Il ministro delle Finanze austriaco, Gernot Bluemel: «Dobbiamo sapere come e da chi verrà rimborsato il debito fatto con sovvenzioni»
Non è in fondo un male che gli Stati generali dell’economia annunciati forse con troppo entusiasmo per lunedì (ieri) dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte e già posticipati a venerdì, siano slittati. Perché se è vero che il governo italiano deve ancora decidere come spenderà i soldi che arriveranno dall’Europa, è altrettanto vero che dalle parti di Bruxelles il Recovery Fund è ancora in alto mare e molto lontano dall’essere finalizzato. E la riunione di oggi, l’Ecofin, è stata usata dai Paesi frugali che avversano maggiormente il piano di ricostruzione per ribadire il proprio “no” al Next Generation Eu.
Gernot Bluemel
L’Austria: «Recovery Fund inaccettabile»
«Il pacchetto complessivo per noi non è accettabile né in termini di volumi, né in termini di contenuto»: così, senza giri di parole, il ministro delle Finanze austriaco, Gernot Bluemel, parlando del Recovery Fund proposto dalla Commissione europea di Ursula von der Leyen, a margine dell’Ecofin.
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«Oggi – ha aggiunto l’esponente del governo di Sebastian Kurz – dobbiamo sapere come e da chi verrà rimborsato il debito» previsto con «le sovvenzioni». Insomma, l’Austria sottolinea ancora una volta che non intende partecipare al pagamento mutualistico per la parte dei fondi data ai Paesi in difficoltà con le modalità del fondo perduto. Il ministro Bluemel ha ribadito di ritenere la scelta, fatta da Bruxelles, di concedere principalmente aiuti «una valutazione sicuramente sbagliata».
Mark Rutte
Olanda: non ci sono motivi perché non siano prestiti
Va all’attacco del piano proposto da Ursula von der Leyen anche l’Olanda. La Commissione «sostiene che la crisi Covid-19 è più impegnativa per i Paesi con debito e deficit alti», ma la stessa Commissione questo mese ha concluso che tutti i debiti della zona euro sono sostenibili nel medio termine, quindi «guardando a questi fattori non c’è una chiara motivazione per i sussidi al posto dei prestiti nella Recovery and Resilience Facility (RRF)», scrive il governo di Mark Rutte nel documento presentato oggi al proprio Parlamento.
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L’Aia detta le riforme da fare per avere i soldi
Ma l’Olanda si spinge oltre e pretende persino di dettare ai Paesi che accederanno al fondo le riforme da fare. «L’uso delle risorse comunitarie – si legge – deve essere condizionato all’effettiva attuazione delle riforme strutturali». Quali riforme? Lo scrive lo stesso Rutte: «dovrà essere data maggiore attenzione al modo in cui gli Stati membri attuano le necessarie riforme per rafforzare i fondamentali economici, per esempio riducendo il debito, riformando le pensioni e migliorando la capacità amministrativa».