La storia del progetto di Paolo De Nadai ha avuto inizio da ScuolaZoo, a oggi la community studentesca tra le più frequentate in Italia. Una community partita 7 anni fa su Facebook quasi per gioco
E’ trascorso appena un anno dalla sua costituzione, OneDay è già una rete di aziende tutte giovanissime, in cui lavorano più di 60 persone, con un’età media di 26 anni. Una rete di cui fanno parte, fra startup e PMI, tutte realtà digital native. Come Dreamset, Sweetguest, Manolibera srl e Made for School SRL, che hanno contribuito a trasformare quella una startup in un vero e proprio incubatore di aziende. Tra queste ZooCom, agenzia media specializzata nel conversare con il target giovane sui social network. Una startup con un fatturato di più di 2 milioni di euro nell’ultimo anno e circa 113 progetti realizzati per grandi brand. Con Paolo De Nadai, il founder, abbiamo ripercorso la storia di OneDay, una Business Factory, come lui stesso (che a meno di 30 anni può vantarne di essere il papà), ama sottolineare.
Quel professore distratto…
Un storia di successo che ha avuto inizio da ScuolaZoo, che è oggi la community studentesca tra le più frequentate in Italia. Una community partita 7 anni fa, su Facebook, quasi per gioco per stigmatizzare il comportamento di un professore che si era addormentato durante il suo esame di maturità. Oggi Paolo De Nadai, studente di quel professore distratto che ha fatto la sua fortuna, ha anche lanciato anche uno spazio di coworking, C32, e una piattaforma di aggregazione delle community più seguite d’Italia.
Community Amplification
Non solo una storia di successo, ma anche una realtà che non smette di confrontarsi con nuove sfide, come il native marketing. Ultima novità in casa OneDay è infatti Community Amplification, piattaforma che aggrega le più influenti community social per co-creare contenuti esclusivi per i brand. In pratica il fan delle community può essere ingaggiato da un brand e diventare così un vero e proprio influencer, insieme agli altri fan.
La piattaforma aggrega oltre 200 community in continuo aggiornamento, grazie a un lavoro capillare di monitoraggio della rete e dei nuovi trend di contenuto e di business. Realtà come Commenti Memorabili (2,4M fan), Calciatori Brutti (1,4M fan), Mamme che scrivono messaggi su Whatsapp (1,1M fan), La Donna Acida (oltre 1 milione di fan) e Delinquenti prestati al mondo del pallone (700K fan) non sono più coinvolte solo come realtà editoriali, ma come dei Love Brand che coinvolgono persone con interessi comuni o approcci alla vita simili.
Interpretare il prodotto secondo lo stile della community
L’obiettivo è di dar voce al brand tramite le persone comuni, come evoluzione naturale dell’influencer marketing. Le community diventano quindi un canale alternativo per l’amplificazione di messaggi con azioni di native marketing sui social network, dando la possibilità ai fan, di interpretare il prodotto secondo lo stile della community stessa, così i brand hanno l’opportunità di avvicinarsi al consumatore finale, in modo più spontaneo. Un trend, già seguito in Italia da startup come Friendz di cui abbiamo parlato QUI, l’app che aiuta i brand a trasformare le persone in ambassador delle aziende sui social network che ha recentemente ricevuto un investimento di 300k da Triboo.