Una web community di viaggiatori giovani e curiosi, che possono scambiarsi consigli da veri “insider”, vivendo le destinazioni come un abitante del posto e privilegiando le attività turistiche locali
Quanto tempo si perde a orientarsi tra i consigli del web quando si organizza un viaggio? Non è più semplice chiedere a un amico che in quel luogo ci è già stato o magari ci vive pure, un po’ alla vecchia maniera? Queste le domande che si sono fatti i sei giovani fondatori della startup milanese “Citynsider”, community che vuole unire viaggiatori giovani e curiosi. Un ritorno, in versione digitale, all’antica ma sempre affidabile abitudine di appoggiarsi a chi le città le conosce davvero: grazie al web si possono trovare “insider” in tutto il mondo, pronti a consigliare i luoghi giusti frequentati dalle persone del posto, per vivere le destinazioni proprio come uno di loro.
Il progetto nato dall’idea di 6 amici
Sei amici di vecchia data, tutti classe 1991, accomunati dalla passione per i viaggi e lo spirito imprenditoriale. Sei professionisti con competenze diverse, che quattro anni fa hanno iniziato a pensare questa avventura. Il sito è ufficialmente online dal dicembre 2016 e da quel momento due dei co-fondatori hanno deciso di dedicarsi a tempo pieno al progetto: Emanuele Baroldi, con studi di management e finanza alle spalle, e Alan Seralvo, che si occupa di programmazione e software development. Completano il team Niccolò Bogianchino, consulente, Marta Perovani, concentrata sul marketing, e gli ingegneri Giacomo Colombo e Tommaso Jarach: “Con la loro formazione ci aiutano a definire e rispettare la road map, apportando la necessaria razionalità accanto alla creatività”, spiega Alan Seralvo. Hanno tutti studiato in alcune delle più prestigiose università europee – ESCP Europe, Bocconi, Cambridge, Kings College, Politecnico di Milano e LSE – e hanno vissuto nelle principali capitali europee, sviluppando un vasto network internazionale, utilissimo per lanciare Citynsider.
Al momento le città che si possono trovare sul sito sono Barcellona, Berlino, Dublino, Lisbona, Londra, Madrid, Milano, Palermo, Parigi, Roma, Torino e Venezia, ma a breve arriveranno anche Tel Aviv, Copenaghen, New York, Sidney e Shangai.
Come funziona il sito?
“Dopo aver fatto il login attraverso Facebook o Google, sul web o tramite app (disponibile da pochi giorni sia per iOS che per Android), viene chiesto di scegliere tra sei diversi stili di viaggio e viene creato un profilo”, spiega Alan Seralvo. Gli utenti possono ora ricercare informazioni sulle località in base alle proprie esigenze, ricevendo in risposta le migliori 4 opzioni, per rendere la scelta più semplice. “La forza di Citynsider sta nell’algoritmo di profilazione degli iscritti: monitorandone la navigazione, tramite l’associazione di tag a persone e locali, sarà in grado affinare sempre di più le conoscenze su gusti e abitudini, senza che siano le persone stesse a dover fornire informazioni”.
L’idea di base è quella di avere “un migliore amico in tutto il mondo, che ti conosce e non ha bisogno di farti troppe domande per darti dei consigli. Questo meccanismo è anche alla base del prossimo step di sviluppo del progetto: la versione premium, ovvero a pagamento. Chi aderirà non riceverà solo suggerimenti sui singoli locali, ma potrà avere itinerari di viaggio completi, con tutte le idee per vivere al meglio la propria destinazione. A elaborarli saranno gli “insider” registrati sul sito, in genere persone che vivono sul posto, che riceveranno in cambio parte dell’incasso. “Con questo servizio ci vogliamo differenziare dai grandi player del settore, che hanno un’offerta molto ricca ma per questo disorientante, e dai numerosi blog, che non hanno la possibilità di personalizzazione del programma, offerta invece da Citynsider grazie all’algoritmo”.
Non solo business, ma anche sostenibilità. “Per noi è molto importante anche l’impatto sociale della nostra attività: puntiamo a creare possibilità di lavoro e a sviluppare le attività turistiche locali per valorizzare l’economia del territorio”.
Che cosa aspettarsi dal futuro
“Per ora ci stiamo concentrando sul target dei millennial, dai 20 ai 35 anni, ma vorremmo allargarci a tutte le fasce d’età realizzando un sito dinamico, che mostrerà ad ogni utente l’offerta in linea con le proprie esigenze. Inoltre, per quanto riguarda la parte premium, puntiamo a sviluppare partnership con siti terzi, dalle agenzie alle compagnie aeree, che potranno offrire il servizio al termine della prenotazione di un volo o di un alloggio, per esempio”.
A questo proposito il team di Citynsider è reduce dalla seconda edizione del Booster Lab di Booking.com a Tel Aviv, una tre giorni che ha visto varie startup, che operano tutte nel campo del turismo sostenibile, impegnate in worskhop e sessioni di mentoring per avere strumenti e conoscenze indispensabili per poter crescere. “Il nostro mentor, Pablo, un giovane venezuelano dipendente di Booking, ci seguirà regolarmente nei prossimi sei mesi aiutandoci anche nella ricerca di eventuali collaborazioni”.
Una possibilità importante per una startup in crescita, che ha iniziato con un crowdfunding su Indiegogo, raccogliendo 10mila euro, per poi passare alla ricerca di investitori (quattro, tre privati e un fondo) e partecipare al programma di accelerazione Impact Hub Milano, uno dei principali incubatori dell’ecosistema italiano. “Abbiamo vinto 50.000 euro di finanziamenti, parte cash e parte in servizi, ma soprattutto abbiamo avuto la possibilità di vivere in un ambiente creativo in cui sviluppare preziose relazioni professionali, come quella con i due mentor che ci sono stati affiancati, Giovanni Longhi e Gregor Maric, che ci hanno dedicato molto tempo e sono stati un prezioso aiuto”, spiega Emanuele Baroldi. “Lo sguardo è ora rivolto al nuovo round di finanziamenti da 250mila euro, mentre la valutazione della società, che la scorsa estate era di 710 mila euro, punta a raggiungere una stima di 1,2 milioni di euro”.
Una storia di successo, insomma, nonostante i numerosi ostacoli che una startup incontra in Italia: “Solo per la costituzione della società ci sono voluti 2.600 euro e due mesi di tempo, in Inghilterra avremmo fatto la stessa cosa nel giro di poche ore, spendendo 100 sterline. Anche per questo l’obiettivo è ora l’estero: stiamo valutando di lanciare un equity crowdfunding su una piattaforma internazionale”, conclude Alan Seralvo.