Come parlare ai bambini della shoah? Non è sempre facile trovare le parole giuste. Qui trovate cinque libri che non dovrebbero mancare nelle librerie di tutte le scuole
Parlare di Olocausto a dei bambini e a dei ragazzi non è per nulla semplice. Non esiste un solo modo “corretto” per raccontare quanto è avvenuto né una metodologia ideale. Sicuramente serve definire bene la terminologia, contestualizzare gli eventi storici, non dare risposte semplici e scontate, fornire gli strumenti per avere accesso alle fonti primarie di informazione. L’editoria ci aiuta in questa operazione e ci offre l’opportunità per avere tra le mani libri adatti ad ogni età. Non serve infatti mostrare scheletri e camere a gas per parlare ai bambini di quanto è accaduto agli ebrei e non solo ma è molto più utile raccontare storie che parlano di persone che ci raccontano la loro vita, le loro eroiche scelte, il loro schierarsi dalla parte dei diritti umani.
Ecco cinque libri che non possono mancare nella libreria per parlare di questa tragedia
“La shoah spiegata ai bambini” scritto da Paolo Valentini e Chiara Abastanotti per “BeccoGiallo” racconta della misteriosa scomparsa di Aghi e Spille dalla bottega di Nuvoletta Gentile. Questo è il libro per iniziare a parlare di questi fatti con i più piccoli. Vi potrà sembrare strano ma non c’è una sola volta il nome di un campo di concentramento. E’ la storia di una sarta che nella sua bottega lavora in armonia con Bottoni, Fili di Seta, Aghi, Ditali, Spille e Tessuti fino all’arrivo del nuovo sindaco, il Generale con i Baffi che impone le sue leggi crudeli a tutti gli abitanti del piccolo villaggio.
A volte bastano le immagini. “La città che sussurrò” di Jennifer Elvgren con le illustrazioni di Fabio Santomauro è un altro libro da leggere ai bambini tra i 6 e 10 anni. Edito da “Giuntina” è la storia di come un intero villaggio, guidato da una bambina, ha salvato dai nazisti i suoi ebrei. Un racconto semplice che insegna la solidarietà ma anche un punto di vista diverso perché narra di un Paese che conosciamo poco: la Danimarca dove molti ebrei fuggirono in barca attraverso il canale di Suez.
Ci sono tanti modi per parlare di Anne Frank. Uno di questi è la lettura del suo diario. Un altro è il libro “La porta di Anne” (Mondadori) scritto da Guia Risari che ha voluto raccontarci i sogni di tutti gli occupanti dell’alloggio segreto ad Amsterdam dove la piccola Anne visse con la famiglia fino al giorno dell’arresto.
In questi giorni si è parlato molto di lei perché il presidente della Repubblica l’ha nominata senatrice: Liliana Segre deportata ad Auschwitz a tredici anni. Chi vuol conoscere la sua storia deve avere sui banchi di scuola o nella libreria di casa “Fino a quando la mia stella brillerà” scritto da Liliana e Daniela Palumbo per il “Battello a vapore”. Un libro adatto ai ragazzi tra i dieci e i tredici anni ma anche ai meno giovani che hanno voglia di capire il dramma di una bambina.
Ci son libri che fanno da “guida” per un viaggio. “Il farmacista del ghetto di Cracovia” (Utet) di Pankiewicz Tadeusz è uno di questi. Quando in un quartiere periferico di Cracovia viene creato d’autorità il ghetto ebraico, il 3 marzo 1941, Tadeusz Pankiewicz ne diventa suo malgrado un abitante. Pur senza essere ebreo, infatti, gestisce l’unica farmacia del quartiere: contro ogni previsione e contro ogni logica di sopravvivenza, decide di rimanere e di tenere aperta la sua bottega, resistendo ai diversi tentativi di sgombero, agli ordini perentori di chiusura e trasferimento. Rimarrà anche quando il ghetto verrà diviso in due e in gran parte sfollato, quando diventerà sempre più difficile giustificare la necessità della sua presenza. Oggi quel ghetto lo si può ancora vedere.