Il Segretario del Commercio USA sospende i dazi decisi dal Presidente Trump. E nel frattempo i cellulari cinesi continuano ad aggiornarsi indisturbati
Possiedi uno smartphone Huawei e ti stai chiedendo cosa succederà il 19 agosto, giorno in cui entrerà in vigore il famigerato ban di Trump? Spoiler alert: non cambierà assolutamente nulla. C’è di più: che tu ci creda o no, il famigerato ban è già entrato in vigore. Eppure il tuo smartphone ha continuato a funzionare senza perdere un colpo, e continuerà a farlo. Questo perché tutta la faccenda non ha mai avuto niente a che fare con gli smartphone in circolazione: anzi, per quelli presenti (e per quelli futuri) non ci saranno problemi di sorta. Vediamo perché.
Le eccezioni alla regola
Ricapitoliamo brevemente. A maggio la Casa Bianca iscrive Huawei in una lista (la “entity list”) che determina con chi le aziende USA possono o non possono fare affari: questa decisione costringe il Segretario del Commercio ad emettere un bando provvisorio per il marchio Huawei (e altri), che andrà confermato entro il 19 agosto. Saltando i passaggi intermedi, arriviamo al 1 luglio: è lo stesso Trump ad annunciare in quell’occasione che è stata trovata una soluzione alla questione, di fatto trovando un tornaconto economico per gli Stati Uniti (la Cina si è impegnata a comprare prodotti agricoli made in USA) che in cambio hanno riaperto la porta a Huawei e ad altre aziende di Pechino.
Come dicevamo, in realtà la burocrazia a stelle e strisce è stata solerte e ha già completato l’iter di iscrizione di Huawei alla entity list: prima del 19 agosto. Il risultato è che alle agenzie governative USA è stato imposto di non acquistare beni e servizi da Huawei (e non solo: ricordiamolo, non c’è un’azienda soltanto coinvolta in questa vicenda). Per tutto il resto, invece, ci sono le “eccezioni”: che riguardano tantissime circostanze diverse, ivi compreso il commercio tra privati. La più divertente di tutte: la agenzie federali non possono acquistare direttamente da Huawei, ma se un fornitore terzo decide di proporre quel tipo di prodotti sono libere di approvvigionarsene. Nella pratica si potrà anche chiedere un’esenzione puntuale per casi specifici: per esempio, la concessione in licenza di Android a Huawei. E questo equivale a dire che per gli smartphone dell’azienda cinese non ci saranno problemi di sorta: oggi e nel prossimo futuro.
Per altro va sottolineato che qualsiasi novità varrebbe per i prossimi smartphone lanciati sul mercato: per quelli già in commercio, già venduti o ancora sugli scaffali in attesa di un acquirente, non c’è mai stato alcun problema. In queste settimane ha continuato a funzionare tutto perfettamente, con aggiornamenti costanti alle app e al firmware e con tanto di arrivo delle nuove versioni di Android e dell’interfaccia EMUI su modelli già in circolazione in ogni fascia di prezzo. Chiunque possieda un telefono Huawei può confermarlo, non è cambiato assolutamente niente in queste settimane: e non c’è motivo alcuno per cui qualcosa debba cambiare d’ora in avanti.
Il futuro di Huawei
Quello che si prepara è un autunno molto interessante per l’azienda cinese: il Mate 20 X 5G, appena lanciato, è il primo terminale di quinta generazione di casa che ha fatto il suo debutto (se servisse un’altra prova che nulla è cambiato: un telefono appena lanciato sul mercato che monta Android, aggiornato allo stato dell’arte) e a cui seguiranno altri due pezzi forti come il foldable Mate X e il prossimo Mate 30 atteso per ottobre. Tutti questi smartphone montano e monteranno Android, non c’è motivo di dubitarne: gli accordi con Google sono tutti in piedi e non cambieranno.
Leggi anche: Harmony OS, cosa sappiamo del nuovo sistema operativo Huawei
Nel frattempo Huawei si è data da fare e ha presentato al pubblico Harmony OS: è il prodotto di anni di impegno dei suoi tecnici nello sviluppare un sistema operativo di nuova generazione, pensato per device inseriti in un mondo dove il 5G e l’Internet of Things sono una realtà. È un sistema operativo molto interessante, tecnicamente parlando, che tuttavia è stato appena presentato: manca di tutto quello che Android ha già, ovvero un ecosistema composto da software, servizi e soprattutto sviluppatori, ovvero l’anima e il cuore che determinano il successo di una piattaforma. Harmony OS ha le carte in regola per crescere: ma per ora è poco più di un annuncio e una TV (smart) che arriverà sul mercato cinese. Ma c’è altro, se possibile più decisivo.
Da noi, qui in Europa, Android è destinato a restare un tassello importante per rendere uno smartphone appetibile e desiderabile: Huawei lo sa, e non intende cambiare strada. Sta lottando contemporaneamente in tribunale per vedersi totalmente riabilitata in Nordamerica. E nel frattempo sono emerse delle novità che giocano decisamente a suo favore: la guerra dei dazi montata da Trump si è arenata sotto il peso del suo approccio draconiano, lo stesso Segretario al Commercio ha sospeso l’entrata in vigore dei nuovi dazi previsti per il 1 settembre perché ritenuti eccessivi e potenzialmente dannosi per le stesse aziende statunitensi.
Le conseguenze sarebbero state significative soprattutto per lo shopping natalizio: appesantire il prezzo finale dei prodotti in vendita con le tasse, o peggio ancora facendoli sparire dagli scaffali, sarebbe un danno per i consumatori così come per i retailer. Se aumenta il prezzo a causa delle tasse e si riduce la scelta, i consumi calano e l’intera economia ne soffre. Non appena i nodi verranno al pettine (anche per il 5G), così come avvenuto in questo caso, ci sarà una riapertura completa: soprattutto Oltreoceano, le ragioni economiche hanno spesso la precedenza rispetto a tutto il resto e riportano il buonsenso anche nelle questioni politiche più complicate.