In un’Italia dove lo studio è ancora una questione di classe, arriva il rapporto di autovalutazione. Servirà?
La scuola non si sceglie. Si è destinati ad un istituto o ad un altro. Sembra assurdo dirlo ma in Italia è una questione di classe. Lo confermano gli ultimi dati diffusi in queste ore dal ministero dell’Istruzione a partire dall’analisi delle immatricolazioni 2014 -2015: la metà circa dei diplomati non prosegue gli studi universitari. Se andiamo a guardare con la lente d’ingrandimento questi numeri scopriamo che solo l’11,4% dei diplomati degli istituti professionali di iscrive ad una facoltà; quota che sale al 30% tra i diplomati tecnici e arriva a oltre l’80% per i liceali (maturità classica e scientifica).
Se facciamo un passo indietro e andiamo ad analizzare il flusso tra la scuola media e le scuole superiori troviamo la conferma del dato precedente: se i genitori non hanno una laurea, i figli vanno al tecnico e al professionale. La mobilità sociale in Italia non esiste, come sottolinea Marco Magnani, nel suo “Sette anni di vacche sobrie”: “Il titolo di studio posseduto dai genitori è tuttora in Italia, un forte indice predittivo dei risultati scolastici e universitari dei figli”.
Fatta questa premessa chi deve scegliere tra gli istituti professionali o deve individuare in quale liceo andare, soprattutto se si trova ad abitare in una grande città, come lo sceglie? Le dichiarazioni della presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello, rilasciate al “Corriere della Sera” aprono un interessante dibattito. La docente universitaria che presiede l’istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo, ammette con grande onestà intellettuale che “non ha senso valutare una scuola solo sulla base dei risultati Invalsi” che misurano le competenze dei ragazzi in sole due materie: italiano e matematica.
Un nuovo strumento di autovalutazione scolastica: RAV
Detto questo, il nuovo strumento concepito dal ministero e dall’Invalsi, è il Rav. Un nuovo acronimo che sta per rapporto di autovalutazione: un documento con 49 indicatori che ogni scuola ha dovuto compilare per essere pronta a luglio a presentarlo. Nel corso del prossimo anno scolastico è inoltre prevista l’attivazione della fase di valutazione esterna attraverso le visite alle scuole dei nuclei. Saranno coinvolte circa 800 istituzioni scolastiche, secondo quanto previsto dalla Direttiva 11/2014. Quest’ultime in parte (3%) saranno scelte casualmente, in parte (7%) saranno individuate sulla base di specifici indicatori di efficienza e di efficacia.
Dalla scuola all’università con Eduscopio
In realtà un valido strumento che fornisce agli studenti una serie di indicazioni utili esiste già: è il portale Eduscopio.it creato dalla Fondazione “Giovanni Agnelli”, che ha analizzato i risultati al primo anno di università di 700mila diplomati italiani negli anni 2009-10, 2010-11 e 2011-12. Sulla base di questi ha proposto in modo semplice e trasparente informazioni utili a capire se la scuola superiore dove questi studenti hanno preso la maturità ha svolto un buon lavoro.
Conosci i professori e poi scegli la scuola
Resta un fatto, da maestro, se penso alla premessa iniziale, faccio fatica ad immaginare genitori non laureati, spesso nemmeno diplomati, che si affidano al Rav o a Eduscopio. La vera scelta di una scuola, dall’altro canto, non può trovare riferimento solo in freddi ed oggettivi indicatori che possono essere “in difetto” o “in eccesso”. Se avessi un figlio, sceglierei la sua scuola dalla primaria alle superiori, incontrando i suoi insegnanti, cercando di capire chi entrerà in classe ogni giorno con lui. L’incontro con i maestri e i professori resta indispensabile per orientarsi.