Da nord a sud abbiamo messo in fila le scuole più belle, ecologiche, accoglienti, innovative del Paese. Intervista all’architetto Laura Galimberti, capo dell’unità di missione sull’edilizia scolastica
Non c’è bisogno di andare a Stoccolma o a Zurigo per vedere scuole belle, ecologiche, accoglienti, innovative con orti-giardini pensili, cascate, aule insonorizzate e persino vasche per l’acqua-motricità. Anche l’Italia, finalmente, può vantare delle strutture che possono definirsi all’avanguardia. E la novità è che non si tratta di casi isolati ma di esempi che stanno contagiando diversi territori. Grazie all’architetto Laura Galimberti, capo della Struttura di missione per il coordinamento e l’impulso nell’attuazione di interventi di riqualificazione dell’edilizia scolastica istituita presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, siamo andati a fare un viaggio tra le più belle scuole d’Italia.
Da Nord a Sud non mancano. Il nostro percorso parte da Bagnolo Piemonte in provincia di Cuneo dove i bambini della scuola primaria oggi vanno in classi green: oltre ai 2.200 metri quadrati di superficie coperta ci sono sette mila metri quadrati di verde. Non solo: le aule sono dotate di riscaldamento a pannelli radianti a bassa temperatura, da pannelli fotovoltaici e solari termici oltre ad una ventilazione meccanica controllata. E se in Piemonte hanno puntato sull’aspetto ecologico a Curno, in provincia di Bergamo, dallo scorso mese di dicembre, grazie all’esperienza del professor Remo Dorigati, docente al politecnico di Milano, è stata costruita in via 4 Novembre, una scuola “potenziata” che permette l’inserimento di alunni con gravi disabilità con spazi e materiali speciali che consentono loro di fruire, assieme a tutti gli altri studenti della didattica tradizionale. Sempre in Lombardia, a Broni, in provincia di Pavia, la scuola primaria “Paolo Baffi” e quella dell’infanzia “Via De Gasperi”, oltre ad essere luminose e funzionali hanno adibito un ampio ambiente all’attività di psicomotricità.
Spostandosi nel Nord Est, ad Arcole in provincia di Verona, si può visitare una struttura che nulla ha da invidiare a quelle del Nord Europa: a forma di foglia, distribuita tutta su un piano, ha le aule caratterizzate da colori diversi scelti su indicazione dell’insegnante d’arte. Inoltre al centro del nuovo plesso scolastico è stato realizzato un giardino interno con cascata, alberi e fiori.
In Emilia Romagna bisogna andare a Modena per vedere una scuola davvero aperta al territorio: la secondaria di primo grado “Pier Santi Mattarella” terminata nel settembre del 2016 è stata concepita per essere usata anche come spazio per mostre e incontri. Inoltre è dotata di un campetto sportivo polivalente che può essere usato anche in orario extrascolastico. Ma non solo: nella terrazza che sormonta la mensa, è stato creato un orto-giardino pensile curato dagli alunni. Restando in zona, a Camposanto, le medie dopo il terremoto sono state costruite utilizzando il legno. Esempi da seguire si trovano anche in Toscana: alla primaria “Fornacette” a Calcinaia, in provincia di Pisa, la scuola è stata progettata per contenere fortemente i consumi con tanto di vasche di riciclo dell’acqua e nell’ex convento “Sant’Agostino” a Lucca, la cura dell’acustica de liceo musicale è stata affidata ad uno studio di ingegneria sonora tedesco.
Al Sud il nostro viaggio fa tappa a Salerno all’istituto comprensivo “Santa Croce” che colpisce per il suo bel giardino attrezzato e il piccolo teatro esterno. Una scuola all’avanguardia anche per l’illuminazione a led, il controsoffitto assorbente. Scuole capaci di guardare al futuro che sono state realizzate grazie alla sinergia di diversi enti. Ad avere in mano la mappa di come stanno andando le cose è Laura Galimberti che ha risposto alle domande di Startupitalia!.
Quante scuole oggi in Italia si possono definire davvero innovative?
