I docenti che capovolgono la classe si sono dati appuntamento a Roma con l’associazione Flipnet per esaminare il percorso già fatto e confrontarsi su nuove sfide. Dall’Europa testimonianze e buone pratiche.
A convegno con i flippers. Nulla a che fare con giochi d’antan, o con le pinne per i nuotatori (questo il significato della parola inglese) i flippers nel mondo della scuola, sono quei docenti che praticano “la classe capovolta”, la flipped classroom. Lo scorso 19 febbraio si sono dati appuntamento a Roma, 350 docenti flippers, o interessati a diventarlo, si sono confrontati con esperti internazionali, pedagogisti, analisti, sulla didattica innovativa, modulata nell’approccio inclusivo e cooperativo del lavoro del lavoro di insegnanti e studenti insieme. Una giornata di lavori per il secondo convegno nazionale “Lo sguardo capovolto” promosso dall’associazione Flipnet in collaborazione con la Fondazione Mondo Digitale, alla Biblioteca Nazionale di Roma. Ha aperto il convegno Tullio De Mauro.
Quasi un decennio di lezioni capovolte
La didattica della Flipped Classroom compirà dieci anni nel 2017, dalle prime sperimentazioni che pionieri flippers, i due docenti Jon Bergmann e Aaron Sams hanno cominciato nella Eaglecrest High School nella piccola contea di Arapahoe, al confine con l’area metropolitana di Denver in Colorado. Quando sia arrivato tutto ciò in Italia (compiti da fare in classe e lezioni, meglio se video lezioni da seguire a casa), è difficile determinarlo, gli stessi insegnanti intervenuti al convegno hanno fatto nel tempo delle sperimentazioni senza sapere che seguivano le orme di Bergman e Sams. Una sorta di approvazione, o meglio una presa in considerazione da parte del ministero dell’Istruzione, è arrivata con i primi corsi riconosciuti dal MIUR con decreto del 21 luglio 2014, rivolti a docenti della scuola primaria, ideati e realizzati dell’associazione Flipnet, i cui soci fondatori, Maurizio Maglioni e Fabio Biscaro, sono autori del libro “La classe capovolta. Innovare la didattica con la flipped classroom”, uscito nello stesso anno. A fare una panoramica cronologica, e anche dell’evoluzione e la disseminazione positiva di questa metodologia, è stata Grazia Paladino, che ha raccontato nella sua presentazione che “l’idea di creare un’associazione per diffondere in Italia la classe capovolta nasce in un bar, nel novembre 2012”.
Ribaltare il punto di vista
Il racconto di Grazia Paladino, insegnante di Scienze e Matematica, all’Istituto Comprensivo Federico De Roberto di Zafferana (Catania) e formatrice per Flipnet, attiva in rete con il suo sito Capovolgi Le Scienze, emerge dal confronto con una molteplicità di soggetti e avvenimenti che lei chiama ingredienti: “Un figlio dislessico, un gruppo di terapisti che si occupa dei bisogni educativi speciali, figli e studenti annoiati e disinteressati alla scuola, un libro ordinato su Amazon di due docenti americani”.
Ribaltando il punto di vista, cioè l’abitudine alla lezione frontale, si è aperta la possibilità che allievi di età diverse, differenti esigenze, potessero vedere a casa propria una lezione, più volte, con più aiuti, utilizzando strumenti come il pc, il tablet, o addirittura lo smartphone.
Gli stessi che arriveranno in classe con la voglia – si spera – di avere risposte, approfondimenti, o spiegazioni supplementari. Evidenti i vantaggi per tutti. “Risulta subito chiaro che questo metodo può aiutare soprattutto chi è in difficoltà con la didattica tradizionale (uguale per tutti che, in realtà, non va bene per nessuno) ossia la maggioranza degli studenti: annoiati, dislessici, disattenti, iperattivi… ma anche gli eccellenti” ribadisce Grazia Paladino. Così, le cose si mettono ordinatamente in armonia, un ex ministro della Pubblica Istruzione, linguista e professore emerito, Tullio De Mauro, promuove la classe capovolta su un settimanale autorevole, altri media parlano di come questa pratica innovativa possa entrare nelle classi italiane. Tutto sembra ormai possibile. Così nasce a metà 2014 il primo progetto di formazione: “Capovolgere i Bisogni Educativi Speciali” un corso online per docenti riconosciuto dal Miur. Una traccia che si dirama dall’input iniziale, esattamente come è avvenuto negli altri luoghi nel mondo, con un naturale utilizzo dei social network, gruppi di discussione su Facebook, pagine repository per postare video lezioni, o indicarle su Youtube.
Nascono siti che i docenti possono organizzare facilmente per stimolare gli studenti a far propri dei contenuti da esplorare, in quello che è ormai è chiamato “il tempo liberato”, dal dovere di fare i compiti a casa.
Al quale si sostituisce lo spazio/tempo per acquisire conoscenze sulle quali confrontarsi con i propri coetanei e i docenti. Nel frattempo vien pubblicato il libro “La classe capovolta”, di Maurizio Maglioni e Fabio Biscaro, con prefazione di Tullio De Mauro.
