«Deve cambiare la trasmissione del sapere», così il dirigente scolastico Paolo Olivieri spiega gli obiettivi della sua nuova sfida didattica: creare delle “classi senza aule” proponendo agli studenti nuovi (e più efficaci) metodi di apprendimento polifunzionali. I risultati si vedranno a fine anno dalle loro pagelle
Iniziare la scuola senza avere un’aula, è proprio quello che è successo in provincia di Pesaro-Urbino, nell’Istituto Comprensivo “Giacomo Leopardi” di Saltara. Un caso da denunciare? Tutt’altro! Si tratta infatti di un buon esempio di rinnovamento e aggiornamento metodologico, oltre che tecnologico. Questo istituto si è sempre contraddistinto per le sue classi digitali, dotate di pc, lavagna multimediale e connessione ad internet. Ma non solo: punto cardine è soprattutto la formazione continua del personale docente, che aderisce a progetti innovativi. L’ultimo, in ordine cronologico, quello delle “Avanguardie educative”, che ripensa la didattica al fine di renderla più efficace e funzionale alle esigenze dei ragazzi e della società in cui vivono.
Ma le sorprese per gli studenti non sono finite. Il Dirigente scolastico Paolo Olivieri spiega la novità di quest’anno: le “Classi senza aule”.
I vantaggi di studiare in “Classi senza aule”
Ogni classe non ha più una aula propria, è il docente ad avere il suo “studio attrezzato” costruito, come l’abito di un sarto, sulle base di precise esigenze d’insegnamento. Si parla di spazi dedicati ad ogni materia per stimolare lo studio, aule laboratori affidate a uno o più docenti, da personalizzare secondo le varie discipline. L’obiettivo è sostituire la tradizionale aula, che costringe ad un insegnamento frontale, con nuovi metodi di apprendimento polifunzionali. Gli studenti potranno vivere così un’esperienza di immersione, più coinvolgente e appassionate, e con risultati didattici più efficaci.
Le attività di laboratorio non saranno più residuali, ma entreranno a pieno titolo nell’orario scolastico. I risultati che si attendono dal progetto sono legati soprattutto al successo scolastico degli studenti i quali si spostano senza difficoltà nell’arco di pochissimi minuti e sono anche più motivati perché apprendono facendo. Ma è prevedibile che i nuovi spazi di apprendimento inducano circoli virtuosi di sperimentazione e innovazione didattica tra i docenti, coinvolgendo anche i più “tradizionalisti”.
E’ vero che le risorse statali scarseggiano ma confido nella collaborazione delle famiglie e del territorio per arredare e rendere tecnologici gli spazi. Dovremo, ad esempio, acquistare a breve armadietti da mettere nei corridoi dove i ragazzi possano lasciare le loro cose.
Il tema del rapporto tra ambiente scolastico ed educazione non è questione che si ponga solo oggi, è conosciuta da moltissimo tempo. Basti pensare alle scuole Montessoriane che da un secolo curano attentamente questo rapporto.
Alla base di questo cambiamento sta il modello costruttivista, che concepisce lo studente come un costruttore che, con la guida e il sostegno dell’insegnante, organizza la struttura delle proprie conoscenze in modo autonomo e personale. Questo modello porta con sé la destrutturazione degli spazi, non più rigidamente strutturati, ma flessibili. Gli alunni possono muoversi liberamente, non vi sono posti fissi, ci sono gruppi di cooperative learning, di peer education e altro ancora.
La tecnologia entra a scuola e diventa didattica efficace
E’ un insegnamento centrato sulle logiche della partecipazione, dell’immersione e della complicità e per questo sicuramente risponde alle esigenze della società contemporanea. Inoltre Il sistema dei media risulta più divertente, più vicino all’individuo perché più coinvolgente e non accademico. L’apprendimento multimediale opera per immersione (ci si immerge con più sensi: la vista, l’udito, il tatto…) mentre l’apprendimento monomediale opera principalmente per astrazione.
Deve cambiare la trasmissione del sapere. Le scuole, così come gli insegnanti, gli educatori e gli stessi genitori devono accompagnare la rivoluzione in atto, non solo rendendo moderno l’apparato delle risorse tecniche per la didattica, dando la possibilità a tutti di “alfabetizzarsi” nella nuova era, ma anche accogliendo e legittimando gli stili di pensiero e di azione che sono propri del nuovo campo. In caso contrario, tra le istituzioni educative e la società il contrasto diverrà sempre più insanabile e sempre più insanabile diverrà il conflitto tra le matrici di conoscenza e di esperienza dei giovani e quelle di chi provvede alla loro formazione. Ecco perché mi sento di dire che questo tipo di didattica risulta efficace.
Il ruolo degli insegnanti
Le risorse umane nella scuola sono tutto, nel bene e nel male. Il nostro Istituto ha sicuramente messo a disposizione dei docenti strumenti di formazione al di sopra della media e di conseguenza ha dato loro la possibilità di crescere professionalmente, oltre che di sperimentare innovazioni didattiche, guidati da esperti. Oltre c’è, però, il professionista, con la sua curiosità e la sua passione che fanno la differenza.
Genitori e studenti fanno il tifo per noi
Abbiamo feedback positivi da parte dei genitori e da parte del territorio: ci riconoscono autorevolezza, si fidano della scuola ed accolgono in genere positivamente le proposte di innovazione che negli anni abbiamo fatto. In via informale anche il mondo della scuola ci riconosce queste qualità. Auguro a studenti e docenti di trovare nella scuola l’ambiente accogliente e ideale che serve per crescere e per impegnarsi con passione.