Un terzo delle aziende innovative nel settore travel ha perso oltre il 75% dei propri guadagni, mentre il 65% ha sviluppato un nuovo prodotto o servizio per rispondere alla crisi
Le startup del turismo sono in grande sofferenza. La pandemia ha rallentato, e in alcuni casi quasi azzerato, le partenze e i viaggi. La diretta conseguenza è stata la forte crisi economica, nella quale le aziende del settore sono inevitabilmente finite. Una situazione che non migliorerà a breve, data la seconda ondata di contagi che ormai ha impattato l’Europa. Per comprendere meglio lo stato di salute delle startup legate al comparto turistico, l’Associazione Startup Turismo ha condotto un’indagine in collaborazione con l‘Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano.
© Grafico: Associazione Startup Turismo
Covid, quale impatto sulle startup del turismo?
La survey ha visto la partecipazione del 60% delle aziende socie dell’Associazione, provenienti da tutta Italia e impegnate soprattutto su tre campi d’azione specifici: Digital Marketing & Content, Experience Provider e Technology Provider. Delle startup intervistate, il 50% ha subito un dimezzamento del proprio fatturato, a causa della pandemia. Un terzo delle imprese ha invece visto una perdita del fatturato di oltre il 75%. Calano anche i round chiusi, -30%, con una complessiva riduzione del 50% negli importi. Si tratta di perdite rilevanti, se si considera che, prendendo in esame i primi 5 round per ognuna, le startup travel hanno raccolto, negli ultimi 5 anni, circa 12,5 milioni di euro.
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Per far fronte alle difficoltà, il governo ha messo in campo diverse misure nell’ambito del turismo. L’indagine ha chiesto alle aziende interpellate un giudizio sulle decisioni dell’esecutivo. La valutazione delle startup è stata nel complesso positiva: l’unica eccezione riguarda il Voucher Turismo, che non è stato accettato da oltre la metà delle startup coinvolte. Questa disposizione, insomma, afferma la ricerca, non ha protetto l’innovazione nel mondo del turismo, anche perché quasi il 78% delle aziende in questo ambito non poteva beneficiarne.
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“Senza nuova imprenditoria, senza startup, un Paese è morto”, afferma Filippo Renga, Direttore dell’Osservatorio Innovazione Digitale nel Turismo del Politecnico di Milano. “L’innovazione e la forza che portano le startup e i nuovi imprenditori sono linfe vitale per un Paese e qualsiasi sistema economico che vuole progredire. In quest’ottica, è particolarmente positivo che a livello mondiale il 49% delle startup del mondo travel siano state sviluppate in Europa“, prosegue Renga. “Cosa che non accade in altri settori”.
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Startup travel dinamiche e pronte a cambiare
Nonostante la pandemia e le sue conseguenze socio-economiche, le aziende innovative del turismo non si sono date per vinto. L’indagine ha infatti mostrato come il 65% delle startup travel intervistate abbia sviluppato un nuovo prodotto o servizio durante l’emergenza sanitaria. Una testimonianza dei grandi sforzi per salvare un settore, quello turistico, che a inizio anno valeva il 13% del Pil nazionale. “È da sottolineare il dato che una startup su tre ha interamente rivisto la propria value proposition, ovvero ha fatto un pivot, un cambio di rotta, per affrontare meglio il periodo che stiamo vivendo”. A spiegarlo è Karin Venneri, Presidente dell’Associazione Startup Turismo. “Per rilanciare il turismo bisogna ripartire proprio da queste soluzioni innovative e dall’approccio al cambiamento veloce che le startup hanno. E che”, sottolinea Venneri, “oggi più che mai è necessario per affrontare le future sfide nel turismo e aiutarlo nella sua piena ripartenza”.
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Identikit delle startup del turismo
La ricerca condotta nel corso di quest’anno ha anche rilevato la crescita diffusa dei team delle singole aziende innovative. Oggi, oltre la metà delle startup travel può contare su un organico di almeno 5 persone, ma solo il 60% di queste è impiegato a tempo pieno nel progetto. Più nello specifico, più del 30% ha tra le 4 e le 5 persone, mentre sono circa il 25% quelle con una squadra composta fra le 6 e le 11 persone. Il doppio rispetto al 2019.
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Altro dato interessante riguarda la componente femminile fra i founder di startup travel, intorno al 27%. Un dato in media più alto di quello relativo ai fondatori delle startup anche non travel, ma comunque troppo basso. Per quanto riguarda l’età, un founder su quattro di startup del turismo ha meno di 35 anni, mentre solo il 7% dei fondatori ha meno di 30 anni. “I grandi assenti si confermano ancora essere le donne e i giovanissimi, segno probabilmente di una cultura imprenditoriale italiana che ancora non riesce a ‘svecchiarsi’. E dare fiducia a quelle persone che da sempre sono considerate categorie più ‘deboli’, anche all’interno dello stesso sistema del lavoro”, osserva Andrea Zuanetti, Responsabile del Centro Studi Associazione Startup Turismo.
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Riguardo all’ambito delle startup travel, la fetta più grande (21%) si occupa di Digital Marteting & Content. Offrono quindi servizi e strumenti che puntano a supportare il percorso di digitalizzazione del settore dei viaggi e hospitality. Il secondo ambito più battuto, il 18% delle aziende sentite, è l’Experience Provider. Un settore che mira a implementare l’offerta di esperienze innovative nel turismo. Infine, il 16% delle startup travel intervistate è Technology Provider. Si tratta delle aziende innovative che propongono una serie di soluzioni tecnologiche, utili per supportare il business turistico.
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