Accumulate nei cassetti tablet rotti e vecchi telefonini? Forse anche voi non sapete che una legge consente di smaltirli a costo zero nei negozi di tecnologia
Sette italiani su dieci non conoscono il Decreto ‘Uno contro zero’. È quanto emerso da una ricerca realizzata da Friendz e commissionata da Ecodom, principale consorzio italiano nella gestione dei RAEE. Ma andiamo con ordine. Cosa sono i RAEE? Già qui entriamo in un terreno spinoso, perché sono in pochi a conoscere il significato dell’acronimo che sta ad indicare Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche. Il Decreto offre ai consumatori l’opportunità di smaltirli in maniera sostenibile, senza danni ambientali e soprattutto anche gratuitamente.
Smaltire è un diritto, cosa dice la legge
Una questione poco pubblicizzata e poco comunicata, come è emerso durante il convegno tenutosi al Luiss Hub di Milano. Il 73% degli italiani non sa che può consegnare gratuitamente i piccoli RAEE ai negozi con superficie superiore a 400 mq, senza alcun obbligo d’acquisto. “Questa metratura è un problema, in quanto questa informazione è difficile da reperire per la gente”, ha contestato durante il convegno Elena Guardoni di Altroconsumo. “C’è un leggero miglioramento negli ultimi anni sulla conoscenza della materia. È importante che i commessi (dei negozi) riescano a dare informazioni corrette e chiare. Si dovrebbe pensare a una rinominazione dei RAEE perché il consumatore non sa di cosa si parli. Sarebbe utile, inoltre, una collaborazione istituzioni-catene di distribuzione”. Sono state alcune delle proposte avanzate da Guardoni.
Decreto Raee, cosa dicono i grandi della distribuzione
L’indagine “Mille prove di uno contro zero” si è svolta tra aprile e maggio 2018, ha coinvolto quasi 10.000 utenti (che hanno complessivamente dismesso 1.203 piccoli apparecchi elettrici o elettronici). “Non abbiamo fatto i salti di gioia per il decreto”, ha dichiarato Andrea Scozzoli, a capo di Unieuro. “È un impegno oneroso per noi oltre che un unicum rispetto ad altri settori. Credo che debba esserci un coordinamento che non vada solo a carico della distribuzione specializzata”.
Entusiasta del progetto, invece, Ettore Terribili di Coop Lombardia. Il ritiro dei RAEE è stato sperimentato in due negozi del gruppo, nonostante non fosse obbligatorio, e da allora non è stato più tolto. Positivo al decreto è anche Enrico Vendruscolo di Mediaworld: “Non dobbiamo pensare che il negozio sia solo un luogo dove si acquisti. Il nostro ruolo sta cambiando. Lo chiede il cliente”.
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I cittadini coinvolti nell’indagine hanno appreso del Decreto soprattutto dagli stessi rivenditori di apparecchi elettrici ed elettronici. Solo poco più del 10% degli intervistati ha saputo del Decreto attraverso tv, radio e giornali. E questo è un punto debole. Spesso si conservano i RAEE perché non si sa come smaltirli e non si vuole inquinare.
I benefici per l’ambiente
Nel 2017 Remedia ha raccolto e gestito 25mila tonnellate di rifiuti tecnologici in più rispetto all’anno precedente. Remedia è il sistema collettivo italiano no-profit per la gestione ecosostenibile dei RAEE, pile e accumulatori. Lo scorso anno ci sono stati olte 92mila tonnellate di questi rifiuti raccolti e avviati al trattamento (73mila tonnellate di RAEE).
E i benefici ambientali sono tanti: 306mila tonnellate di CO2 evitate; 1,8 milioni di metri cubi di acqua, 177mila tonnellate di risorse e 899 ettari di terreno risparmiati. Come anche quelli economici: 45,6 milioni di euro di importazioni in meno grazie alle materie prime seconde recuperate. Il valore economico distribuito da parte di Remedia al sistema Raee e Pile è pari a 18,2 milioni di euro, grazie ai contributi versati dai produttori. Infine, vi segnaliamo che sul sito Centro di Coordinamento Raee è possibile cercare il centro di smaltimento più vicino tramite una comoda mappa.