Un lavoro in Goldman Sachs e poi il salto sull’unicorno tedesco. «Ora faccio lo stesso di prima, ma per servire il beneficio del mercato a molte più persone». Per crescere bisogna copiare dai più bravi
Tutti sulla stessa barca. Il mondo tradizionale e quello delle fintech hanno affrontato un 2022 di incertezze e segni meno. Se guardiamo agli ecosistemi dell’innovazione in giro per il globo, i dati sul secondo trimestre dell’anno – sempre riferiti all’ambito fintech – non lasciano spazio a dubbi: con 20,4 miliardi di dollari raccolti si è registrato un crollo del 46% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. In un contesto pieno di imprevedibilità, sono comunque nati nuovi unicorni fintech (20): ad oggi se ne contano 297 con una crescita del 69% rispetto allo scorso anno. Questo potrebbe significare che, pur senza filiali e luoghi fisici, le aziende del settore (exchange, broker, banche online, etc.) si stanno guadagnando la fiducia dei clienti. «Digitali non vuol dire distanti». Alessandro Saldutti, 28 anni, è il country manager per l’Italia di Scalable Capital, uno di questi unicorni battente bandiera tedesca. In questa intervista a StartupItalia abbiamo parlato di trend, prodotti e dei miglioramenti necessari all’Italia per continuare a scalare. Perché piccolo, se si vuole competere a livello internazionale, non è bello.
Da Goldman Sachs a una startup
Laurea in Bocconi, Saldutti ci ha raccontato in call da Berlino del suo passaggio dal mondo tradizionale al fintech, senza fratture, ma spinto da una consapevolezza. «Mi sono sempre piaciuti i numeri – ci spiega – e avevo il pallino di Goldman Sachs». Banca di investimenti dove ha cominciato a lavorare nel 2018 a Zurigo. «Avevo il mio contratto firmato con loro sette mesi prima di finire l’università. Ero nella divisione di trading e gestivo portafogli per i cosiddetti profili ultra high-net-worth individual. Per aprire un conto servivano minimo 50 milioni di euro».
Tra i lati in comune delle fintech che stanno impennando da anni sul mercato, quello più visibile riguarda le barriere all’ingresso per quanto riguarda gli investimenti. Barriere che, semplicemente, non esistono. Si può investire in qualsiasi azione, ETF, criptovaluta a partire da poco, pochissimo. «Il mio lavoro – ricorda Saldutti – consisteva nel far guadagnare chi già aveva tanto. Scalable Capital è stata fondata nel 2014 da un team di ex Goldman ed è nata con l’obiettivo di rendere gli investimenti possibili a chiunque. Ora faccio lo stesso di prima, ma per servire il beneficio del mercato a molte più persone».
Cosa fa Scalable Capital
Il primo prodotto che Scalable Capital ha lanciato è stato il Robo-Advisor. «Si tratta di una tecnologia che prende i tuoi soldi e li gestisce. Toglie di mezzo il 99% dei processi amministrativi e dei costi. Trattiene una percentuale sul capitale investito, ed è indipendente. Dietro al Robo-Advisor opera un team che monitora costantemente il portafoglio». Pochi anni fa l’azienda ha poi lanciato un’altra funzione, quella di broker. «Mentre nel Robo-Advisor i soldi sono gestiti da Scalable, con questa funzione diamo accesso a una piattaforma su cui investire per comprare ETF, Bitcoin, azioni Tesla. Il nostro approccio è focalizzato su investimenti sul lungo periodo». In tutto sono 600mila le persone che hanno investito; il 91% dei piani di risparmio sono in ETF; le donne rappresentano ancora una minoranza tra chi utilizza la piattaforma (24%), ma investono il 30% in più su asset sostenibili.
“In Italia dobbiamo attirare attori del calibro di Sequoia Capital. E per farlo bisogna spingere sulle competenze digitali. Dove siamo messi davvero male”
Nuovi strumenti
Quando si parla di investimenti e di soldi, nulla è facile. Grazie ad app intuitive, l’arrivo in massa dei cosiddetti investitori retail, ovvero quelli piccoli, ha allargato il mercato offrendo a molti la possibilità di risparmiare e investire in piani a lungo termine. Dall’altra i rischi di facili illusioni (e brutti infortuni) non sono spariti e vanno considerati ancora di più in un paese come l’Italia dove non esiste ancora un’attenzione adeguata all’educazione finanziaria. Ecco perché occorre arrivare al momento dell’investimento preparati.
