In questa scuola i bambini con disabilità vengono accompagnati dagli amici a quattro zampe. “Prendersi a cuore un altro essere sviluppa una forma di socializzazione e collaborazione reciproca”
Apple, Cherry, Portos, Minù e Freud. Sono loro i “nuovi” compagni di scuola dei ragazzi diversamente abili dell’istituto “Almerico Da Schio” di Vicenza. Il progetto di intervento assistito è stato realizzato grazie alla lungimiranza del dirigente scolastico Giuseppe Sozzo e alla disponibilità delle insegnanti Erika Calligaro e Caterina Neri. Il tutto è nato dalla sensibilità degli studenti durante un’assemblea di istituto.
La teoria di Levinson
L’idea è piaciuta e immediatamente è stata coinvolta l’associazione cinofila “Dogs 4 fun” che ha già avuto esperienze di questo genere negli asili nido e nelle case di riposo. D’altro canto la pet therapy, neologismo anglosassone che indica letteralmente la terapia dell’animale da affezione (o Zooterapia) è sempre più usata nelle scuole e supportata dalla teoria di Levinson. Nel 1953, Levinson, aveva in cura un bambino autistico che era stato sottoposto a molte cure senza però trovare alcune risposte o progressi alla sua malattia. Un giorno, i genitori del bambino accompagnarono il figlio alla seduta con un leggero anticipo rispetto all’orario prefissato. In quel momento, Levinson era talmente impegnato in un altro lavoro che fece accomodare la famiglia nel suo studio dimenticandosi di fare uscire il suo cane Jingles. Non appena il cane vide quel bambino, la bestiola si diresse verso di lui e cominciò a leccarlo. Il piccolo non mostrò alcun tipo di timore o paura, ma anzi ne fu talmente conquistato che cominciò ad accarezzarlo dolcemente. Alla fine di quell’incontro il bambino manifestò uno dei suoi pochi desideri espressi fino a quel momento della sua vita: tornare nello studio dello psichiatra per poter giocare di nuovo con il cane.
Come spiega bene Levinson, e come scrive anche nell’articolo The dog as co-therapist (dove tra l’altro utilizzò per la prima volta l’espressione pet therapy), il bambino, nel tempo, continuò a giocare con Jingles e questo permise allo psichiatra di inserirsi nel gioco, creando così un rapporto col suo piccolo paziente.