Nuova doccia fredda dal governo tedesco: “Abbiamo già preso misure notevoli. Ora la questione è come sostenere il credito e per questo c’è il Meccanismo europeo di stabilità”
Continua la prova di forza tra Roma e Berlino, su cui rischia di consumarsi la tenuta stessa dell’Unione europea. Dopo un week end durante il quale i maggiori esponenti della politica italiana erano andati all’attacco della Germania e in pressing sulla Commissione, il governo tedesco ha appena plasticamente e candidamente dimostrato di non volere sentire ragioni. Interpellato dai giornalisti sui covidbond, il portavoce del ministero delle Finanze tedesco Dennis Kolberg ha infatti ribadito che per i Paesi in difficoltà l’Unione europea ha già lo strumento del Fondo salva Stati. Lo stesso che andò in soccorso di Atene, insomma.
Dennis Kolberg
Covidbond, Berlino dice (ancora) no
“Abbiamo già preso misure notevoli. Ora la questione è come sostenere il credito e per questo c’è il MES”: lo ha ribadito il portavoce del ministero delle Finanze tedesco, Dennis Kolberg, in conferenza stampa a Berlino, rispondendo a chi domandava se il governo tedesco non intenda fare delle aperture e prendere in esame altri strumenti oltre il Mes nel prossimo futuro ai Paesi, tra cui l’Italia, che stanno chiedendo all’Unione europea maggiore solidarietà.
La Commissione rischia di spaccarsi
Sulla questione dei covidbond la Commissione di Ursula von der Leyen rischia di spaccarsi. Il commissario all’Economia Paolo Gentiloni questa mattina ospite della trasmissione radiofonica Circo Massimo è tornato a ribadire la necessità di fare presto, sottolineando che la discussione tra gli Stati Ue “è legittima ma non è adeguata alla fase che viviamo perché non dà soluzioni. Penso che si debba fare tutti gli sforzi perché lo stallo sia superato”. “Credo – ha auspicato – che bisogna scommettere ancora che alla fine, soprattutto da parte della Germania, si arrivi a una comprensione della nuova situazione”.
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Mentre sul Fondo salva Stati: “Il Mes non è la Spectre, è uno strumento condiviso, la discussione è sulle condizionalità”, e si parla di alleggerirle ma “non sono molto ottimista nemmeno su questa, perciò meglio spostare la discussione su quali obiettivi finanziare e poi decidere come”.
L’Ok della BCE
A supporto della linea italiana è nuovamente arrivata la BCE, tramite il suo numero 2, Luis de Guindos che, alla radio spagnola Cope, stamani ha detto: “Si tratta di una pandemia che avrà ripercussioni su tutti”. Il vicepresidente della Bce ha quindi spiegato che questa crisi, innescata dal coronavirus, “è completamente diversa da quelle del 2008-2009-2010”. Per questo, ha concluso, “sono favorevole ai covidbond”.
Commissione: decisioni solo se condivise
Sulla necessità di procedere con l’unanimità è tornata anche la Commissione europea, lasciando intendere che non saranno prese decisioni osteggiate dalla Germania e dagli altri Paesi rigoristi. “Bisogna trovare una soluzione che sia rapida, efficace e basata sul consenso di tutti, in particolare degli Stati membri. È la chiave per avere una risposta che sia all’altezza delle aspettative”, ha detto il portavoce della presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, rispondendo alle domande sulle possibilità al vaglio per rispondere agli effetti economici dell’epidemia.