«Siamo stati veloci nella capacità di adattamento al nuovo contesto, abbiamo imparato il valore del mix tra fisicità e online. Ora stiamo ragionando sulla virtualizzazione. La cosa più importante è capire come rispondere alle esigenze del talento per trattenerlo». Così, ai microfoni di StartupItalia, la Ceo di Talent Garden, dalla conferenza Grow Digital in corso a Bruxelles
Da due anni il dibattito sul lavoro ruota attorno al filone delle Grandi dimissioni. Sull’onda della filosofia YOLO, (You Live Only Once, ve la spieghiamo qui), sono infatti tanti i talenti che hanno deciso di abbandonare il posto fisso, o comunque quello che era il loro posto in un’azienda, per lanciare qualcosa di proprio, sperimentare, ribilanciare le ore della giornata mettendo in cima il proprio benessere o quello della famiglia. «Quello che facciamo in Talent Garden è spingere le persone a chiedersi perché: quello su cui stanno lavorando è davvero una priorità? Tanti sono semplicemente sommersi di lavoro». Abbiamo intervistato Irene Boni, CEO di Talent Garden, a Grow Digital, la conferenza di EIT Digital in corso a Bruxelles.
Lavoro: non c’è più un’unica ricetta
Lanciato nel 2011 a Brescia, oggi Talent Garden è il più grande player Europeo nell’Edutech e ha pivotato il proprio modello di business durante le prime settimane dell’emergenza sanitaria a marzo 2020. Come tante altre aziende innovative. «Siamo stati veloci nella capacità di adattamento al nuovo contesto – ci ha spiegato Irene Boni -. Abbiamo imparato il valore del mix, tra fisicità e online. Ora stiamo ragionando sulla virtualizzazione: Talent Garden è un ecosistema fatto di studenti, spazi fisici e interazioni. La pandemia ha esteso il valore di tutto questo anche oltre lo spazio fisico».
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Ci si stupisce sempre di meno di fronte a professionisti o dipendenti che frequentano poco gli uffici durante la settimana. In quelle aziende e startup dove il lavoro agile ha trovato terreno fertile, la produttività non è stata intaccata grazie soprattutto alla maturità dei singoli, che hanno accettato una nuova forma di responsabilità legata ai risultati. Interessa l’obiettivo raggiunto, magari con un team full remote, non certo le ore passate in ufficio. «Non c’è più un modello singolo – ha commentato Irene Boni – Ci sono realtà che vanno in full remote e lo fanno in modo efficace; altre che sono tornate 100% in presenza. La cosa più importante è capire come rispondere alle esigenze del talento per trattenerlo».
Grandi dimissioni, come reagire
Obiettivo che si lega, di nuovo, al dibattito sulle Grandi dimissioni. Ma come si reagisce in maniera propositiva a questo fenomeno? «Credo che i modelli imposti dall’alto non funzionino più – ci ha risposto la Ceo -. Devono essere invece disegnati dopo una fase di ascolto. In Talent Garden, estremizzando, abbiamo due fasce di popolazione: per i giovani la presenza nello spazio fisico è fondamentale per incontrarsi, per fare networking; poi c’è chi ha una famiglia e magari deve andare a prendere il bimbo alle 4 del pomeriggio: è evidente che i due mondi hanno bisogni che non combaciano. Il valore della flessibilità è enorme, così come quello dell’interazione fisica. Dipende sempre dalla situazione di ciascuno».
Coinvolta a EIT Digital per discutere sul tema della crescita dei talenti in Europa, Irene Boni ha fatto un esempio interno per suggerire una possibile strada. «Tempo fa un membro del nostro team ci aveva espresso l’intenzione di dare le dimissioni per fondare una startup. Ci siamo seduti a un tavolo per capire se potevamo continuare un percorso insieme. Risultato? Ha fondato Creative Harbour e Talent Garden ci ha investito e sta sviluppando programmi insieme». Questo per dire che l’imprenditorialità di un singolo, se espressa come desiderio, non va trattata come un affronto, ma come un’opportunità per crescere. E non perdere un talento. «La cosa più bella è poter fare qualcosa di proprio in un’azienda. Se si riesce a creare lo stesso senso di ownership che si ha nel lanciare una startup, allora veramente le aziende possono diventare luoghi di innovazione».