Si va consolidando l’ipotesi che ci si possa muovere tra Comuni ma non tra Regioni. Dal 15 maggio i primi ad aprire potrebbero essere i negozi al dettaglio, poi bar e ristoranti
La Fase 2, fissata per il 4 maggio, non sarà un liberi tutti. Nel caso non lo si fosse ancora capito, il Governo in serata, al termine di una giornata di riunioni tra task force, Regioni, enti locali e parti sociali, lo ha ribadito rilasciando alla stampa una nota che ha nella frase: “Il piano prevede un allentamento delle misure restrittive, ma non uno stravolgimento” il suo passaggio più significativo. Perché significa che, nonostante il cambio di nome, dal 4 maggio in poi occorrerà se possibile rispettare la consegna di restare quanto più possibile nelle proprie abitazioni.
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Fase 2, cosa dice il Governo
Il piano per la Fase 2, si legge nella nota della presidenza del Consiglio dei ministri, “prevede una ripartenza sempre all’insegna della massima cautela, nella consapevolezza che si dovrà sempre tenere sotto controllo la curva epidemiologica e non farsi trovare impreparati in caso di una possibile risalita. Il piano prevede un allentamento delle misure restrittive, ma non uno stravolgimento”. “Sarà fondamentale, in questa fase – continua la nota – rafforzare il protocollo di sicurezza sui luoghi di lavoro già approvato nel marzo scorso e completare queste prescrizioni anche con riferimento alle attività del trasporto e della logistica”.
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Rimarrà il divieto degli spostamenti tra Regioni?
Durante l’incontro cui hanno partecipato anche i rappresentanti delle parti sociali, sarebbe emersa la possibilità di permettere solo gli spostamenti al di fuori dal proprio Comune e all’interno delle singole Regioni, lasciando però in vigore i limiti alla mobilità intra-regionale. È l’ipotesi, a quanto si apprende da diverse fonti, data al momento per prevalente.
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Bocciato lo scaglionamento anagrafico
Sebbene i dati indichino che il Coronavirus aumenta la propria mortalità con l’aumentare dell’età della vittima, l’ipotesi dello scaglionamento anagrafico supportata anche – pare – da Vittorio Colao, a capo della task force della Fase 2, che chiedeva di esonerare i lavoratori 60enni che non possono fare smart working, sarebbe stata rigettata dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte.
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Fase 2 prima riapertura negozi, poi bar e ristoranti
Quanto alle attività che potranno alzare nuovamente la serranda dopo il lock down, ci sarebbe l’idea di autorizzare dalla metà di maggio prima l’apertura dei negozi al dettaglio, poi di bar e ristoranti. L’ipotesi è che il 4 maggio queste attività restino ancora ferme ma con la possibilità di eccezioni, come consentire la vendita da asporto per la ristorazione, che si aggiungerebbe alle consegne a domicilio, già permesse. Non sarebbero ancora definite date, ma un’ipotesi sarebbe far riaprire i negozi dall’11 maggio, la ristorazione dal 18.
Possibilità di ripristinare le zone rosse
La libertà, ancorché soggetta a vincoli e restrizioni, sarà comunque legata a un fattore: il rischio che gli ospedali tornino a collassare. Per questo, laddove si ripresentino picchi nella pandemia di Coronavirus o il numero di positivi si alzi eccessivamente anche solo in proporzione ai posti letto liberi nelle terapie intensive di un determinato Comune, il Governo potrà intervenire per ripristinare zone rosse e quarantena. Dato che il Covid-19 si manifesta con 14 giorni di ritardo, il solo strumento utile per agire con tempestività sembra, al momento, l’app Immuni che però riuscirà a restituire istantanee fedeli solo se sarà scaricata almeno tra il 60 e il 70% della popolazione, per questo le varie task force starebbero studiando sistemi per renderne appetibile da parte della cittadinanza non solo il download ma anche l’uso successivo, avendo comunicato che non potrà essere un obbligo installarla.
Franceschini: no date per cinema e spiagge
«Le date di riapertura dei concerti, dei teatri, del cinema mi piacerebbe poterle dire ma stiamo discutendo con il comitato tecnico-scientifico delle misure che consentano le riaperture dalla data in cui saranno possibili. Oggi non siamo in condizione di dirlo. Dipende dall’andamento epidemiologico. Lo stesso vale per la stagione estiva, per gli stabilimenti balneari». Lo ha sottolineato il ministro per i beni e le attività culturali e il turismo, Dario Franceschini nella replica alla seduta della Commissione Cultura della Camera della scorsa settimana.
«Per mostre e musei penso, ma devo confrontarmi su questo, possano riaprire prima se sono in grado di garantire tutte le misure di sicurezza, mascherine, distanziamento, evitare le file» ha spiegato il ministro. «Nessuno pensa che l’offerta online si debba sostituire all’offerta dal vivo. In questa fase potrebbe essere una risorsa necessaria perché i teatri possano svolgere i loro spettacoli, offrirli online fino alla riapertura. E dopo se funzionerà potrebbe integrarla ma mai sostituirla. Lo spettacolo si chiama dal vivo, non a caso» ha detto Franceschini.