Il dirigente scolastico dell’istituto comprensivo di Rapallo ha deciso di adottare il metodo delle classi itineranti: al cambio dell’ora, non è il docente che si sposta ma i ragazzi
Ore 10,30. La lezione di matematica è terminata. Suona la campanella della seconda ora, ma sembra l’ultima. Il professore esce ma anche gli studenti prendono i libri e la cartella e se ne vanno dall’aula. Tuttavia, non prendono la via d’uscita. Sembra che sappiano già dove andare: in un’altra classe dove il professore d’inglese è già in cattedra pronto a dare il meglio. Non siamo negli Stati Uniti d’America dove questo metodo è entrato ormai a far parte della quotidianità di molte scuole ma all’istituto comprensivo di Rapallo dove il dirigente Giacomo Daneri ha deciso di adottare questa sperimentazione anche per i suoi studenti. Li ha resi tutti più nomadi ma anche più attenti, maggiormente predisposti ad ascoltare gli insegnanti.
L’idea del movimento
L’idea delle classi itineranti, presa in considerazione da molte scuole anche in Europa, ha l’intuizione di captare la necessità dei ragazzi ovvero quella di mettersi in movimento, di non essere vincolati ad un banco, ad uno spazio.
In questo modo, inoltre, ogni insegnante ha un luogo dedicato dove può adattare l’aula in base alle proprie esigenze didattiche.
La presenza di un videoproiettore interattivo in ciascuno degli spazi, come accade a Rapallo, aiuta ancor più il docente a formulare una lezione che sappia conquistare l’attenzione dei ragazzi.
Nella città ligure, il progetto, già avviato in forma sperimentale con soddisfazione di alunni, docenti e genitori, prevede che ad ogni suono della campanella gli studenti (non più i professori) si spostino, cercando l’aula giusta per fare italiano, matematica, scienze o francese. Le aule dedicate (in ognuna una materia o gruppi di materie) sono otto per sei classi, più alcuni laboratori della scuola.
Scuole all’americana: armadietti e aule specifiche per materia
«Si parla di aule all’americana, ma sarebbe più corretto – spiega il dirigente scolastico – definirle “all’europea”, perché si fa in tutte le scuole in Francia, Inghilterra e Germania. Volevamo un cambiamento nella didattica ora c’è: gli alunni vanno a lezione dove c’è il professore ed entrando in classe i ragazzi “entrano” nella disciplina che viene insegnata. E tutto, dagli orari agli spazi, dalle attrezzature, al modo con cui si dispongono i banchi è pensato per facilitare gli apprendimenti». La scelta di Daneri aiuta i ragazzi anche a prendere consuetudine con i modelli d’insegnamento degli ordini superiori di scuola.
Le altre classi itineranti in Italia
Prima di Rapallo, a fare da pioniere a questo modello era stato il “Fermi” di Mantova che aveva deciso di dare una risposta pratica al disagio dei docenti costretti a spostarsi con notebook, videoproiettore e altro ancora da una classe all’altra. Anche a Roma, agli scientifici “Labriola” e “Kennedy” così come al “Blaise Pascal” di Pomezia, le scolaresche sono itineranti. Nella prima scuola la didattica è divisa per colori: blu per la letteratura, rosso per l’inglese e verde per la matematica. In qualche istituto sono spuntati persino gli armadietti all’americana per gli studenti. Nel giro di qualche anno questa sperimentazione potrebbe diventare prassi con tanto di benedizione del ministero dell’Istruzione che segue di buon occhio questi esempi.