La Bundesbank potrà partecipare al nuovo programma di acquisti pandemico da 750 miliardi di euro lanciato dalla BCE il 18 marzo per contrastare gli effetti economici del Covid-19
L’Italia tira un primo, parzialissimo, sospiro di sollievo per le notizie che arrivano oggi dalla Germania. Secondo il calendario che avevamo tracciato ieri, quello di oggi era infatti il primo appuntamento ad alto rischio spread di una settimana che per il nostro Paese sarà davvero impegnativa. Per alcuni, anzi, l’appuntamento odierno era una sentenza sull’Euro e sull’Unione europea stessa. Quindi sono molteplici i Paesi che possono scrollarsi il sudore dalla fronte. Ma, attenzione: nel mazzo di rose che ci arrivano oggi dai giudici tedeschi ci sono diverse spine che non dovremmo sottovalutare.
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Cosa è accaduto in Germania
La Corte Costituzionale tedesca ha confermato che il programma di acquisto di titoli pubblici della Banca centrale europea, ovvero il Quantitative easing voluto da Mario Draghi, rispetta le leggi federali della Germania. Grazie a questa decisione la Bundesbank potrà continuare a prendervi parte attivamente.
La decisione, particolarmente attesa dato che avrebbe potuto incrinare la solidità comunitaria, pare mettere al riparo il nuovo programma di acquisti pandemico da 750 miliardi di euro lanciato dalla BCE il 18 marzo per contrastare l’impatto del Coronavirus sull’economia dell’eurozona, il PEPP. La corte si è espressa con 7 voti a favore e un solo contrario.
La BCE non ha valicato i propri limiti?
La tesi dei promotori del ricorso alla Corte Costituzionale tedesca, un gruppo di accademici e imprenditori, era che la BCE era andata oltre i propri poteri nel lanciare il Qe nel 2015 ritenendo che questo strumento incoraggi gli Stati a non seguire un percorso virtuoso di consolidamento dei conti sapendo di poter contare sulla rete di sicurezza della BCE. Tuttavia, la Corte costituzionale tedesca ha accolto in parte i ricorsi contro l’acquisto di titoli di Stato da parte della Banca centrale europea avvenuti a partire dal 2015. Questo potrebbe comunque condizionare in futuro l’accesso della Bundesbank a tali programmi fino a escluderla del tutto.
Tre mesi per dare risposte o scatteranno le condizioni
I giudici hanno infatti concesso tre mesi di tempo, passati i quali la Bundesbank dovrà ritirarsi dai programmi, se non vengono rispettate alcune condizioni o date risposte convincenti circa le incongruenze rilevate dalla Corte costituzionale. La prima è di fornire una spiegazione sul perché la BCE spesso abbia l’attitudine a deviare dal principio di proporzionalità nei suoi acquisti di titoli, favorendo le economie meno virtuose (su tutte, l’Italia). La seconda è motivare perché la BCE dovrebbe eccedere il limite del 30% del debito dei singoli Paesi membri. Sul punto peraltro si era già espressa, a favore della Banca centrale europea, la Corte di giustizia comunitaria, che i giudici di Karsruhe, nonostante il primato della giurisprudenza europea, rigettano.
A rischio il whatever it takes?
I giudici tedeschi, insomma, seppur di striscio, contestano il whatever it takes di draghiana memoria, recentemente espresso dalla nuova presidente della BCE, Christine Lagarde (Extraordinary times require extraordinary action). Per la Corte costituzionale tedesca, insomma, ci sono limiti evidenti all’operato della Banca centrale europea e – paradossalmente – risiederebbero nella Costituzione tedesca. Ora resterà da comprendere se la Bundesbank o la stessa BCE forniranno alla Corte le giustificazioni richieste. Di certo far passare ai mercati il segnale che la Banca centrale europea non ha poteri illimitati per salvare l’Euro non piacerà agli investitori.
Extraordinary times require extraordinary action. There are no limits to our commitment to the euro. We are determined to use the full potential of our tools, within our mandate. https://t.co/RhxuVYPeVR
— Christine Lagarde (@Lagarde) March 18, 2020
Steinmeier: “Berlino sta bene se i vicini stanno bene”
Intanto sempre dalla Germania arrivano segnali positivi circa un rinnovato sentimento di solidarietà a favore dei Paesi membri più colpiti. L’Unione europea ha “la chance di fare le cose giuste. Insieme possiamo contribuire alla ripresa dell’Europa”. Lo ha detto il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier in un’intervista alla FAS. “Sbagliamo in Europa quando guardiamo soltanto al nostro interesse economico nazionale. Vediamo adesso ad esempio quanto l’area metropolitana di Monaco sia connessa a quella di Milano. O come Volkswagen acquisti 20 mila componenti dall’Italia”. “Questo – ha concluso – dimostra che la Germania può star bene solo se non trascuriamo i nostri vicini”.