Da un articolo del Wall Street Journal un approfondimento sulla salute dei più giovani
Il mondo delle Big Tech sta guardando al futuro in queste settimane. Non si contano le interviste rilasciate dal Ceo di Meta (l’ex Gruppo Facebook), Mark Zuckerberg, entusiasta sull’avvenire di Menlo Park. Il metaverse darà agli utenti quella «sensazione di presenza» che finora è mancata alle piattaforme. Nel frattempo esperti e organizzazioni continuano a denunciare una situazione sempre più grave per quanto riguarda la salute mentale e fisica degli iscritti, soprattutto giovani. In questo lungo articolo del Wall Street Journal si parte dal caso di un ragazzo ricoverato in ospedale dove gli è stata diagnostica l’anoressia nervosa. Per diventare sempre più veloce a baseball, questa la sua storia, ha scelto di dimagrire basandosi anche sulle statistiche di un’app dove venivano aggiornati i miglioramenti dei giocatori dilettanti. Anche questo avrebbe contribuito a un percorso di disturbi alimentari. Instagram e gli altri social che responsabilità hanno?
Leggi anche: Chi è Frances Haugen, la data scientist che attacca Facebook
Disturbi alimentari: il problema è più esteso
In casi simili non è facile – o, forse, è impossibile – trovare la pistola fumante e dichiarare colpevole una piattaforma nello specifico. Quel che però sappiamo è che negli USA ospedali e medici stanno riscontrando un aumento dei casi di disturbi alimentari anche tra i ragazzi. Un problema serio spesso associato alla sfera femminile – uno dei tanti luoghi comuni – in realtà rappresenta un rischio addirittura maggiore per i maschi: sempre il Wall Street Journal ha infatti spiegato, citando esperti, che un caso di anoressia in un adolescente viene probabilmente scoperto più tardi. Questo perché c’è la falsa convinzione che la questione riguardi soprattutto le giovani e non sempre le famiglie riescono a notare i primi campanelli d’allarme.
Leggi anche: Il metaverse di Facebook: cos’è, cosa ci potremo fare, quando arriverà
Michaela Voss, direttore medico del centro per i disturbi alimentari del Children’s Mercy Hospital di Kansas City, ha dichiarato che prima della pandemia i maschi rappresentavano dall’1 al 2% dei suoi pazienti; un anno e mezzo dopo sono saliti al 6%. I social media e internet possono essere un pozzo di conoscenza, ma anche una inquietante bacheca su cui trovare informazioni potenzialmente rischiose per perdere peso, nascondere problemi legati all’alimentazione e, cosa ancor più grave, capire come vomitare dopo aver mangiato.
Leggi anche: Instagram, siamo sicuri faccia bene ai nostri figli?
La Cina contro il binge eating
I disturbi alimentari non significano soltanto anoressia. Sono tanti gli YouTuber e influencer che pubblicano contenuti di abbuffate di cibo. Si chiama binge eating e attrae milioni di visualizzazioni. Lanciato in Corea del Sud, il trend – lo abbiamo raccontato anche noi – si mescola spesso alla tecnica ASMR, che mette in risalto i suoni. Simili video possono contribuire quantomeno a trasmettere l’idea dell’alimentazione come trasgressione. La Cina, paese che difficilmente può essere preso a modello, ha deciso di prendere di mira questi filmati. In Italia il decesso di Omar Palermo, noto su YouTube come YouTube anche io, ha generato un dibattito, con l’intervento di diversi content creator che hanno trovato fuori luogo molte condoglianze, a fronte di un sostegno incondizionato a un certo modo di stare online.
Leggi anche: Drowning su Nintendo Switch: non c’è vergogna nel chiedere aiuto
Al netto delle contromisure che tutte le piattaforme, da Instagram a TikTok, stanno mettendo in campo per contrastare i video e contenuti che possono favorire disturbi alimentari tra gli utenti, il problema riguarda ancora una volta la moderazione e il peso degli algoritmi delle Big Tech. Immagini di vite perfette e corpi scultorei non possono essere certo messe sul banco degli imputati come principali colpevoli. Restano però i modelli a cui in molti aspirano e, purtroppo, non tutti hanno la forza e il sostegno necessari per non farsi del male.