I cinquanta studenti che hanno deciso di mettersi in gioco stanno imparando quali sono le tecniche per insegnare ad un cittadino straniero la nostra grammatica e la nostra sintassi. Intervista a Francesca Paludetto
Da alunni a professori. Ad invertire i ruoli è l’opportunità di insegnare la lingua italiana ai migranti. Accade al liceo “XXV Aprile” di Portogruaro dove i ragazzi di terza e quarta superiore degli indirizzi classico, scientifico e scienze applicate da qualche mese stanno aiutando dei giovani arrivati dall’Africa e dall’Asia ad imparare la lingua di Dante Alighieri.
Uno scambio vero e proprio: da una parte degli allievi che hanno il desiderio di apprendere il nuovo idioma per entrare presto in relazione con il “nuovo” mondo dall’altra degli alunni che scoprono punti di vista diversi, che hanno l’occasione di conoscere realtà differenti dalle loro grazie all’incontro con chi arriva da lontano. Non solo.
50 studenti diventano insegnanti
I cinquanta studenti liceali che hanno deciso di mettersi in gioco stanno avendo modo di comprendere quali sono le regole, le tecniche per insegnare ad un cittadino straniero la nostra grammatica e la nostra sintassi. Tutto quello che per noi è scontato avendolo appreso nei primi anni della scuola primaria in realtà non lo è per chi si trova a venti o trent’anni a dover leggere e scrivere in una lingua diversa dalla propria.
Una bella e utile esperienza di alternanza scuola/lavoro che mette in relazione con l’altro, dando la possibilità di acquisire consapevolezza di esperienze e storie personali diverse dalla propria oltre che una possibilità di riflettere sui meccanismi della lingua e del suo apprendimento.
15 corsi di alfabetizzazione per 136 allievi
Lo ha capito bene anche il dirigente scolastico del liceo e lo hanno compreso anche i volontari dell’associazione “Migranti Veneto Orientale” che hanno organizzato il corso: “E’ diventato – hanno spiegato – un incontro con culture diverse che darà qualcosa in termini di integrazione e conoscenza reciproca”. Il progetto prevede attualmente quindici corsi di alfabetizzazione gestiti dalla Onlus ai quali partecipano 136 allievi provenienti da diciassette Paesi diversi. Un’attività che è possibile solo grazie ai ventisei insegnanti che hanno deciso di dedicare il loro tempo a questa causa. Una di loro Francesca Paludetto che insegna al liceo XXV Aprile ma che è anche una attiva sostenitrice dell’associazione. E’ lei l’anima dell’iniziativa promossa tra i ragazzi.
L’intervista
Tutto è partito grazie alla sua generosità.
Sono volontaria dell’associazione “Noi Migranti” della Venezia Orientale e da anni organizzano corsi per richiedenti asilo, migranti, richiedenti protezione internazionale. Tra Portogruaro e i paesi limitrofi ci sono decine di giovani dell’Africa Centro Occidentale, Guinea, Senegal, Costa d’Avorio. A Portogruaro hanno avuto modo di essere distribuiti in diversi corsi. Gli insegnanti in pensione o in servizio sono stati interessati per fare i docenti.
Da lì all’idea di coinvolgere i suoi allievi.
Alla mia scuola sono insegnante di lettere. Abbiamo pensato di proporre ai nostri studenti di fare da collaboratori con i docenti del corso. L’idea mi è venuta perché quest’estate mi ero fatta aiutare da tre studenti che mi hanno dato un grande aiuto. Alcuni di questi africani sono quasi coetanei dei nostri ragazzi ed è bellissimo vederli lavorare insieme.
Quali sono state le difficoltà che avete incontrato?
All’inizio i nostri allievi-prof erano intimoriti di fronte all’idea di insegnare l’italiano ma si tratta di fare dell’alfabetizzazione primaria e sono perfettamente in grado.
Vi è stata una risposta entusiasta.
Sì, in molti hanno aderito a questa iniziativa: quaranta, cinquanta ragazzi hanno dato la loro disponibilità. Abbiamo anche organizzato un piccolo corso di formazione per far capire loro gli obiettivi e le finalità dell’associazione
E la risposta dei migranti?
I corsisti sono felici di incontrare dei giovani ad insegnare loro l’italiano. L’obiettivo è culturale ma anche umano, di crescita civile. I “nostri” ragazzi spesso leggono sui quotidiani notizie di questi profughi e sono portati a pensare che i corsi siano una forma di sfruttamento. Poi scoprono che hanno a che fare con dei ragazzi con uno spessore umano. Si è creata una forma di comunicazione tra giovani
Quali saranno gli sviluppi futuri di questa iniziativa?
Un’altra collega ha aderito a questo progetto. Abbiamo idea di fare qualcosa anche con le classi prime. Uno studente dopo aver passato tutta l’estate con me ha voluto venire a spiegare ai compagni la propria esperienza. E’ stata una testimonianza straordinaria, molto utile con gli altri ragazzi
Il messaggio che avete dato è forte, è d’impatto in un momento critico come questo in Italia
Forse non siamo l’unico esempio ma potrebbero imitare questa nostra iniziativa nell’alternanza scuola-lavoro. E’ sicuramente un modo per dare un senso anche a questa esperienza che è stata spesso criticata. Si può trarre un grande insegnamento da un lavoro fatto in questo modo