Un professore dell’Istituto Comprensivo di Siziano, in provincia di Pavia, racconta la sua esperienza: per insegnare ai suoi studenti la chimica usa i Lego (e una tavola degli elementi “aumentata”)
Insegno scienze e matematica in una scuola secondaria di primo grado, spesso quando spiegavo al chimica ai miei ragazzi chiedevo loro di immaginare gli atomi come dei mattoncini del Lego. Così un giorno glieli ho dati. E’ stato un passo impegnativo soprattutto perché per rendere efficace l’attività dovevo trovare una base scientifica che “funzionasse” e non fosse solamente un gioco di immaginazione…un po’ più concreto. La chiave è stata associare la regola chimica dell’“ottetto” degli orbitali atomici con la possibilità di scegliere i mattoncini a 8 incastri su cui lavorare.
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Il concetto alla base di tutto è quello di valenza, cioè la tendenza degli atomi a scambiare o condividere gli elettroni. I principali elementi chimici sono rappresentati da mattoncini specifici per forma e colore. Con dei kit assemblati appositamente si possono effettuare con successo lavori di gruppo, dove il contributo del cooperative learning consente a tutti gli alunni di raggiungere livelli di competenze migliori rispetto a un insegnamento teorico tradizionale. E‘ una metodologia che funziona molto bene dal punto di vista didattico perché lo studio dell’infinitamente piccolo a volte è molto difficile per alunni delle scuole medie. Devono usare l’immaginazione e l’astrazione per ragionare su concetti poco intuitivi che non hanno un riscontro visivo nella loro realtà quotidiana.
La possibilità di utilizzare dei modelli non solo rappresentati sulla carta ma che si possono manipolare rende tutto più comprensibile.
Le regole che vengono spiegate permettono ai ragazzi di poter costruire delle molecole che sono corrette dal punto di vista chimico in quanto seguono la struttura atomica. Per facilitare il loro compito è stata realizzata una tavola periodica degli elementi “aumentata”, che attribuisce cioè i mattoncini diversi per forma e colore ai simboli chimici. La stessa attività può essere svolta anche tramite software che scaricabili gratuitamente online e così, anche da casa in assenza del kit, gli alunni possono realizzare dei composti, salvando la molecola creata e condividendola con i compagni.
Il risultato è quindi sempre un “oggetto” reale, che essi possono toccare (o salvare) e che si forma o no, con un feedback quindi immediato e concreto, in base alle loro capacità. Dopo un primo impatto nel quale pensavano che fosse un semplice gioco, i ragazzi hanno capito la complessità dell’argomento ma anche la logica e la semplicità che deriva dalla modellizzazione con questa modalità. I ragazzi sanno così realizzare ossidi e anidridi, li uniscono a molecole d’acqua per formare acidi e basi e poi questo stessi ancora per formare sali e ricreare molecole d’acqua, insomma è un gran lavoro dove le soluzioni a volte emergono dalla discussione con l’insegnante e i compagni realizzando così occasioni in cui vengono stimolate quelle soft skills che saranno di fondamentale importanza per la loro vita futura.
Prof. Riccardo Bonomi