E per prepararsi l’ascolto degli esperti fornisce un primo orientamento. «Storicamente, per investire, le persone si affidano a un gestore di fondi. Ma per questa attività è richiesta una commissione dal 2 al 5%. In Italia i costi a riguardo sono tra i più alti in Europa. Il problema è che, come dimostrano i dati, in un arco di tempo di dieci anni il mercato tende a far meglio del 99% dei gestori attivi». Alla via tradizionale si è da tempo aggiunta un’alternativa, sulle quali le fintech stanno puntando.
“In Italia serve un incentivo a creare fondi di venture capital e un ecosistema anzitutto di investitori”
«Warren Buffet l’ha definita la più grande innovazione finanziaria a beneficio dei piccoli investitori: mi riferisco agli ETF, gli Exchange Traded Funds – dice Alessandro Saldutti – Questi strumenti non provano a immaginare se andrà meglio l’azione di Apple o quella Amazon, ma investono in tutto il mercato. Non tentano di battere il mercato, ma lo seguono. Così non decidi che azienda comprare, ma ti prendi con un singolo titolo moltissime aziende». La diversificazione, come lezione base per gli investimenti, è una delle poche garanzie per tutelare il proprio portafoglio.
Da Blackrock a Tencent
Diamo ora il contesto della scaleup di cui stiamo parlando. Scalable Capital è stata fondata quasi dieci anni fa da Erik Podzuweit, Florian Prucker, Adam French e Stefan Mittnik; è attiva in Germania, Regno Unito, Francia, Spagna, Italia e Austria. Ha iniziato a operare a cominciare dal 2016 e un anno dopo ha convinto Blackrock, la più grande società di investimenti al mondo, a entrare nel capitale; nel 2019 è arrivato l’investimento del gigante asiatico Tencent (che in Italia ha investito sulla fintech Satispay), a guida del round Serie E da 150 milioni di euro. Da alcuni anni Scalable Capital è una delle società che può definirsi unicorno, ovvero con una valutazione di almeno un miliardo di dollari (ne vale 1,4). «Si tratta di un’azienda più grande del 90% delle banche italiane».
“Prima di fare proposte politiche bisognerebbe andare a vedere chi già ha fatto bene e prendere spunto da lì”
Per quanto sia un esercizio precario, ci siamo permessi di chiedere una previsione ad Alessandro Saldutti rispetto alle prospettive fintech. Dai millennial alla Generazione Z, sempre più persone tenderanno ad affidare i propri risparmi a questi nuovi attori invece che a gestori tradizionali? «Il digitale è cresciuto prima nell’ambito del commercio. Oggi una persona è sicura se fa acquisti su Amazon. Accadrà lo stesso anche per la gestione dei propri soldi. Ci si renderà sempre più conto di quel che si spende in commissioni. Oltre poi a questa consapevolezza, aumenterà la percezione sulla sicurezza delle tecnologie». Su questo aspetto abbiamo chiesto aggiornamenti al country manager in merito al data leak dell’azienda di un paio di anni fa. «Nessuna persona ha mai subìto un danno monetario. Non ero ancora in Scalable Capital: è stata una questione a livello di dati e so esserci una procedura in corso».
Imparare dai migliori
Mentre continua il nostro percorso editoriale Italia 2022, con il quale da settimane stiamo raccogliendo gli spunti da esperti e accademici per far crescere l’ecosistema in Italia, abbiamo colto l’occasione dell’intervista ad Alessandro Saldutti per chiedergli il suo punto di vista su quel che accade al di fuori dall’Italia e che, magari, potrebbe essere replicabile. A cominciare dal metodo, prima ancora che dalle azioni. «Prima di fare proposte politiche bisognerebbe andare a vedere chi già ha fatto bene e prendere spunto da lì. Anche se la Germania ha un eccellente ecosistema fintech a Berlino, il nostro cofounder Erik Podzuweit ha appena viaggiato insieme al Ministro dello Sviluppo Economico in Israele, con un team ristretto di Ceo. Hanno parlato con il loro governo per copiare le cose copiabili. In Italia, a livello politico, mi sembra ci sia poco interesse verso questo approccio».
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Non è in dubbio il ruolo di CDP Venture Capital, che ha dato un’accelerazione al settore venture capital in Italia. Ora però bisogna trovare il modo di attrarre i giganti privati stranieri. «Occorre un incentivo a creare fondi di venture capital e un ecosistema anzitutto di investitori – conclude Alessandro Saldutti – Serve la tassazione avvantaggiata. In Italia ci sono tante startup, ma non è ancora così facile mettere soldi su un team di 4/5 persone. Dobbiamo attirare attori del calibro di Sequoia Capital. E per farlo bisogna anzitutto spingere tanto sulle competenze digitali, dove siamo messi davvero male».