In Valdera (provincia di Pisa) i comuni si sono uniti per avviare iniziative educative e interventi per l’inclusione scolastica
Solitamente i municipi si consorziano per gestire insieme i rifiuti, i servizi sociali, gli agenti di polizia urbana. In Valdera, territorio della provincia di Pisa che comprende diciannove comuni, si sono uniti a sostegno delle politiche educative del territorio. Un’esperienza unica in Italia, capace di creare una governance educativa aperta, responsabile, partecipata, efficace. Bisogna toccare con mano questa realtà per capire.
Il centro risorse educative “Gianni Rodari”
Uno dei fiori all’occhiello di questa sinergia è il Centro risorse educative e didattiche “Gianni Rodari”: un gruppo di uomini e donne, ex pedagogisti, ex insegnanti, guidati da persone sapienti come Anna Maria Braccini e Giovanni Forte, che credono nella ricerca azione, nella documentazione delle esperienze pedagogiche, nella formazione degli insegnanti e nel rendere concreto il diritto allo studio. Gente da poche parole e molti fatti, capace di non sprecare i pochi finanziamenti disponibili, ma di farli fruttare nel migliore dei modi. Dal 2003 ad oggi, il Cred ha dato vita ad un coordinamento pedagogico composto da cinque pedagogisti e uno psicologo per la supervisione, il controllo e la qualità del lavoro dei servizi 0-6 anni. Grazie all’impegno di Mario Piatti è nato un progetto formativo per l’educazione al suono e alla musica con una particolare attenzione all’avvio del dialogo sonoro per le educatrici dei nidi. A Pontedera e negli altri 18 comuni sono stati capaci di fare sistema con le realtà presenti realizzando persino un laboratorio didattico scuola scienza coinvolgendo il centro di ricerca dell’Istituto Superiore “Sant’Anna”.
L’inclusione per gli stranieri
Un lavoro che non ha guardato solo ai docenti, ma ha coinvolto anche i ragazzi attraverso percorsi formativi per gli studenti delle scuole secondarie superiori di secondo grado che hanno lavorato sul tema del teatro e della musica. Non solo. Il sistema educativo della Valdera è stato capace di coinvolgere i genitori nel nido, nella scuola e nelle istituzioni attraverso un sostegno alla genitorialità. Insieme le diciannove amministrazioni comunali hanno pensato agli interventi per l’inclusione scolastica degli alunni con diversità di lingua e cultura di provenienza lavorando con la “Tavola per la pace” e puntando, ancora una volta, sulla formazione dei docenti. Un modello, quello della governance educativa di questa area della Toscana, che ha portato ad avere una sinergia anche nell’ottica dell’edilizia scolastica. Persino le “regole” e i regolamenti sono diventati comuni a tutti i paesi che hanno aderito a questo patto.
Un modello da adottare
Un passo decisivo verso la concretezza che ha reso possibile pensare alle unioni dei comuni come un’esperienza utile e arricchente per il territorio, oltre che capace di risparmiare. Il progetto della Valdera non può che essere adottato da altre parti, essere trapiantato in altre realtà per rendere operativo il principio che la scuola è un valore in comune. Forse dovrebbero capirlo proprio gli amministratori comunali delle nostre realtà che spesso si trovano a faticare per gestire i nostri istituti senza accorgersi che una governance come quella della Valdera può essere una soluzione a numerosi problemi.