Clhub è un incubatore sardo che sta raccogliendo attorno a sé capitali e startup. Cuore dell’attività il food e il design.
Ha pochi mesi di vita, ma per il team di Clhub gli obiettivi sono già chiari e stanno portando i loro frutti. Dopo aver iniziato le sue attività nel novembre 2015, l’acceleratore d’impresa sardo creato da Riccardo e Giovanni Sanna ha messo a segno un colpo che fa schizzare il valore di Clhub a un milione di euro. Entra nel capitale sociale d’impresa la famiglia Apodaca, imprenditori che controllano il gruppo californiano Wesport Construction Inc., con un investimento di alcune centinaia di migliaia di euro. Questo ingresso non ha solo un valore economico, ma rafforza anche uno degli obiettivi principali di Clhub: quello di costruire un ponte tra le startup italiane e gli Stati Uniti.
Un salto negli States e ritorno
A 29 anni Giovanni Sanna non solo ha già vissuto in Gran Bretagna, Svizzera e Stati Uniti, ma ha avuto l’opportunità di innamorarsi di una nazione diversa da quella in cui è nato e scegliere anche di tornare a vivere nella sua terra d’origine. “Non avrei mai potuto creare Clhub in un altro posto se non in Sardegna“, spiega il Managing Partner dell’acceleratore. “Poi oggi la tecnologia accorcia davvero le distanze”. “Ho lavorato nel mondo della finanza tra Londra, Svizzera e la California e confesso che il modo di lavorare e vivere l’impresa all’estero mi ha stregato. Negli Stati Uniti ho capito che fare impresa può davvero creare valore aggiunto al sistema, ma che può diventare anche un modo per esprimere i propri valori personali.
In Clhub sto facendo questo: unisco la mia passione per la finanza all’implementazione del made e make in Italy. Per me non c’è niente di più facile da comunicare”. Insieme al fratello Riccardo, Ceo di Clhub, ci hanno messo i soldi, hanno scelto la struttura fisica in cui lavorare, ma soprattutto hanno impostato una direzione da seguire: quella – per dirla con l’imprenditore Bruno Cucinelli – del capitale umano.
«Se le persone dietro un progetto non sono unite, possono nascere grandi problemi»
“Nel nome che abbiamo scelto per il nostro progetto è racchiusa la nostra vision“, spiega Sanna. “C’è il Club – perché diamo molta importanza al team. Se le persone dietro un progetto non sono unite, possono nascere grandi problemi. E poi questa parola non si limita a simboleggiare degli associati, ma serve a creare un vero e proprio ecosistema integrato, in cui tutte le persone – comprese le squadre delle startup – possono crescere insieme”. Poi c’è il fattore Hub, che identifica la struttura in cui si lavora, un punto in cui entrare in contatto con altre persone e idee. Infine c’è il “Lab” (ovvero la prouncia di “lhub”): “perché il lavoro, gli investimenti, i programmi di internazionalizzazione, tutto mira a elaborare e sviluppare la crescita delle startup che scegliamo di incubare”.
Nel portafoglio Clhub food, design e i vincitori della Startup Battle
Clhub ha iniziato puntando su quattro startup che ruotano tutte attorno a due pilastri: il food e il design. Per l’agroalimentare l’Italia ha chiuso il 2015 con un fatturato di 135 miliardi di euro, con una crescita dell’1,5% e un +5,7% nelle esportazioni. Nel campo della moda e design il fatturato si attesta intorno ai 62 miliardi di euro (dati Info Data Blog Il Sole 24 ore).
Entrambi i settori godono di ottima salute e sono alimentati sul territorio da menti creative, team motivati e coscienti della necessaria integrazione tra tecnologia, organizzazione e idee. Al momento nel portafoglio di Clhub ci sono quattro startup: Saporeato di Simone Vacca, Aithalia (piattaforma che permette alle Micro Piccole Medie Imprese di avere un canale di vendita unificato per l’esportazione dei propri prodotti in tutto il mondo) e altre 2 realtà legate al mondo IT e Product per il food e design che verranno presentate nelle prossime settimane.
Mattonelle che producono energia se ci cammini:
Veranu vince la Startup Battle di Cagliari (e 15K)
A queste si aggiungono tre startup selezionate durante la Startup Battle. La sfida è stata vinta da Veranu di Alessio Calcagni, che verrà incubata da Clhub accedendo a 15 mila euro (€10.000,00 in cash e €5.000,00 in servizi) di funding per sviluppare la propria idea.
Il metodo Clhub
Clhub segue le sue startup fornendo supporto sul project management, metodologie lean, e naturalmente sul lato informatico, finanziario, legale e di comunicazione. “Nel nostro ambiente di lavoro c’è scambio e interazione continui. Per noi la parte finanziaria dell’incubazione è importante, ma conta di più coordinare le attività della squadra e spingere le startup sul mercato”, spiega Sanna. “Cerchiamo i nostri investitori soprattutto negli Stati Uniti, dove abbiamo visto che i progetti intorno al food e design vengono accolti bene. In questa fase di affaccio al mercato, aiutiamo il team a interfacciarsi con il commercio estero”.
Clhub accelera verso il futuro
L’ingresso del capitale della famiglia Apodaca permetterà a Clhub di guardare oltre la fase di incubazione. “Punteremo agli investimenti in diversi stadi aziendali, concentrandoci anche sulla fase di accelerazione. Con Saporeato (ora in fase di crowdfunding su Eppela all’interno del progetto Great! Laboratorio del Gusto) abbiamo coinvestito nella fase di incubazione, ma da ora in avanti vorremo intervenire in questo modo solo nella fase successiva di vita delle startup che sceglieremo di accogliere nei nostri 400 metri quadri”, spiega il Managing Partner di Clhub. “Al momento, devo essere sincero, non ci sono realtà che mi fanno pensare ‘Ah, vorrei avere più soldi da investire’”.
Vogliamo attrarre capitali per un milione di euro
All’orizzonte per Clhub c’è il fund raising: “Abbiamo avviato questo momento di raccolta che durerà fino a ottobre 2016: crediamo di riuscire ad attirare capitali compresi tra i 500 mila e il milione di euro. Da questi capitali, investiremo il 50% nei vari stadi di vita delle nostre startup che entreranno in portfolio nei prossimi anni”.
Un bel passo avanti rispetto ai primi capitali investiti dai due fratelli. Inoltre, dopo la famiglia Apodaca, sta per entrare un secondo grosso investitore di cui Sanna però non fa il nome. Tutto il network Clhub è in movimento: “Presto potremo aver bisogno di una nuova sede”, dice Sanna. Del resto i due fratelli si ispirano a un uomo che ha fatto del sistema e della sua integrazione un marchio di fabbrica. “Mi piace molto Roberto Donadon, fondatore di H-Farm. Ammiro la struttura meravigliosa che ha creato, un ecosistema integrato con il territorio, tra le sue parti e con le istituzioni. Mi piace la sua vision e il suo modo di lavorare”.
Stefania Leo
@stefanialeo