La simulazione di contesti della vita quotidiana attraverso le tecnologie avanzate potrebbe dare una svolta nell’educazione alla socialità delle persone con autismo. Il MIUR ci crede e apre un bando pubblico del valore di quasi 4 milioni di euro
La Realtà Virtuale e la Realtà Aumentata possono fornire un supporto concreto alle persone autistiche? Alcuni recenti studi scientifici hanno mostrato miglioramenti nelle capacità sociali da parte di alcuni adolescenti con l’autismo dopo l’utilizzo delle tecnologie avanzate ma il numero limitato di persone sulle quali sono stati condotti gli esperimenti ancora non permettono di accertarne la validità scientifica. Il MIUR ci crede e ha lanciato una sfida, aprendo un bando pubblico per la realizzazione di un Progetto e sviluppo di applicazioni innovative di Realtà Virtuale e Aumentata per soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico del valore di 3.876.731,92 euro. Si può partecipare fino al 14 dicembre 2017. Della questione ne parliamo con la psicologa e psicoterapeuta Simona Ravera – psicologa e psicoterapeuta, esperta dei casi di autismo, presidente della cooperativa Nuova Cascina Bianca – e con Marco Sacco, Head of Division Enterprise Engineering and Virtual Application dell’Institute of Industrial Technologies and Automation – National Research Council of Italy e presidente dell’EuroVR (European Association for Virtual Reality and Augmented Reality).
Cos’è l’autismo?
“L’autismo è un disturbo del neurosviluppo, probabilmente con basi genetiche e neurologiche – spiega la dottoressa Simona Ravera – Non è ancora nota quale sia la causa ma sicuramente ci sono più fattori e negli ultimi anni è stato riscontrato un aumento oggettivo dei casi. I bambini con autismo presentano un certo distacco dalle relazioni sociali: non hanno un contatto visivo, non rispondono al nome, non riescono a giocare con gli altri bambini, tanti di loro hanno una compromissione sull’apprendimento del linguaggio. Sono bambini che vengono definiti deficitari delle capacità di intersoggettività, ossia della capacità che ogni essere umano ha di poter riconoscere nell’altro un elemento della relazione. Nei bambini con autismo questo processo di intersoggettività – che si apprende nei primissimi mesi di vita – non si sviluppa. Un’altra caratteristica evidente di queste persone è la presenza di comportamenti stereotipati (definiti stereotipie), insieme alla difficoltà per moltissimi di loro di integrare e gestire gli stimoli che provengono dall’ambiente. All’interno dell’autismo c’è una varietà di espressione sintomatologica e caratteriale importante, con diversi livelli di gravità. Una diagnosi precoce fa la differenza. Purtroppo però l’autismo non può essere diagnosticato alla nascita, perché i primi segni dell’assenza della relazione si vedono intorno ai 12/18 mesi. Un aspetto interessante per la diagnosi precoce è allertare tutti i servizi per la primissima infanzia. Molte formazioni sono fatte per esempio negli asili nido, proprio perché gli educatori sono le persone che più di tutti possono individuare dei fattori di rischio che possono servire per tenere sotto controllo un bambino con delle caratteristiche che potrebbero poi sfociare eventualmente in una diagnosi”.
