La campanella sta per suonare, ma non per tutti: in Italia sono circa un migliaio le famiglie che invece di mandare i propri figli a scuola preferiscono impartire l’educazione direttamente tra le mura domestiche
In questi giorni molti bambini e ragazzi si stanno preparando al rientro a scuola. C’è chi acquista il diario, chi comincia finalmente a fare i compiti che avrebbe dovuto fare a luglio, chi si dispera al pensiero di dover rimettere la sveglia all’alba. Ci sono delle famiglie, però, in cui tutto questo non avviene. Sono i ragazzi che praticano l’homeschooling, cioè l’istruzione a casa. Loro non hanno il timore di rivedere l’insegnante, perché lo vedono tutti i giorni, essendo un genitore. Cominciano le lezioni a mattinata inoltrata, quando tutti gli altri sono già sui banchi da ore. Seguono percorsi di studio tagliati sui loro tempi di apprendimento. Secondo il sito Controscuola di Erika Di Martino, fondatrice del network italiano educazioneparentale.org, sarebbero un migliaio le famiglie italiane che hanno scelto l’educazione parentale. Una realtà di nicchia nel nostro Paese, ma che si sta diffondendo molto nel mondo anglosassone. In Inghilterra sono 70 mila le famiglie che non mandano i figli a scuola, mentre negli ultimi 10 anni, negli Usa, l’homeschooling è cresciuto del 61%: oggi 2 milioni di bambini statunitensi, quindi il 4% del totale, imparano a leggere e scrivere nella comodità della loro casa, anziché in una scuola pubblica o privata. Il tema è controverso: alcuni pensano che lo studio a casa produca individui anti-sociali con problemi di inserimento in contesti lavorativi e in gruppi di amici. Altri pedagogisti, invece, sostengono che l’educazione casalinga sia il modo più intelligente di crescere i figli (naturalmente ammesso che se ne abbia la possibilità).
Un’alternativa in linea con la legge
Istruire i propri figli a casa è perfettamente legale. E’ necessario che i genitori inviino alla direzione della scuola di competenza una autocertificazione che attesti che i genitori abbiano le capacità tecniche ed economiche per istruire i propri figli. L’educazione parentale si può fare fino all’università, oppure solo per qualche anno, a discrezione della famiglia: in qualsiasi momento si può scegliere di rientrare nel sistema scolastico tradizionale. La scuola pubblica potrà comunque fare dei controlli nel caso ci fossero dei dubbi sull’assolvimento dell’istruzione o se la famiglia non risponde. Gli homeschooler faranno gli esami di idoneità e licenza da privatista, quindi il genitore dovrà (proprio come le scuole private) presentare un programma scolastico entro marzo per poter accedere all’esame.
Perché si dice no alla scuola
Erika Di Martino ha 5 figli bilingui “che non sono mai andati a scuola”. La possibilità di non seguire rigidamente un programma scolastico permette agli homeschooler di imparare a leggere e a fare di conto in modi creativi e con l’ausilio di materiali e tecnologie. Spesso i genitori che scelgono l’homeschooling si rifanno alla pedagogia montessoriana e steineriana, quindi con metodi diversi rispetto alla scuola tradizionale.
In molti casi le famiglie che scelgono l’homeschooling sono bilingui.
L’educazione parentale permette di offrire ai propri figli un’istruzione adeguata e una cultura che rispecchia i paesi di provenienza di entrambi i genitori che sarebbe impossibile da chiedere a un’insegnante tradizionale. Poi c’è chi con la scuola ha avuto una brutta esperienza, e chi semplicemente non riesce a omologarsi a una lezione collettiva, perché ha bisogno di più o molto meno tempo per imparare. Di “personalizzazione dell’istruzione” ha parlato Mark Zuckerberg circa il futuro della scuola e ne fa riferimento Ken Robinson nel suo libro del 2015 “Creative Schools: The Grassroots Revolution That’s Transforming Education,” oltre che nel TED che abbiamo tradotto qui. Secondo Robinson, il modo migliore di imparare, per uno studente, è quello che si sceglie da solo in quanto a modi e tempi. “Tutti gli studenti sono individui unici, con le loro speranze, talenti, ansie, paure, passioni e aspirazioni – scrive – coinvolgerli come individui è essenziale per raggiungere un certo successo”.
Personalizzare l’istruzione
L’educazione a casa è certamente un percorso molto più personalizzato rispetto a uno strutturato in un gruppo a scuola. In effetti, anche nelle scuole gli insegnanti cercano di fare il loro meglio per “adattare” i percorsi ai singoli alunni, finendo spesso per insegnare a un livello “medio” che coinvolga tutti e che non lasci escluso nessuno. D’altronde, non potrebbero fare altrimenti: ci sono classi che arrivano ad accogliere 30 bambini, ognuno di loro con una propria velocità di apprendimento e proprie caratteristiche. Seguirli uno per uno non sarebbe possibile. Chi crede nell’homeschooling, invece, punta proprio sulla lezione personalizzata come elemento positivo. Oltre che, naturalmente, alla possibilità di vivere il percorso di apprendimento in un ambiente confortevole, dove si può fare una merenda quando si vuole, dove ci si può alzare in piedi quando se ne sente il bisogno, senza aspettare necessariamente il cambio dell’ora. E di ritrovarsi, alla fine dell’estate, senza alcun sintomo di stress da rientro.