L’azienda piemontese che faceva i cioccolatini per i Savoia rischiava di chiudere e di vedere il proprio marchio su cioccolato turco
È stata una battaglia lunga e a tratti disperata, che anche StartupItalia ha seguito da vicino, ma sembra aver portato i suoi frutti. Pernigotti, la storica azienda italiana con alle spalle 160 anni di storia, non chiuderà i battenti. Il marchio noto e rinomato in tutto il mondo non sarà apposto solo su cioccolatini turchi. Il piano industriale illustrato dall’azienda conferma che l’impianto industriale di Novi Ligure (Alessandria) resterà aperto e, almeno tra il 2020 e il 2024, non ci saranno esuberi.
Due nuove linee nell’Alessandrino
Il piano industriale, presentato al ministero dello Sviluppo Economico al termine di una aspra lotta sindacale, prevede l’apertura di due nuove linee di produzione nello storico impianto piemontese di gianduiotti. Accanto a torrone e cioccolatini, lo stabilimento si occuperà anche di tavolette di cioccolato e creme spalmabili, finora prodotte in Turchia dove si trova la proprietà.
Il felice esito della vertenza è legato a doppio filo al fatto che la proprietà turca ha individuato due partner per il rilancio del comparto italiano. Si tratta della Cioccolato Spes di Torino e del gruppo Optima di Rimini.
La cessione di Pernigotti ai turchi
Ma ripercorriamo le vicissitudini aziendali che avevano portato Pernigotti a un passo dalla chiusura, almeno qui in Italia, a favore di una massiccia delocalizzazione estera. La storica azienda di viale Rimembranza a Novi Ligure che ha dato lavoro a generazioni di novesi e che ha rappresentato, assieme alla Ferrero di Alba (Cuneo) una delle eccellenze dolciarie del basso Piemonte, era stata ceduta, a sorpresa, lo scorso 11 luglio 2013 dalla famiglia Averna al gruppo turco dei fratelli Toksöz, attivo in più settori, dal dolciario, al farmaceutico fino ad arrivare a quello energetico. Da allora per i 250 dipendenti è iniziato un periodo di forte inquietudine dato che i nuovi acquirenti avevano subito espresso l’intenzione di delocalizzare in Turchia.
L’azienda piemontese faceva i cioccolatini per la famiglia reale
La lunga tradizione Pernigotti – si legge sul sito dell’azienda – inizia nel 1860 quando Stefano Pernigotti apre nella piazza del Mercato a Novi Ligure, una drogheria specializzata in «droghe e coloniali» già rinomata fin dagli inizi per la produzione di un pregiato torrone. Nel 1882 la società viene insignita con l’onorificenza dello Stemma Reale che la accredita ufficialmente come fornitore della Real Casa.
Agli inizi del ‘900 l’azienda è una delle più importanti del settore, con macchinari all’avanguardia e un sistema produttivo in grado di dare vita a lavorazioni pregiate e ricette uniche. La seconda generazione si dimostra all’altezza dell’eredità ricevuta è grazie al suo ingegno e alla profonda conoscenza delle tecniche di lavorazione dolciaria che Paolo Pernigotti, per far fronte al divieto di usare lo zucchero in vigore durante la guerra, perfeziona e commercializza una rivoluzionaria ricetta per il torrone a base di miele concentrato.
Passano pochi anni e nel 1927 inizia la produzione del Gianduiotto, il cioccolatino che fonde in una forma inconfondibile cacao e pasta di nocciole e che diventa uno dei simboli più apprezzati della tradizione italiana nel cioccolato. Negli anni successivi la ricerca Pernigotti non si arresta e l’azienda cresce, cambia sede e continua a proporre prodotti che entrano nella storia e nelle case di tutti gli italiani come il Cremino, le Pepitas e il Nocciolato, per arrivare negli anni ’70 a essere una delle più importanti realtà nel settore del cioccolato.
“Nel 2014 – si legge ancora sul sito – la famiglia Toksoz raccoglie questa grande tradizione per guidarla in un processo di internazionalizzazione che, salvaguardando le radici territoriali del marchio e rispettando la qualità delle ricette originali, porti il piacere del grande cioccolato italiano in tutto il mondo”. Una definizione che, fino a ieri, pareva quasi una presa in giro. Invece Pernigotti continuerà a essere italiana.