Valentino Catricalà, direttore artistico della Maker Faire Rome, ci racconta che cosa dobbiamo aspettarci dalla Maker Art
L’innovazione abbraccia l’arte. Da oggi fino al 20 ottobre alla Maker Faire Rome, il più grande evento europeo dedicato alla tecnologia dell’innovazione, organizzata da Camera di Commercio e Innova Camera, arriva MakerArt l’inedito progetto dedicato alla relazione tra arte contemporanea e nuove tecnologie
Maker Faire per la prima volta si apre all’arte contemporanea attraverso la creazione di percorsi sinergici e integrati tra maker e artisti internazionali selezionati dal curatore della sezione Valentino Catricalà.
Che cos’è MakerArt
MakerArt, immaginata come una sorta di vera e propria lente sul contemporaneo all’interno della fiera, propone lo snodarsi di una successione d’installazioni interattive lungo il percorso della manifestazione, in modo da coinvolgere il pubblico e rappresentare i tanti e diversi modi di interpretare la cultura dell’innovazione tecnologica. Oltre a grandi installazioni d’intelligenza artificiale, robotica, sound art, videoarte, la sezione prevede dei “pop up art”, ovvero degli happening in grado di “spiazzare” continuamente lo spettatore nel suo percorso. Inoltre, per la prima volta in Italia, una novità assoluta nel panorama nazionale e peculiare a questo spaccato fieristico, gli artisti avranno la possibilità di collaborare con le aziende del settore tecnologico creando un vero connubio tra arte, scienza e innovazione tecnologica.
Le opere, basate sia su proposte di concetti utopici sia su progetti realizzabili collegati a temi universali quali la vita umana, la salvaguardia dell’ambiente, le relazioni sociali, si propongono di stimolare attraverso la creazione artistica interrogativi e riflessioni che riguardano ognuno di noi e il mondo che ci circonda.
Trentuno presenze con provenienze rappresentative di tutto il mondo: Belgio, Canada, Italia, Russia e USA compongono la rosa degli artisti rispondente a profili internazionali di altissimo livello. Durante la MakerArt saranno, infatti, visibili le installazioni di Pier Alfeo, Mattia Casalegno, Cod.Act, Joseph DeLappe, Joaquin Fargas, Anna Frants, Richard Garet, Alessandro Giannì, Elena Gubanova e Ivan Govorkov, Giang Hoang Nguyen (a cura di Re:Humanism), Sergey Komarov e Alexey Grachev, Via Lewandowsky e Carlo Caloro, LU.PA., Matteo Nasini, Simone Pappalardo e José Angelino, Chiara Passa, Donato Piccolo, Maria Grazia Pontorno, Martin Romeo, Aura Satz, Federico Solmi, Lino Strangis, Mat Toan, Patrick Tresset, Bill Vorn.
A Maker Art ci sarà anche il grande ritorno di A – Mint (Artificial Musical Intelligence), l’intelligenza artificiale applicata alla musica. L’Ai è il nuovo pianoforte: è a tutti gli effetti uno strumento con la tecnologia più avanzata, quella degli algoritmi e del deep learning. Ogni volta che un artista schiaccia un tasto oppure sceglie una nota A- Mint ne emette di infinite in un canone di improvvisazione tarato sull’artista, generando una sorta di hyperloop di creatività.
Abbiamo intervistato Valentino Catricalà, direttore artistico della Maker Faire, per conoscere meglio il progetto di Maker – Art.
Perché portare l’arte in una fiera, anzi alla manifestazione più importante d’Europa sulla tecnologia?
“Questa sezione dedicata all’arte prende spunto da una serie di ricerche che sto portando avanti su come l’arte possa essere un motore per l’innovazione tecnologica. Anche le grandi aziende del settore tecnologico si stanno aprendo all’arte. L’idea è quella che l’arte possa essere un punto fondamentale a tal punto da creare nuove sinergie con ingegneri, tecnici, creativi. L’arte non è solo qualcosa rinchiuso nei musei ma diventa un motore per la società. Abbiamo deciso di aprire questa sezione dove ci saranno una trentina di artisti, con dei padri della robotica art, artisti di fama internazionale ad artisti più giovani che hanno lavorato su temi come la robotica, l’intelligenza artificiale, i temi della sostenibilità, il suono”.
Cosa potrà portare a casa il visitatore da questa esperienza?
“Il visitatore porterà a casa un modo nuovo di vedere sia l’arte che l’innovazione. Si vedrà come l’artista che sperimenta con le tecnologie, il suo fine non è mai la creazione della tecnologia fine a se stessa come può essere per un ingegnere ma l’utilizzo della tecnologia per una nuova visione”.
Ma da dove nasce questa idea che l’ha portata a bussare alle porte di Maker Faire?
“Lavoro da un po’ di anni sul rapporto tra arte e tecnologia. Facevo un festival al Maxi proprio su questo tema e questa idea stuzzicava l’interesse dei promotori. A me interessa portare l’arte contemporanea all’interno del mondo dell’innovazione e al contrario portare l’innovazione nel mondo dell’arte contemporanea. E’ vero che l’innovazione può guadagnare molto dall’arte ma anche gli artisti, i musei possono trarne dei vantaggi. Questi artisti da molti anni lavorano con ingegneri nell’intento di creare nuove opere. Abbiamo dato la possibilità ad artisti giovani di avere uno scenario internazionale”.