Realtà Virtuale e Realtà Aumentata come prospettive di educazione
Realtà Virtuale e Aumentata rappresentano la nuova sfida per supportare negli interventi terapeutici le persone con autismo. La simulazione di contesti di vita quotidiana sembra essere efficace per migliorare l’inserimento sociale di queste persone. Lo spiega bene lo stesso MIUR nelle specifiche tecniche del bando: “La realtà virtuale rappresenta esperienze di vita reale in modo sicuro e controllabile, consentendo di ripetere più volte l’intervento. Tale versatilità nella creazione degli ambienti virtuali e l’eliminazione di quei fattori di stress comuni nelle interazioni faccia a faccia suggeriscono che la VR può risultare più efficace nel migliorare la capacità di interazione e le abilità nei rapporti sociali di altre metodologie”. Non ci sono ancora validazioni scientifiche ma negli ambiti di intervento di educazione comportamentale, la tecnologia avanzata può aprire un nuovo scenario, tenendo sempre conto che ogni progetto è calato sull’individuo. “Un’idea interessante sarebbe quella di lavorare sull’opportunità di una rieducazione sensoriale delle persone con autismo attraverso strumenti altamente tecnologici quali Realtà Virtuale e Aumentata – spiega Simona Ravera – Con la Realtà Virtuale ci possono essere avvicinamenti graduali agli stimoli e si può poco a poco riabilitare il senso più compromesso, monitorando le interferenze e i fastidi che provengono dalla percezione globale dell’ambiente. Più riesco a ripetere il contesto che le persone con autismo devono apprendere più c’è la possibilità che questo venga compreso, acquisito e diventi patrimonio poi di questa persona. Questo è quello che cerchiamo di fare con i metodi comportamentali intensivi. Tutte le persone con autismo possono imparare a seconda di quello che hanno come risorse come strumenti”. Simona Ravera lo sa bene perché è lei che sta supportando il progetto di Nico Acampora, papà milanese di un bimbo autistico che ha ideato e che ha il sogno di realizzare PizzAut, una pizzeria gestita da ragazzi autistici. L’obiettivo per realizzare il sogno è di arrivare almeno a 60.000 euro. Finora, grazie al Crowdfunding, ne sono stati raccolti oltre 28.000 euro. E il 21 ottobre la Pro Loco organizzerà una risottata proprio per sostenere PizzAUt.
Realtà Virtuale nelle terapie ma con competenza e consapevolezza
“La Realtà Virtuale, forse ancora di più della Realtà Aumentata, può fornire degli ambienti in cui questi bambini possono trovare una serie di rinforzi per l’apprendimento e per la comunicazione; quindi può diventare un valido strumento – spiega Marco Sacco – Il vantaggio dell’ambiente virtuale è che può essere ‘vissuto’ e quindi ci si può interagire; essendo digitale c’è la possibilità di creare diversi scenari in cui si possono inserire per esempio tutte quelle informazioni che rendono l’ambiente più sereno per una persona che ha dei problemi di autismo; si possono aggiungere tutti quei fattori che migliorano la percezione, la comunicazione e l’apprendimento e togliere invece tutti quelli che possono essere di disturbo. È quindi possibile modellare l’ambiente affinché si adatti alle necessità dell’utente”. La Realtà Virtuale, insomma, può essere d’aiuto nei casi di autismo ma anche in una serie di altre patologie. È chiaro però che gli ambienti virtuali devono essere progettati dagli esperti, anche per non incorrere nel rischio della Virtual Reality sickness, quella sensazione di malessere e di nausea che per esempio può capitare di provare se si soffre l’auto. “I dispositivi sono sempre più performanti e sempre più assecondano quella che è la percezione dell’utente – continua Marco Sacco – ma l’attenzione all’utente e la progettazione degli ambienti non è banale. Non ci si può improvvisare sviluppatori solo perché oggi si può usare lo strumento con facilità”.
Il bando del MIUR
La gara del MIUR è bandita nell’ambito del Programma Operativo Nazionale Ricerca e Competitività 2007-2013 (PON R&C) come contributo del Ministero dell’Università e della Ricerca al Piano di Azione e Coesione 2011 (PAC), che si avvale, per il suo espletamento della collaborazione dell’Agenzia per l’Italia Digitale – Presidenza del Consiglio dei Ministri. L’appalto è finalizzato alla creazione di soluzioni innovative in tema di applicazioni basate sulle specificità delle tecnologie della Realtà Virtuale e della Realtà Aumentata per soggetti autistici. La sfida però consiste anche nello studiare gli effetti che derivano dall’utilizzo di queste tecnologie in un contesto operativo pilota come quello dell’Ambito Territoriale Sociale di Casarano (LE) e dell’Area Vasta Sud Salento (che aggrega 66 comuni della provincia di Lecce). La scelta deriva dalla necessità di questa zona di migliorare le modalità di erogazione degli interventi per le persone con autismo. Infatti, si stima che in provincia di Lecce siano stati rilevati oltre 5.000 casi di autismo. La sfida consiste appunto nella sperimentazione degli approcci tecnologici applicati alla condizione dello spettro autistico. Il termine per la richiesta di chiarimenti è fissato per il 16 novembre 2017 mentre il termine per la presentazione delle offerte è fissato per il 14 dicembre di quest’anno. Un’occasione che permetterà di aprire nuove strade per supportare nel modo più efficace i ragazzi con il disturbo dell’autismo.