«Intanto è necessaria una premessa: in Italia il patrimonio immobiliare scolastico conta oltre 42 mila edifici costruiti in larga parte prima del 1970, che in questi decenni sono stati oggetto di scarsa manutenzione o dei cosiddetti interventi “tampone”. Possiamo dire senz’altro che dal 2014 abbiamo invertito la tendenza, avviando oltre 7.000 cantieri, di cui quasi 5.000 sono già conclusi. Di questi, quasi il 10% parla di demolizione e ricostruzione di scuole o di nuove edificazioni. Si tratta quindi di scuole che rispettano gli standard sulla sicurezza e – in alcuni casi – di veri e propri esempi di architettura d’avanguardia. Il Miur ha poi lanciato il concorso per la realizzazione di 51 nuove scuole innovative che saranno costruite in ogni regione, da Nord a Sud, grazie ad uno stanziamento complessivo di 350 milioni di euro».
Cosa significa pensare ad una scuola innovativa dove l’architettura sposa le necessità della didattica?
«Vuol dire pensare e realizzare scuole che siano civic center, ovvero spazi aperti al territorio, veri e propri punti di riferimento per il quartiere in cui sorgono. Istituti in cui spazi flessibili possano accogliere esperienze della nuova didattica ma anche momenti di incontro e relazioni tra gli alunni. Vuol dire assistere ad una “ricucitura del tessuto urbano ” – per citare Renzo Piano – quando queste scuole sorgono in periferia. Scuole in cui la biblioteca, i laboratori e la palestra sono in uso anche alla cittadinanza. Vuol dire, infine, realizzare esempi di architettura innovativa, ecosostenibile, a impatto zero sull’ambiente, antisismica, domotica e – perché no – anche molto bella».
Quali sono le difficoltà che ci sono oggi nell’andare a ristrutturare dal punto di vista dell’innovazione edilizia il patrimonio scolastico?
«Sono molteplici, dovute soprattutto al fatto che gli edifici sono stati realizzati con materiali ormai desueti o oggi addirittura illegali: basti pensare all’amianto! A volte conviene procedere alla demolizione e alla nuova costruzione. O alla ristrutturazione totale dell’immobile, come nel caso del nuovo liceo musicale di Lucca, realizzato grazie al cofinanziamento Mutui Bei del governo recuperando un ex convento del 1.300. Un bell’esempio di architettura innovativa che sposa la storia».
Nonostante gli investimenti sulla scuola, continuano a registrarsi dei crolli. Cosa manca? E’ una questione di manutenzione?
«Negli ultimi due anni sono state investite più risorse che negli ultimi 20: oltre 4 miliardi per la messa in sicurezza delle nostre scuole. Poi c’è da dire che la governance dell’edilizia scolastica è di competenza di Regioni e Enti locali: comuni e province. Sono loro a stilare la graduatoria degli interventi in base alla priorità, a loro compete la gestione e la manutenzione degli immobili e – ovviamente – la gestione dei lavori, anche nella fase esecutiva. Come già detto interveniamo su un patrimonio scolastico obsoleto e vetusto e – purtroppo – abbiamo assistito ad incidenti in anche scuole che erano state da poco oggetto di lavori: vi sono delle inchieste in corso, sarà la magistratura a individuare i responsabili».
Quanti anni ci vorranno per vedere in Italia delle scuole che somigliano a quelle Svizzere o a quelle svedesi? O forse è solo un sogno?
«Non dobbiamo per forza andare all’estero per vedere scuole nuove, all’avanguardia, sicure e che rappresentano veri e propri esempi di architettura innovativa: l’Emilia Romagna, dopo il sisma, ha realizzato scuole che sono oggi sulle riviste di settore. Non si tratta di casi isolati: penso alla nuova primaria Pascoli di Paese in provincia di Treviso, alla nuova scuola secondaria di Arcole in provincia di Verona e più a Sud alla nuova scuola primaria di Calcinaia in provincia di Pisa, al nuovo Istituto Comprensivo di Selva Candida a Roma o alla nuova scuola dell’infanzia realizzata ad Aiello del Sabato, in provincia di Avellino. O ancora il Liceo Classico Colosimo a Corigliano Calabro, in provincia di Cosenza. In Sicilia, a Messina, è stato costruito il nuovo artistico “Ernesto Basile”. Tutti esempi concreti della scuola che rinasce più sicura e più bella – anche grazie alla lungimiranza delle Amministrazioni che investono sull’edilizia scolastica».