Austria, Olanda, Danimarca e Svezia tratteggiano il fondo per la ricostruzione: soldi da restituire in cambio di riforme “per non ritrovarsi impreparati la prossima volta”. Con il controllo della Procura europea
I Frugal Four (il nuovo appellativo dei falchi del Nord) hanno lavorato senza sosta al documento che all’alba di oggi è stato recapitato alle cancellerie e agli uffici di Bruxelles da quando, martedì scorso, Parigi e Berlino hanno sorpreso l’Unione europea proponendo la loro visione dei Recovery Fund. Parliamo dello strumento che sarà utilizzato per la ricostruzione post pandemica.
La cancelliera Angela Merkel e il presidente Emmanuel Macron
Il patto franco-tedesco ha anche impresso una accelerazione ai lavori comunitari, che rischiavano di restare impantanati per via delle distanze siderali tra quanto chiedono Paesi come la Spagna e l’Italia in termini di aiuti e quanto sono invece disposti a concedere nazioni appena sfiorate dall’epidemia, come l’Olanda e l’Austria. L’accelerazione franco-tedesca non è dunque piaciuta ai quattro portatori di un’idea d’Europa assai diversa, meno solidale e più frugale, appunto: Austria, Olanda, Danimarca e Svezia. I quattro, per quanto nanerottoli in termini di PIL e di apporto alla storia comunitaria, questa volta non ci stanno a fare i semplici gregari della Germania e non sembrano intenzionati a lasciare che il timone del Vecchio continente resti nelle mani di Emmanuel Macron e di Angela Merkel. Perché sul Recovery Found vogliono dire la loro.
Il documento dei Frugal Four
Austria, Paesi Bassi, Danimarca e Svezia tratteggiano un fondo di emergenza “temporaneo, una tantum” e limitato a un biennio. Sarà vincolato al sostentamento della “ripresa economica e la resilienza dei settori sanitari” con un approccio basato su “prestiti a condizioni favorevoli” senza “alcuna mutualizzazione del debito”. In più, in cambio, l’Unione europea dovrà esigere “un forte impegno per le riforme” nazionali da parte dei beneficiari.
Nel documento presentato da Austria, Paesi Bassi, Svezia e Danimarca – di cui ANSA ha preso visione – i Frugal Four chiariscono che potranno essere concessi prestiti “a condizioni favorevoli ai Paesi che più ne hanno bisogno”, “limitando” però “il rischio per tutti gli Stati membri”.
Mark Rutte
Niente eurobond
Il no agli eurobond non potrebbe essere maggiormente esplicito: “ciò su cui non possiamo concordare è la creazione di qualsiasi strumento o misura che porti alla mutualizzazione del debito o a significativi aumenti nel bilancio Ue”. Il Fondo d’emergenza, si legge ancora nel non-paper dei Frugal Four, dovrà essere legato a un bilancio Ue “modernizzato” e farà da “supplemento al pacchetto senza precedenti da 540 miliardi euro già concordati dal Consiglio europeo” con SURE, Banca europea degli Investimenti e MES. Non pare sia specificata la portata (il piano franco-tedesco prevedeva 500 miliardi, comunque di gran lunga inferiore alle aspettative italiane, spagnole e della stessa Commissione europea). Le spese relative al Covid-19 potranno essere coperte dagli Stati membri attraverso “risparmi nel quadro finanziario pluriennale Ue, riprogrammando” le risorse “nelle aree che hanno meno probabilità di contribuire alla ripresa” economica.
Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e il primo ministro Mark Rutte
Ma il no agli eurobond, da quanto scrive ANSA, non è il solo tasto su cui i Frugal Four insistono maggiormente. L’altro è la necessità di chiedere in cambio “riforme” che permettano agli Stati membri di essere “meglio preparati per la prossima crisi”. I fondi, si sottolinea ancora nel documento, saranno ulteriormente vincolati: dovranno essere usati per sviluppare “ricerca e innovazione”, garantire “maggiore resilienza al settore sanitario” e attuare la “transizione verde” e “digitale” al centro anche del Green Deal Ue.
Sebastian Kurz, cancelliere austriaco
Ma c’è di più, perché Austria, Olanda, Danimarca e Svezia ammettono chiaramente di non fidarsi dei Paesi mediterranei: per tutelare i prestiti da possibili frodi, i Frugal Four chiedono infatti un “forte coinvolgimento della Corte dei conti europei, dell’Ufficio Ue anti-frode (Olaf) e della Procura europea (Eppo)”. “Il nostro obiettivo – conclude il documento – è fornire attraverso il bilancio pluriennale Ue finanziamenti temporanei e mirati nonchè offrire prestiti a condizioni favorevoli a chi è stato colpito più duramente dalla crisi”.
L’altro schiaffo di Vienna: apre le frontiere ma per i turisti
Il documento, a tratti offensivo, dei Frugal Four non è il solo schiaffo che oggi è stato vibrato nei confronti dell’Italia. Vienna, infatti, che nei giorni scorsi aveva deciso di tenere sigillate le proprie frontiere meridionali, oggi ha deciso di alzare le sbarre ai turisti tedeschi e svizzeri che transitano per l’Italia. Ma gli italiani non potranno passare.