Spazio condiviso da multinazionali e nuove imprese. Che così possono guardarsi, conoscersi: e magari iniziare a lavorare assieme – FOTOGALLERY
VivaTech, così la chiamano i francesi accorciando il più internazionale Viva Technology, sta crescendo: si allarga, aumenta di superficie e di volume, e guadagna un crescente consenso di pubblico. Non siamo ancora al livello di realtà affermate come il Mobile World Congress o IFA: ma il sostegno del Governo francese, presente con il Presidente della Repubblica Emmanuel Macron e molti altri ministri, dimostra quanto la nazione intera punti su questo rinnovato spirito imprenditoriale per rilanciare la propria economia. I segnali, come detto, sono tutti positivi: ma cosa è possibile trovare nell’Expo di Versailles, nella zona sud di Parigi?
Tante startup, tante big-corp
C’è un dettaglio interessante che ci svelano a margine di qualche chiacchierata tra gli stand di VivaTech: quando una grande azienda decide di acquistare uno spazio per sé, per essere presente in fiera, viene chiesto di dividere a metà quei metri quadri con le startup. “50 e 50”, esattamente a metà: così che non accada quanto si vede in altre fiere, in cui le imprese emergenti finiscono ghettizzate in padiglioni separati. A VivaTech si cammina tra lo stand di AWS e quello di decine di startup che lavorano sulla robotica, e c’è un focus molto significativo sull’eccellenze francesi: tutte le più grandi multinazionali di Parigi sono presenti, con una particolare attenzione anche per ciò che fino a oggi era considerato poco digitale o comunque lontano dall’innovazione.
Ci sono grandi gruppi del lusso, della moda, del benessere e della cosmesi presenti: fanno parte delle più grandi realtà francesi, e tutti hanno capito che il futuro è digitale, sia per quanto attiene la gestione del processo produttivo, sia per tutta la catena del valore che va dalla fabbrica al punto vendita (fisico o virtuale: nessuno sembra più fare distinzione). E questa presa di coscienza fa sì che per esempio Lubomira Rochet, CDO L’Oréal, dica chiaro e tondo nel corso di una tavola rotonda su uno dei palchi della Hall 1 che la sua azienda sta investendo sempre di più sui servizi e non solo sul prodotto. Per far questo L’Oréal ha anche aperto un programma di mentoring e incubazione di startup a Station F, e acquisito una startup hi-tech canadese dedicata alla realtà aumentata (ModiFace) per adattare la propria offerta ai gusti e alle abitudini di vecchi e nuovi clienti.
Ma di esempi come questi ce ne sono moltissimi in giro per i due padiglioni della fiera, passando dall’energia al trasporto, manifattura e ancora lusso: il digitale è un boost enorme per il successo dei grandi nomi, che grazie ai moderni servizi di analytic e AI possono accelerare l’analisi dei dati e imparare ad adattarsi al meglio ai trend. Per farlo spesso fanno leva anche su una componente open innovation legata alle startup: oppure le stesse startup possono diventare partner delle grandi per integrare i propri prodotti e servizi nella più grande catena del colosso, capace già di raggiungere milioni di consumatori e magari consentire alla startup di scalare il business come sarebbe pressoché impossibile solo con le proprie gambe.
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C’è un po’ di Italia al VivaTech
Un intero angolo della fiera, proprio vicino al palco dedicato ai CEO che parlano al pubblico durante l’evento, è riservata alle startup italiane del Sud Italia: è una buona notizia che, finalmente, in appuntamenti come questi si veda la ricchezza del nostro patrimonio di nuove imprese. Soprattutto in contesti nei quali è palese l’impegno di nazioni come la Francia, il Regno Unito, la Spagna e molte altre ancora, che sostengono in modo diretto la presenza dei propri campioni: non abbiamo una struttura come Station F o un team come quello di Business France, ma stiamo migliorando e questo segnale è senz’altro positivo.
Non è (ancora) abbastanza: però anche i nostri numeri sono positivi, lo scorso anno abbiamo fatto il record di sempre per raccolta delle startup e quest’anno è iniziato altrettanto bene. Ci sono misure specifiche per le startup nella legge di bilancio, c’è il nuovo Fondo Nazionale Innovazione varato dal Governo. Senz’altro c’è da imparare molto dal modello francese, ce lo diceva Pascal Cagni appena una settimana fa, senz’altro VivaTech (che ormai è al quarto anno, e dove va detto tutti parlano esclusivamente inglese) è un altro tassello di un puzzle da comporre per dare vita a una startup nation.