Cagni parla di non più di tre o quattro idee necessarie a costruire le condizioni giuste per la crescita dell’ecosistema: “Il Governo francese ha incoraggiato l’imprenditorialità, anche con misure come il tax-credit per la ricerca e il sostegno ad incubatori e acceleratori” racconta, descrivendo una sorta di fase 1 di un piano che ha interessato l’intero tessuto produttivo. E che è proseguito anche identificando alcune figure di riferimento, dei veri e propri “role model” come li chiama lui, dei modelli a cui ispirarsi che potessero costituire un esempio per i giovani e un benchmark per i potenziali investitori. Senza contare l’investimento fatto per far crescere Viva Technology, l’equivalente francese di CES e IFA, su cui sempre di più si punta per farne un appuntamento di sapore squisitamente europeo ma di importanza mondiale (“e che è solo un caso che si tenga a Parigi” chiosa Cagni).
Il fascino dell’imprenditore
“Abbiamo cercato di spiegare alle nuove generazioni, così come a chi ha i capitali utili per finanziare le nuove iniziative, che decidere di fondare una nuova azienda è un obiettivo importante: abbiamo cercato di far comprendere che chi rischia, come fa l’imprenditore, è un po’ un eroe dei tempi moderni”. Laddove i capitali privati non bastavano, poi, lo Stato è intervenuto per cercare di rafforzare gli investimenti: è un po’ quello che è stato immaginato in Italia con il Fondo Nazionale Innovazione, e se ha funzionato oltre le Alpi potrebbe risultare efficace anche da noi.
Infine, richiamando la propria vocazione al libertarianismo, Cagni ribadisce quale debba essere il fine ultimo dell’impegno governativo: “Per creare un ecosistema, non è il governo centrale che lavora per creare il sistema stesso: è agli imprenditori che bisogna lasciare spazio per creare il proprio ecosistema, è seguendo questo principio che opera e agisce La French Tech“. Ovvero creando le condizioni per gli imprenditori e gli investitori francesi per operare al meglio all’interno delle città e delle nazioni in cui è presente un hub (anche Milano è della partita): in un certo senso fornendo l’infrastruttura, senza scrivere regole su come questa sarà impiegata e lasciando spazio alla libera iniziativa.
Italia: paese di santi, navigatori e startup?
Quel che ha fatto la Francia, in definitiva, è stato costruire un circolo virtuoso che continua a rilanciarsi e che quest’anno potrebbe far toccare al mercato transalpino delle startup una raccolta di 5 miliardi di euro. Cifre che, ci tiene a precisare Cagni, sono magari ancora lontane da quelle degli Stati Uniti o per esempio del più prossimo Regno Unito: ma è pur sempre diverso il contesto, e in ogni caso tra unicorni ed exit – quindi con la presenza robusta delle aziende all’interno di questo mercato – parliamo di un ecosistema in buona salute.
E l’Italia? Fatti salvi i concetti che abbiamo raccontato poco sopra, la raccomandazione del presidente di Business France è una soltanto: “Se non ti senti sicuro, torna ai fondamentali”. Dunque ci sono comparti industriali dove l’Italia è già forte: basti pensare all’aerospazio, ai cantieri navali, anche alle armi, ma senza dimenticare ovviamente la manifattura di precisione che ci vede leader mondiali. E ancora il turismo e l’agroalimentare: il marchio made in Italy significa molto a livello mondiale. E se in Francia ci sono quasi 400 startup che si occupano di foodtech, agtech contro le poco più di 60 italiane – sono questi i numeri che lo stesso Cagni ha citato sul palco – questo è uno di quei gap da colmare al più presto.
Dunque? Dunque bisogna puntare sulla tecnologia e l’innovazione per accorciare la filiera, migliorare la qualità, rivoluzionare la catena del valore. Puntando a creare un circolo virtuoso analogo a quello francese, ma declinato per la realtà e le qualità del Belpaese e i cui risultati potrebbero essere sorprendenti: per esempio facendo leva sull’enorme mole di risparmi che stanno fermi nei forzieri di Cdp, una condizione unica e tipicamente italiana, e fargli produrre valore nell’economia reale. “Tra 5 anni vi guarderete indietro e vedrete i progressi che avrete fatto” profetizza Cagni: che da imprenditore, oltre che da addetto ai lavori, vede nell’Italia una terra di opportunità su cui puntare.