Il diritto di cittadinanza della flipped classroom nella scuola italiana
Il 2014 sembra proprio l’anno delle innovazioni pedagogiche in Italia, l’Indire, l’istituto d’innovazione e Ricerca Educativa del ministero dell’Istruzione, stava già lavorando col movimento Avanguardie Educative a censire e analizzare ciò che di nuovo, di tecnologico e creativo stava accadendo nelle scuole italiane, il movimento diventa ufficiale e si scopre che in diverse scuole italiane ci sono classi rovesciate sin dal 2011, per esempio al Istituto d’istruzione Savoia Benincasa di Ancona, o all’Istituto Tecnico Pacioli di Crema, al Melchiorre Gioia di Piacenza, al liceo Artistico Argan di Roma e allo scientifico Bertolucci di Parma successivamente. Nascono, sostenute dall’Indire, le 22 scuole pioniere e capofila di un movimento innovatore, che oggi ne conta ben 400. Le combinazione tra le 12 innovazioni censite, fanno sì che per esempio si affianchi alla flipped classroom, il debate, la capacità degli studenti di dibattere intorno a un’idea, un punto di vista, un fatto politico o di cronaca, che hanno esaminato a casa, con tutti i supporti possibili, e poi arrivano a scuola divisi in gruppi che si contrappongono per dialettica, a sostenere la propria idea. Da qualche anno ci sono delle gare di debate, cominciate nel circuito delle scuole toscane e arrivate sino all’Expo 2015 a Milano.
La formazione per gli insegnanti capovolti
Flipnet diventa un’associazione titolare di corsi di formazione online e summer school tematiche, e ogni anno raccoglie iscrizioni sempre più numerose. Sta lavorando alla mappatura delle flipped classroom, e invita quegli insegnanti che stanno facendo questa esperienza a geolocalizzarsi attraverso Google Maps, anche se “capovolgono” la lezione su una sola materia di studio, purché abbiano anche un piccolo blog di contenuto didattico. Altri insegnanti fanno da soli, si collegano a siti internazionali, scaricano video da Youtube. Sono risultati tra i più utilizzati per la flipped classroom i video di Ted Education, alcune video lezioni sono tradotte in italiano, in altri casi li traducono i docenti insieme con gli allievi. La flessibilità, di quello che è diventato uno strumento in piena diffusione, appunto la flipped classroom, così come è stato ribadito nel convegno di Flipnet, offre opportunità legate alla tecnologia, alla fantasia degli insegnanti, e ponendo sempre al centro i bisogni degli allievi. Gli insegnanti si scambiano web binar, messaggi e link su Twitter, creano pagine su Facebook. La lezione capovolta può diventare sempre più interattiva utilizzando delle piattaforme per creare una lezione in pochi minuti, come Blendspace o Edmondo dove gli insegnanti possono inserire contenuti multimediali (immagini, video, testi, file, audio) in caselle che diventano un’interfaccia con lo studente che scarica la lezione per guardarla a casa o per ripassarla. E’ una didattica dalle numerose possibilità, si pensi ai video della Khan Academy, o di Oilproject del nostro Marco de Rossi.
Le esperienze internazionali
Tre interventi interessanti per raccontare la classa capovolta, con le sue infinite variabili in Francia, in Spagna e nel Regno Unito, hanno concluso il convegno di Flipnet.
Heloise D. Dufour, presidente dell’associazione “Inversons la classe“ docente, formatrice, ricercatrice e blogger, ne ha fatto un punto fermo: “La classe capovolta – ha detto – non è un dogma, ma un concetto flessibile, che apre le porte alle esperienza di pedagogia attiva. Una leva per trasformare profondamente la scuola, dove i protagonisti assoluti sono gli allievi al centro del processo di apprendimento, e gli insegnanti imparano dalla pratica stessa”. I francesi si stanno concentrando sulle diverse tipologie di video lezione, loro le chiamano capsule video, sulla loro durata, la loro qualità, la scelta per i diversi livelli scolastici, e la possibilità di personalizzarli insieme agli allievi, con il loro apporto creativo.
Raúl Santiago, docente di Scienza dell’educazione dell’Universidad de La Rioja (a un centinaio di chilometri da Bilbao), coordinatore del “Proyecto The Flipped Classroom”, autore di testi sulla motivazione dell’allievo e sull’utilizzo delle tecnologie nel processo di apprendimento, si è soffermato sull’approccio con lo studente, e sul suo coinvolgimento attivo anche nelle classi della scuola superiore, o all’università. Ha sottolineato l’importanza della didattica interattiva per chi ha sia dei bisogni educativi speciali, poiché ha singolari ritmi di apprendimenti, sia per chi invece fa parte di quella categoria che “si annoia in classe”, e riceve maggiori stimoli in ambienti informali, alternativi alla scuola.
Russel Stannard, docente all’Università di Warwick dove lavora al Centro di Linguistica Applicata tra i più seguiti e premiati divulgatori della digital Education in Uk, ha spiegato le tecnologie più utilizzate, e che si possono ritrovare nel suo sito web, molto popolare www.teachertrainingvideos.com. Ha passato in rassegna la composizione di una lezione capovolta con i differenti strumenti didattici che possono essere utilizzati nei diversi settori dell’insegnamento, in particolare della lingua inglese. Nella sua presentazione ha affrontato anche il modo in cui si può valutare il feedback degli studenti, il tempo dell’approfondimento, e la capacità di esprimersi degli allievi attraverso la flipped classroom e altre didattiche supportate dalla tecnologia.
All’evento hanno partecipato tra gli altri: Alfonso Molina, direttore scientifico della Fondazione Mondo Digitale, Paolo Ferri dell’Università di Milano Bicocca, Eraldo Affinati, scrittore, Daniela Lucangeli dell’Università di Padova e Aldo Torrebruno del Politecnico di Milano.