Secondo alcuni studi, i bambini fino a 8 anni imparano soprattutto attraverso il gioco: per esplorare i collegamenti tra il gioco e processi educativi Hanne Rasmussen, capo della Lego Foundation, ha annunciato l’apertura di un importante centro di ricerca a Cambridge
I genitori starebbero gradualmente riducendo il tempo dedicato al gioco dei propri figli, secondo alcune ricerche condotte dalla Lego Foundation. Questo perché, secondo l’opinione comune, sarebbero altri i fattori determinanti per uno sviluppo che sia in grado di garantire le competenze adatte a fronteggiare la competitività del mondo odierno. Come sottolineato da Hanne Rasmussen, capo della Lego Foundation, “c’è una mancanza di comprensione del valore del gioco, da parte di genitori e scuole. I governi spingono sempre più verso un’alfabetizzazione precoce, tolgono al bambino la possibilità di godere di quel tipo di apprendimento proprio del gioco, che favorisce il problem solving, la creatività e l’empatia”. Secondo Rasmussen, negli ultimi dieci anni sarebbero aumentate le conferme dell’importanza dell’apprendimento ludico, ma i genitori non ne sarebbero ancora consapevoli: “Sia nelle scuole sia a casa, il valore del gioco è ignorato, vogliamo lavorare su quest’aspetto e cercare di divulgare l’importanza del gioco in questa specifica fase di vita”.
L’investimento: 4 milioni di sterline per la ricerca sul gioco
L’intervento di Rasmussen sfida ad esempio il sistema scolastico britannico, basato prettamente sulla conoscenza e sulla nozionistica, contestato da molti professionisti dell’educazione. La fondazione Lego si pone infatti la mission si ridefinire il ruolo educativo del gioco e di rivisitare i metodi di apprendimento per innovarli, grazie a una continua sperimentazione. Per far questo, Lego contribuirà con 4 milioni di sterline a creare una nuova “professorship” a Cambridge (i primi ruoli saranno definiti in aprile), che si occuperà di guidare un nuovo centro di ricerca dedicato ai rapporti tra gioco, apprendimento e istruzione. Il centro avrà prestigiose collaborazioni con Harward e il Mit di Boston. L’obiettivo è creare una solidità accademica a sostegno del rapporto tra gioco e processi di formazione, creando risultati misurabili, affinché anche Fondazione Lego possa basare le proprie campagne su dati empirici e aggiornati.
Limitare le precocità e dare tempo al gioco
Rasmussen ricorda come negli anni ’70, durante la propria infanzia, ci fosse più tempo per giocare, perché le vite dei bambini risultavano meno intasate dagli impegni che i i genitori oggi pianificano con così tanta cura, per ogni singolo giorno della settimana. “Trovavamo più modi per giocare e intrattenerci, in questo modo siamo cresciuti in mille modi diversi. In tutto il mondo i genitori si sforzano di fare il meglio per i propri figli, ma il gioco spesso non rientra tra queste attività. Dobbiamo trasmettere il valore del gioco”, spiega Rasmussen.
La competizione globale, secondo il capo della Lego Foundation, spinge verso una concorrenza che ci rende ciechi su alcuni dei processi fondamentali. Uno tra questi è il gioco.
I Paesi, e i genitori di conseguenza, sono concentrati sull’importanza del lavoro e della carriera che il bambino si troverà poi a fronteggiare. Per questo, il sistema educativo spinge verso una precocità che, secondo quanto sostenuto da Rasmussen, non è la soluzione più adatta. “La scuola ha troppe barriere, non viene fatto nulla per cambiare lo status quo delle cose. Nel Regno Unito si inseriscono i bambini nel sistema scolastico a partire dai 3 anni, con ben tre anni d’anticipo rispetto alla Penisola scandinava”, continua la Rasmussen.
Sviluppare una “mente giocosa”
Fondazione Lego identifica 5 tipologie di gioco principali: fisico, simbolico, con le regole, con oggetti e di finzione. Ad ogni tipologia di gioco corrispondono specifiche competenze che il bambino svilupperà. Anche la tecnologia e le attività hands-on sono ottimi punti di partenza. “Il bambino non deve solo giocare, ma avere una mente giocosa. Il che significa essere predisposto a provare realtà nuove, essere intraprendente”, spiega Rasmussen. Il nuovo centro di ricerca si occuperà anche di indagare ciò che accade nel cervello durante le fasi di gioco, una delle prime ricerche sarà uno studio longitudinale su come, promuovendo la giocosità nei bambini, si possa aumentare il loro benessere e favorirne l’apprendimento. Alcune voci scettiche hanno criticato le ricerche Lego, sostenendo che i risultati punterebbero semplicemente a un indiretto sostegno e rafforzamento delle vendite. La Rasmussen ha risposto a questi attacchi, chiarendo che gli studi della Fondazione vengono condotti solo nelle migliori università del mondo. “Crediamo che i mattoncini siano solo uno dei moltissimi strumenti utilizzabili per trasformare il gioco in un’occasione di apprendimento unica”.