L’acceleratore dedicato ai progetti innovativi in ambito Food (basato a Roma) taglia il traguardo della prima call. Abbiamo fatto un bilancio con il CEO, founder e managing director
Alla fine le startup selezionate da cui poi sono state scelte le 10 per il programma di accelerazione erano 21. Una in più rispetto a quanto nei programmi di Startupbootcamp FoodTech, l’acceleratore che seleziona e investe nelle startup del food, fornendo 15 mila Euro di capitale (più servizi di mentoring e tutoring), accesso al network di partner di settore, 3 mesi di accelerazione e 6 mesi di ospitalità negli uffici di M3 a Roma, a San Giovanni. Proprio negli Uffici di San Giovanni, nei giorni “caldissimi” dei Selection Days, cerchiamo di tirare le somme della prima call con Peter Kruger, 45 anni, romano di adozione, laureato in Fisica all’Università La Sapienza, CEO, founder e managing director di Startupbootcamp FoodTech. Poco prima che sul palco dia i nomi delle 10 startup. Le hanno scelte 80 mentor, investitori e partner aziendali. Peter e il suo team si sono occupati anche della prima selezione: «La scelta è stata molto difficile. Abbiamo dovuto dire no a team che ci piacevano anche».
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Peter Kruger, che cosa cercate nelle startup?
«Cerchiamo team che sappiamo che durante i tre mesi di accelerazione possano fare il salto. Team che possono avere caratteristiche molto diverse. Early stage ma con idee molto buone e team forti, che sappiamo essere pronti per fare il primo passo forte di validazione. Ma anche team più maturi, che hanno bisogno dello scatto finale».
Come scegliete le startup.
«Il 70% della scelta viene fatto dai nostri mentor durante i Selection Days. Raccogliamo i voti. Le domande sono molto semplici: investireste in questo team? Ti andrebbe di investire il tuo tempo in questo team? Terzo: se ritengono che noi dovremmo accelerarli. Un peso nella valutazione ha l’interesse concreto dei nostri partner a lavorare con questi team».
Soddisfatto?
«Soddisfatto, non solo dei Selection Days, ma di come sta andando il programma. Abbiamo avuto 452 application da tutto il Mondo. I dati sono
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impressionanti. Siamo riusciti a portare a Roma team dalla Turchia, dalla Colombia, anche dall’Indonesia. Volevamo parlare con il Mondo intero. E stiamo anche ricevendo feedback molto buoni dai nostri investitori (soprattutto a proposito dei team che siamo riusciti a portare). Fra tutti i programmi StartupBootCamp poi siamo quelli che hanno avuto più application nel primo anno, ad eccezione di quello di Istanbul, che è generalista».