A Labaro, sulla via Flaminia, la nuova casa dei makers in un ex laboratorio d’arte della scuola in Largo Castelseprio
Dalla narrativa digitale al fai da te 4.0 passando per robotronica (robotica ed elettronica insieme) e arte digitale. Queste le 4 aree creative, i quattro spazi, che faranno da perimetro al FabLabaro, il nuovo laboratorio di fabbricazione digitale che Roma Makers ha aperto l’11 novembre in Largo Castelseprio 11, nei locali dell’Istituto Comprensivo che porta il nome del largo, a Roma Nord, sulla via Flaminia, tra Saxa Rubra e Prima Porta. Il progetto FabLabaro (già partito con la formazione degli insegnanti a ottobre 2016) è sviluppato dall’APS Officine Roma Makers, dal XV Municipio di Roma Capitale, dall’I.C. scolastico di Largo Castelseprio, appunto, dall’associazione di quartiere Verde Labaro. Ed è in linea con gli standard stabiliti dal MIUR in fatto di Atelier Creativi e sia con gli standard della Fab Foundation (il laboratorio è riconosciuto nell’elenco ufficiale di fablabs.io).
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L’inventory della Fab Foundation
«FabLabaro è in un ex laboratorio d’arte della scuola – spiega Stefano Capezzone, project manager di FabLabaro, coordinatore delle attività e socio di Roma Makers – si snoda su 200 metri quadrati suddivisi in una parte dedicata alle macchine e alle attrezzature artistiche e in un’altra con gli strumenti della fabbricazione digitale». Per la dotazione del FabLab, a Roma Makers hanno seguito alla lettera le indicazioni della Fab Foundation. «Di solito nei FabLab scolastici si tende a non allestire plotter da taglio grandi o la macchina del taglio laser. Al FabLabaro ci sono anche quelle».
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La sala macchine
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4 stampanti 3D
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1 plotter da taglio
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1 plotter professionale da stampa e taglio
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1 laser cutter
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1 fresatrice
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1 termopressa
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1 termoformatrice
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1 macchina da cucire collegabile ad un computer
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2 computer fissi
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5 Starter Kit originali Arduino-Genuino
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3 Schede Raspberry Pi complete
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3 monitor HDMI
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1 stazione saldante
L’associazione e la scuola
Molto si è detto sull’importanza che un FabLab nasca dal territorio. Presupposto indispensabile perché si sviluppi, cresca e continui ad esistere. Ecco, i primi a volere FabLabaro sono stati i membri dell’associazione Verde Labaro. «E’ un’iniziativa partita dalla base, molti dei membri dell’associazione, poi, sono i genitori dei ragazzi della scuola che ospita il FabLab. Sono stati proprio loro i primi a dare il nome al laboratorio e noi non potevamo che tenerlo». E la scuola? FabLabaro è ospitato in un Istituto che negli anni ha manifestato uno spiccato interesse artistico-creativo, come testimonia il progetto attivo dal 2013 con il MAXXI di Roma, oltre che di quello tecnologico (l’Istituto ha aderito al progetto “Programma il futuro” fin dalla sua attivazione). La scelta poi di realizzare un FabLab nel laboratorio d’arte, anziché in quello d’informatica, nasce dalla volontà di aumentare le possibilità di contaminazione, e stimolare la creatività, in un continuo dialogo fra manuale e digitale, fra tecniche tradizionali e innovative. «Anche il Municipio – aggiunge Stefano Capezzone – ha fatto la sua parte: ha ristrutturato e messo a norma i locali». Soprattutto ha permesso che il laboratorio possa essere utilizzato anche nel pomeriggio da tutti i cittadini. «Fino alle 14.30 è in uso esclusivo alla scuola, poi dalle 16.30 il laboratorio si apre al territorio».
Il progetto Mini Makers
«Una bella sfida», queste invece le prime parole di Silvia Putano, che, insieme a Manlio Di Dio, è fab manager del laboratorio di Labaro. «FabLabaro è un fablab a tutti gli effetti, perfettamente integrato nel quartiere, in una scuola. Per queste ragioni coinvolge ragazzi, padri, madri, cittadini», spiega Silvia, 30 anni, romana, laureata in Storia dell’Arte Contemporanea. «Labaro è un posto molto bello, immerso nel verde, ma offre poco ai residenti. Il FabLab così non è più solo un posto dove lavorare e fare prototipi, ma un luogo di aggregazione». E la sfida di cui parla Silvia? Non sta solo nel formare «80 insegnanti», ma anche nell’esportare un modello, quello del Fablab Roma Makers, «in altre zone di Roma». Il progetto Mini Makers, ideato e coordinato da Leonardo Zaccone (socio e co-founder di Roma Makers), ha permesso proprio questo: ha portato i makers nelle scuole». La tecnica, unita ad un percorso educativo, sono alla base anche dei laboratori di FabLabaro.
Storytelling e making
La prima area di FabLabaro riguarda lo storytelling e tutte le forme di narrazione. Partendo dall’analisi dei testi e dallo studio della parola scritta, si vuol far comprendere agli studenti e agli utenti le forme espressive non verbali (disegno, illustrazione, scultura), per poi arrivare alle forme espressive più moderne come il linguaggio cinematografico, l’audio, il video e il videogame. Tutto ciò con il supporto dalle tecnologie da FabLab, in aggiunta agli strumenti di lavoro tradizionali.
La seconda area riguarda il making vero e proprio (un tempo era l’oggetto dell’Educazione Tecnica): la capacità di realizzare manufatti, con tecniche tradizionali, con le nuove tecnologie dei FabLab e con il supporto della Rete.
Arduino, coding ed elettronica interattiva
La terza area riguarda informatica, Arduino, Raspberry Pi: ovvero la capacità di realizzare manufatti che utilizzano l’elettronica interattiva, con il supporto del coding. L’ultima area riguarda le forme espressive legate alla pura creatività, dalla musica all’arte performativa, passando per l’arte figurativa, il writing, la calligrafia, la street art e l’urban art, approfondite anche attraverso l’utilizzo di tecniche innovative.