le nuove generazioni siano in grado di affrontare la società del futuro non da consumatori passivi ed ignari di tecnologie e servizi, ma da soggetti consapevoli di tutti gli aspetti in gioco e come attori attivamente partecipi del loro sviluppo”.