Matrimoni precoci, mutilazioni, scarso accesso a sanità e istruzione. Sono molti i fattori che nel mondo privano milioni di bambine di un futuro dignitoso. L’11 ottobre è dedicato a loro
Oggi, 11 ottobre, è la Giornata internazionale delle bambine e delle ragazze, indetta dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per accendere un faro sulla situazione di milioni di bambine che nel mondo sono vittime di soprusi, vengono sottratte all’istruzione e obbligate a sposarsi. Lo scarso accesso alle cure e all’istruzione, assieme ai matrimoni precoci, sono le barriere più grandi che le ragazze nel mondo devono superare per potersi costruire un futuro. L’eguaglianza di genere è uno dei cosiddetti “Sustainable Development Goals (SDGs)”, cioè gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile che le Nazioni Unite si sono date entro il 2030. Il tema della Giornata internazionale di quest’anno è “Girls’ Progress = Goals’ Progress: What Counts for Girls” cioè cosa conta per le ragazze.
Nascere in Niger o in Svezia
Save the Children, l’Organizzazione internazionale che lotta per i diritti dei bambini nel mondo ha pubblicato oggi il rapporto “Every Last Girl: Free to live, free to learn, free from harm” che classifica i paesi del mondo in cui è più facile essere una bambina. Il Niger è il posto peggiore al mondo dove essere una bambina o una ragazza, la Svezia il migliore. Altri due Paesi scandinavi, Finlandia e Norvegia, occupano rispettivamente il secondo e il terzo posto in classifica; l’Italia si qualifica al decimo posto. Per stilare la graduatoria, l’Organizzazione si è basata su 5 parametri: matrimoni precoci, numero di bambini per madri adolescenti, mortalità materna, completamento della scuola secondaria di primo grado e numero di donne in Parlamento.
Secondo l’Organizzazione, ogni sette secondi, nel mondo, una ragazza con meno di 15 anni si sposa, oltre un milione di ragazze diventano madri prima di compiere i 15 anni, mentre 70 mila ragazze tra i 15 e i 19 anni perdono la vita ogni anno per cause legate alla gravidanza e al parto. Oggi sono più di 700 milioni le donne che si sono sposate prima di aver compiuto i 18 anni.
Ogni anno 15 milioni di bambine e ragazze contraggono matrimonio ancora minorenni, con conseguenze drammatiche sulla loro salute, educazione e sicurezza.
Gli ultimi posti nella classifica di Save The Children sono occupati da paesi africani: prima del Niger, troviamo Repubblica Centrafricana, Mali e Somalia, che si caratterizzano per numeri molto alti di spose bambine. Gli Stati Uniti non vanno invece oltre la 32esima posizione, in virtù di tassi di mortalità materna e numero di bambini nati da madri adolescenti più alti di quelli di altri Paesi ad alto reddito. Il nostro Paese presenta gli stessi risultati della Svezia prima classificata per quanto riguarda il numero di figli per madri adolescenti (6 su 1.000) e tasso di mortalità materna (4 su 100.000 nascite), mentre ha una percentuale minore di donne che siedono in Parlamento (31% contro 44%).
La classifica (cliccare):
Piccole spose, mutilazioni, scarso accesso alla politica
L’India è il Paese con il più alto numero di spose bambine: le percentuali salgono vertiginosamente in caso di povertà della famiglia d’origine. Ogni anno, secondo il rapporto, oltre un milione le ragazze che diventano madri prima di compiere i 15 anni. Le complicazioni durante la gravidanza e il parto rappresentano, dopo i suicidi, la seconda causa di morte per le ragazze tra i 15 e i 19 anni. Nel mondo 30 milioni di ragazze rischiano di subire mutilazioni genitali femminili nel prossimo decennio. Oltre un terzo delle giovani donne nei Paesi in via di sviluppo, emerge inoltre dal rapporto, è fuori sia dal circuito scolastico che da quello del lavoro formale.
A livello globale, solo il 23% dei seggi parlamentari è occupato da donne le quali, peraltro, presiedono le Camere dei Parlamenti solo nel 18% dei casi.
La più alta percentuale di donne in Parlamento si registra in Ruanda (64%), mentre le donne parlamentari sono solo il 9% in Mali, il 6% in Nigeria e il 2% in Egitto. Qatar e lo Stato insulare di Vanuatu, invece, non hanno alcuna donna in Parlamento.