La proposta di Palazzo Marino. Dipendenti pubblici in sedi distaccate, vicino a casa. A vantaggio anche dei commercianti
Il Comune di Milano sarebbe al lavoro per distribuire parte dei propri dipendenti pubblici all’interno di sedi distaccate e coworking convenzionati. L’obiettivo è quello di offrire uno spazio di lavoro vicino casa, alleggerendo così le corse dei mezzi pubblici. Da qui l’espressione near working, nuova via che da una parte favorirebbe la flessibilità, dall’altra darebbe una boccata di ossigeno a bar, ristoranti e attività commerciali orfani di milioni di pendolari. Come si legge sul Corriere della Sera, l’assessore al Lavoro, Cristina Tajani, ha spiegato che «inseriremo la possibilità di lavorare in luoghi che non siano nè il solito ufficio, nè l’abitazione. Una via di mezzo, un posto di lavoro vicino al proprio domicilio».
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Near working, la terza via?
Dopo anni di crescita forsennata, Milano vive come tutte le grandi e piccole città un periodo di grossa difficoltà. Lo smart working e l’assenza di universitari hanno sottratto milioni di euro alle attività. Il Founder di Talent Garden, Davide Dattoli, ha dato la sua previsione sul lavoro del futuro in un’intervista a Repubblica. Se il capoluogo lombardo vuole recuperare terreno, allora occorre «ripensare il rapporto tra vita umana e professionale con più spazi verdi e case vivibili». E, soprattutto, a prezzi più abbordabili per free lance e studenti: stando ai dati più aggiornati, i prezzi degli affitti non sarebbero affatto calati, neppure di fronte alla pandemia.
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Con il near working Palazzo Marino punta così a favorire non soltanto le piccole attività e i cittadini, ma anche ad incentivare il ritorno in città di molte persone. Per Milano, i numeri ufficiali parlano di una perdita di più di 13mila residenti nel 2020. Oltre alle sedi distaccate del comune, l’amministrazione Sala è in contatto anche con Assolombarda per concordare l’impiego di immobili sottoutilizzati per destinarli anche alla pubblica amministrazione.