“Inf@nzia Digitales 3.6” è il progetto dell’Università Federico II per stimolare l’apprendimento dei bambini nella scuola d’infanzia.
Fare innovazione è ormai scontato. Provare a farla a partire dalla scuola dell’infanzia molto meno. Ma all’Università Federico II di Napoli c’è uno psicologo, Orazio Miglino, direttore del Natural and Artificial Cognition Lab che si è messo in testa di rivoluzionare la scuola, a partire dall’infanzia. Detto con parole da esperti vuole ideare, progettare, sviluppare e valutare delle nuove tecnologie didattiche avanzate per la fascia d’età compresa tra i 3 e i 7 anni. Spiegato in parole semplici, ha l’obiettivo di inserire, tra le altre cose, dei chip e dei circuiti digitali nei giocattoli dei bambini per stimolare le loro capacità d’apprendimento. Il professore è riuscito ad ottenere un finanziamento di 13.270.000 euro e li ha investiti in un progetto: Inf@nzia Digitales 3.6. Tutto si fonda sulla teoria dell’”Embodied and situation cognition“: una tesi che in altri tempi e in altri modi aveva già portato a galla Maria Montessori quando diceva che tutto ciò che ha a che fare con la sfera psico educativa è legato alla nostra capacità di fare e manipolare cose e oggetti.
Da qui parte la riflessione di Miglino che vuole integrare l’offerta formativa rinnovando dal punto di vista didattico gli strumenti che si possono utilizzare con i bambini. Il progetto è guidato da Engineering alla quale si affiancano Fastweb, Interactive Media, iCampus e il Consorzio di Confindustria della Campania. In laboratorio a fare ricerca ci sono, invece, gli studiosi del Nac, del dipartimento di ingegneria elettrica e matematica applicata dell’Università di Salerno; il dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza di Roma e quello di Ingegneria e Scienze informatiche dell’Università di Trento.
La sperimentazione vera e propria sarà fatta, invece, in tre enti locali: la città di Roma, la Provincia di Trento e l’Ufficio scolastico regionale della Campania. Questo perché il progetto va oltre le aule scolastiche dove vivono i bambini: “Inf@anzia Digitales” ha l’obiettivo di trasformare i tesori della cultura italiana in smart objects che grazie a delle piattaforme digitali faciliteranno il rapporto tra le famiglie e le amministrazioni nell’ambito dei servizi educativi. Intanto Miglino i primi passi nella scuola, li ha fatti con un’altra sperimentazione: Block Magic. Il Nac ha portato nelle scuole italiane, greche, spagnole e tedesche questi giocattoli tecnologici e le reazioni delle insegnanti sono state completamente diverse.
Da una parte le docenti tedesche li hanno usati per fare lezione, prestando attenzione ai risultati didattici. Mentre nei Paesi mediterranei gli insegnanti li hanno adoperati per far socializzare i bambini. Un dato è certo: questi strumenti sono destinati a cambiare il modo di fare scuola. Nel giro di qualche anno non dovremo più avere a che fare con delle sperimentazioni ma con la prassi. Le nostre aule oltre ad avere palloni e costruzioni si arricchiranno di giocattoli capaci di fare tesoro dell’informatica e della tecnologia. Qualcosa che va ben oltre l’uso di un tablet a scuola ma guarda al benessere del bambino. Una tappa che sarà percorsa se i docenti (lo dimostra la sperimentazione di Block Magic) saranno formati per affrontare questo cambiamento.