Nonostante il partito comunista saldamente al potere, la Cina non è certo riconosciuta come il paradiso dei lavoratori, viste le numerose carenze sul fronte dei diritti. Non sorprende perciò leggere un noto marchio del Dragone accostato a brutte storie di sfruttamento e caporalato. Sorprende invece notare come tali condotte sarebbero state poste in essere non nel Paese asiatico ma in America latina. Una storiaccia che rischia di rovinare l’incredibile corsa del campione delle auto elettriche marchiate BYD (il cui collegamento con le condotte dovrà però essere provato dai magistrati), la sola Casa automobilistica in grado di impensierire l’americana Tesla e che con l’ultima trimestrale ha registrato vendite per 28,2 miliardi di dollari tra luglio e settembre, battendo i 25,2 miliardi del rivale americano.
Che succede nei cantieri brasiliani di BYD?
Ma in questa storia le prestazioni delle auto elettriche e i numeri dei floridissimi bilanci c’entrano assai poco. La Procura del lavoro ha aperto un’indagine sulle condizioni di lavoro degli operai che stanno costruendo la fabbrica Byd di auto elettriche a Camaçari, nello stato del Nordest di Bahia.
Scrive Il Fatto Quotidiano: “L’inchiesta arriva dopo che il sito brasiliano di giornalismo investigativo e indipendente Agência Pública aveva mostrato i quasi 500 lavoratori cinesi che stanno costruendo lo stabilimento costretti a ritmi di lavoro di 12 ore al giorno, senza pause settimanali né dispositivi di protezione. Inoltre, le immagini mostrano alcuni dipendenti presi a calci e pugni dai loro superiori, anch’essi cinesi, mancanza di acqua potabile e alloggi in condizioni degradanti”.
Benché la manodopera sia cinese, non è comunque possibile al momento parlare di condotte collegabili a BYD. A portare avanti i lavori sono tre ditte esterne: la Jinjiang, che fornisce servizi di movimento terra, la Open Steel, responsabile dell’assemblaggio della struttura metallica esterna della fabbrica e la Ae Corp che si occupa dell’assemblaggio della struttura metallica interna, dove verranno prodotte le auto elettriche.
BYD si dice inorridita
Da BYD naturalmente fanno sapere di essere sempre stati all’oscuro di quanto stesse accadendo nei loro cantieri. E anche se appare sospetto che non ci fossero rappresentanti del marchio cinese a controllare l’avanzamento dei lavori, la linea ufficiale dell’azienda è quella di essere parte lesa della vicenda, tant’è che nella nota diramata la Casa automobilistica fa sapere di aver appreso “con disgusto” dei fatti e di aver già predisposto “l’allontanamento degli aggressori” chiedendo alle aziende esternalizzate di adottare “misure urgenti per garantire che tali situazioni non si ripetano“.
I piani brasiliani di BYD
Il Brasile è da tempo al centro dei piani del marchio cinese che intende attuare un’aggressiva politica espansionistica a livello mondiale. Nel Paese sudamericano, accolto con tutti gli onori dalla politica locale, i cinesi intendono costruire tre impianti per un investimento da 3 miliardi di real per la produzione di 150mila veicoli l’anno già nel 2025. Non è sfuggito alla stampa che il presidente del Brasile, Luiz Inacio Lula da Silva, ha ricevuto in comodato per un anno il Suv elettrico Tang marchiato proprio BYD.